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giovedì 21 febbraio 2013

Google Glass, gli occhiali 2.0 che Google sta sperimentando, permettono di fare ricerche sul web e di acquisire foto e video.




Google apre i preordini dei suoi occhiali 
La Stampa 
I Google Glass permetteranno agli utenti di fare ricerche sul web e di acquisire foto e video con i comandi vocali ma anche di ricevere ed eseguire le istruzioni mostrate sullo schermo. Big G, che già aveva aperto i preordini alla conferenza degli ...

Google Glass, una giornata con gli occhiali 2.0
La Repubblica 
Gli occhiali duepuntozero di Google, i Google Glass, saranno uno dei primi prodotti di tecnologia indossabile ad arrivare sul mercato. Basati su Android, possono registrare, geotaggare, fotografare, visualizzare informazioni da web e social network, e ...



L'esperienza d'uso di Google Glass mostrata in un video in prima ...
iSpazio
google glass. È già da più di un anno che si parla di Google Glass, un prototipo di occhiali virtuali che ci consentirà di svolgere tutte le funzioni che oggi perfezioniamo con i nostri smartphone tradizionali. Se il concetto è semplice, appare meno ...


Google Glass, a che punto sono
Il Post
Mercoledì 20 febbraio Google ha pubblicato un nuovo video per mostrare alcuni dei progressi raggiunti con Google Glass, il suo progetto per realizzare un paio di occhiali che mostrano sulle loro lenti informazioni come indicazioni stradali, aggiornamenti dai social network e che possono essere utilizzati per realizzare fotografie e ... Secondo New York Times e Wall Street Journal la società è al lavoro per fare un orologio che dialoghi con gli iPhone e tenga traccia delle proprie attività ...



Scoperto un altro trucco delle piante carnivore per attrarre gli insetti: la fluorescenza.






Un team di ricercatori indiani del Jawaharlal Nehru tropical botanic garden and research institute di Thiruvananthapuram, nel Kerala, ha pubblicato su Plant Biology l'affascinante ricerca "Fluorescent prey traps in carnivorous plants" nella quale si evidenzia che «Le piante carnivore acquisiscono la maggior parte delle loro sostanze nutritive catturando formiche, insetti e altri artropodi attraverso le loro foglie evolutesi in trappole biologiche. Finora, gli attrattori più noti delle prede nelle trappole preda carnivore erano il nettare, il colore e stimoli olfattivi», ma i ricercatori hanno esaminato le prede intrappolate in 14 specie/ibridi di Nepenthes 5 Sarracenia, 5 Drosera, 2 di Pinguicula ed anche nella Dionaea muscipula e nell'Utricularia stellaris, sottoponendo le piante carnivore a scansione UV 366 nm ed hanno scoperto che i perestomi di alcune di loro presentavano una fluorescenza: «Abbiamo trovato l'esistenza di distinte emissioni di fluorescenza blu presso i punti di cattura delle prede in Nepenthes, Sarracenia e Dionaea». Queste emissioni blu che attraggono le prede aumentano con l'arrivo della preda nella trappola e diminuiscono mentre sta morendo.

Quindi, alcune piante carnivore agiscono come "lampade fluorescenti" blu per attrarre le prede e questa seducente fluorescenza bluastra rivela un nuovo meccanismo di cattura delle prede in alcune specie., Uno dei ricercatori indiani, Sabulal Baby, ha spiegato a Bbc Nature che «Queste distinte emissioni azzurre erano finora sconosciute nelle trappole delle piante carnivore. Per quanto a nostra conoscenza, questo è il primo studio che notifica tali emissioni fluorescenti forti e distinte nel regno vegetale».

Il team ha trovato le emissioni blu nel bordo delle piante carnivore a brocca Nepenthes e Sarracenia e anche sui lati interni nella Dionaea muscipul. La maggior parte degli insetti e degli altri artropodi è in grado di percepire le regioni UV dello spettro elettromagnetico e gli anelli blu fluorescenti dei peristomi delle può renderle molto attraenti ai loro occhi, inoltre queste emissioni fluorescenti sarebbe anche percepibili in condizioni di scarsa luminosità e quindi attrarre anche prede notturne. Anche diversi piccoli mammiferi come topi, pipistrelli e toporagni non sarebbero insensibili alla fluorescenza.

Leggi quì l'articolo completo






martedì 12 febbraio 2013

Frutta e verdure alleati preziosi dei nostri reni




Spesso le malattie renali sono causate da una eccessiva produzione di acido, scatenate, a loro volte, da una alimentazione squilibrata e basata sulla introduzione di troppe proteine di origine animale e da cereali.

Partendo da questo presupposto alcuni scienziati del Texas A&M College of Medicine sono arrivati a una conclusione: frutta e verdure possono dimostrarsi un’importante barriera contro le malattie di nefrologica. La ricerca, pubblicata sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology, evidenzia che: aggiungere frutta e verdura alla propria alimentazione potrebbe proteggere i reni dalle malattie croniche caratterizzate da eccessiva produzione di acido.

Gli scienziati americani sono arrivati a questa conclusione dopo avere analizzato settantuno pazienti, tutti affetti da malattie croniche renali. Per un periodo lungo un anno a una parte del campione è stati somministrati un farmaco alcalino, mentre all’altro è stato concesso di mangiare frutta e verdura a volontà, questo si è dimostrano un toccasana verso quelle diete sbilanciate a maggioranza di carni e prodotti di origine cerealicola, che spesso possono anche causare acidosi metaboliche.



Dopo un capillare controllo del rispetto delle prescrizioni e delle cartelle cliniche dei partecipanti al trial, gli scienziati sono arrivati alla conclusione al termine del periodo di osservazione che le funzione renali fra i due gruppi erano simili e le misure urinarie relative al danno renale erano basse in entrambi i gruppi. Inoltre, "la misura del Ptco2 (plasma total carbon dioxide)" era più alta nei pazienti che avevano ricevuto il bicarbonato, rispetto a quelli che avevano ricevuto frutta e verdura. Gli scienziati ritengono dunque che aggiungere frutta e verdura possa fornire una valida alternativa terapeutica ai farmaci a base di bicarbonato per trattare le acidosi metaboliche e proteggere i reni.




venerdì 8 febbraio 2013

Consumare frutta e verdura ci consente di migliorare la salute e anche il nostro umore




Frutta e verdura è risaputo contengono preziose sostanze capaci di offrire numerosi benefici alla nostra salute e per prevenire parecchie malattie, anche tumori.

Uno studio neozelandese ha scoperto che mangiare frutta e verdure può influenzare positivamente anche l'umore. I ricercatori dell’Università di Otago hanno arruolato 281 giovani di vent’anni ai quali è stato chiesto di annotare tutto ciò che mangiavano durante la giornata e di dare un giudizio sui loro stati d’animo quotidiani per tre settimane.

Come spiegato dalla ricercatrice che ha coordinato lo studio, Bonnie White, è emerso che nei giorni in cui i ragazzi riferivano di aver mangiato maggiori quantità di frutta e verdura gli aggettivi utilizzati per definire i propri stati d’animo erano, in media, maggiormente positivi. In questi giorni, i giovani riportavano di sentirsi più ottimisti e più carichi di energia positiva.

Incrociando i dati raccolti, gli studiosi sono anche stati in grado di classificare i frutti e gli ortaggi in base alla loro capacità di influenzare lo stato d’animo: ad esempio le mele e i kiwi sembrano fornire una significativa dose di energia mentre carote e zucchine avrebbero un effetto rilassante. A conferma della capacità degli ortaggi di agire sull’umore e sul benessere psicologico arriva anche un’altra ricerca, pubblicata su Psychosomatic Medicine, che ha analizzato circa mille persone tra i 25 e i 74 anni.

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E a quanti credono che raggiungere le canoniche 5 porzioni di frutta e verdura al giorno sia alquanto difficile, i ricercatori rispondono che in realtà si possono assumere anche fino a 9 porzioni se si considerano le verdure che possono essere utilizzate per la preparazione di sughi per condire la pasta o per accompagnare la carne e il pesce.

Leggi su PagineMediche.it l'articolo intero



sabato 12 gennaio 2013

Gruppo di Scienziati slovacchi scoprono la chiave per identificare la celiachia






Un team di scienziati guidati da Martin Hajduch dell’Accademia slovacca delle scienze (SAV) ha sviluppato con successo un metodo accurato ed efficace di diagnosi di malattia celiaca. Questa scoperta consente di determinare con precisione la quantità di tracce di proteine del grano che causano la malattia celiaca, come pure varie altre allergie.  «Il metodo si basa su una tecnologia all’avanguardia con l’utilizzo della proteomica quantitativa MSE», ha detto il team leader Martin Hajduch, scienziato dell’Istituto di Genetica Vegetale e Biotecnologie della SAV.



I metodi attuali studiano soprattutto la risposta immunitaria, e a volte non riescono a indicare tutte le sostanze che causano i problemi. Con la nuova procedura introdotta in Slovacchia, invece, attraverso la spettrometria di massa si possono analizzare centinaia di proteine, ed è possibile studiare più approfonditamente questa malattia, verificando in modo più accurato i prodotti alimentari per i celiaci per evitare l’utilizzo di proteine che possono provocare problemi, sottolinea Hajduch, rimarcando che si tratta ancora di una ricerca di base, necessaria tuttavia per poter in seguito procedere alla ricerca applicata. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Proteomics, periodico scientifico ufficiale dell’Associazione europea di proteomica.

Il sostegno finanziario per la ricerca è stato fornito dalla statunitense Syngenta Biotechnology, aziende leader.....
Leggi l'articolo completo




venerdì 23 novembre 2012

Impollinazione: anche i fiori adottano le loro strategie






In genere si pensa che i fiori utilizzano strategie come colore, odore o posizionamento per agevolare la fase di impolinazione, invece uno studio recente dimostra l'esatto contrario poichè il fiore tenta di rendersi impenetrabile.

Le strategie dei fiori per attirare gli impollinatori sono meno semplici e intuitive di quanto si pensi. A constatarlo è uno studio dell'Università della California coordinato da Nir Sapir e Robert Dudley e pubblicato sulla rivista della British Ecological Society, Functional Ecology.

La ricerca ha analizzato il colore, la posizione e le caratteristiche dei fiori generalmente impollinati dai colibrì che sono rossi, a forma tubulare e privi di qualsiasi odore. L'ipotesi era che le caratteristiche dei fiori fossero finalizzate a facilitare il compito agli uccelli. Ma i risultati hanno svelato che si tratta dell'esatto contrario.

Il team di ricercatori ha lavorato con i colibrì di Anna (Calypte anna) registrando le loro reazioni ad una serie di fiori artificiali creati con differenze di posizione, inclinazione, colore e altre caratteristiche. I ricercatori hanno registrato le reazioni degli uccelli attraverso video ad alta definizione. Le immagini hanno rivelato che i colibrì sono attratti principalmente da fiori posti in una posizione verticale complessa da sfruttare senza un notevole dispendio energetico.

La scoperta ha dimostrato che i fiori in natura hanno sviluppato una posizione più ostile e dispendiosa per gli impollinatori per assicurarsi di essere impollinati da animali più "competenti" degli insetti.

Fonte: http://qn.quotidiano.net/lifestyle/



mercoledì 21 novembre 2012

Scoperte alcune piante che ottengono energia sfuttando altre piante!






Un gruppo di ricercatori tedeschi ha ottenuto significativi risultati che potrebbero rivoluzionare in maniera importante il futuro della bioenergia.

I fiori hanno bisogno di acqua e luce per crescere. Anche i bambini imparano che le piante utilizzano la luce solare per raccogliere l’energia dalla terra e dall’acqua. Ora i ricercatori di un gruppo guidato dal professor Olaf Kruse dell’Università di Bielefeld hanno fatto una scoperta rivoluzionaria, dimostrando che c’è una pianta che utilizza un’alternativa per accumulare energia.

Questi scienziati hanno confermato per la prima volta che l’alga verde Chlamydomonas reinhardtii, non solo si impegna nella fotosintesi, ma  ha anche una fonte di energia alternativa, che viene dalle altre piante. Questa scoperta potrebbe anche avere un impatto importante sul futuro della bioenergia.

Foto: Bielefeld University

La ricerca è stata pubblicata sull’edizione online del numero del 20 novembre della rivista Nature Communications. Finora, si credeva che solo vermi, batteri e funghi potessero digerire la cellulosa vegetale utilizzandola come fonte di carbonio per crescere e sopravvivere. Le piante, invece,  si impegnano nella fotosintesi di biossido di carbonio, acqua e luce. In una serie di esperimenti, il professor Olaf Kruse e il suo team hanno coltivato le alghe verdi microscopiche, Chlamydomonas reinhardtii, in un ambiente povero di anidride carbonica e hanno osservato che queste piccole piante monocellulari possono ottenere energia dalla cellulosa dei vegetali vicini.

L’alga secerne gli  enzimi (i cosiddetti enzimi di cellulosa), che digeriscono  la cellulosa, rompendola in componenti più piccoli. Questi vengono poi trasportati nelle celle e si trasformano in una fonte di energia, così l’alga può continuare a crescere.
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Prosegui su: http://gaianews.it/green-economy/ la lettura dell'articolo.




sabato 26 maggio 2012

Dalla pianta di tarassaco, dente di leone, si può ottenere una gomma utile alla produzione di pneumatici





Secondo una recente ricerca sul dente di leone, eseguita in collaborazione tra Bridgestone e diversi operatori di settore all’interno del programma PENRA, si ipotizza la possibilità di produrre pneumatici ecosostenibili, grazie alle sue caratteristiche quasi identiche a quelle dell’albero della gomma (Hevea brasiliensis).

Il tarassaco russo potrebbe essere una risorsa rinnovabile e commercialmente percorribile per produrre pneumatici di alta qualità. la pianta comunemente nota con il nome di dente di leone o soffione, viene in mente quando da bambini lo si raccoglieva per soffiarloper fare volare i semi a forma di paracadute ed esprimere un desiderio. E' noto anche per la sensazione di appicicaticcio sulle dita provocata dalla linfa contenuta nello stelo. Bene, è proprio da quel liquido lattiginoso che si ricava la gomma.


I test tecnici effettuati sulle performance di questa gomma naturale nei laboratori Bridgestone ad Akron e a Tokyo sembrano supportare tale ipotesi, mentre per una sperimentazione su larga scala bisognerà attendere il 2014.
Lo studio sul dente di leone non rappresenta un’eccezione, si affianca infatti a quello precedentemente annunciato da Bridgestone sulla produzione di gomma naturale ricavata dal Guayule, un arbusto perenne presente nelle zone sud-occidentali degli Stati Uniti e nelle zone settentrionali del Messico. L’impiego di tali piante permetterebbe di diversificare le fonti di gomma naturale per l’intera industria di settore favorendo la totale eliminazione della gomma sintetica.

Fonte: Gommeblog.it

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venerdì 25 maggio 2012

Scoperta una proteina delle piante che promuove la fioritura legata alla luce caratteristica della primavera.







Scoperta una proteina delle piante che promuove la fioritura legata alla luce caratteristica della primavera.
La scoperta, da parte degli scienziati della Universita' di Washington, e' stata pubblicata su 'Science'.


Era ben risaputo che, per far partire la fioritura, un particolare fattore di trascrizione noto come CO dovesse attivare il gene FT. Il CO si accumula nelle cellule delle piante durante l'inverno e, dato che la luce del giorno e' maggiore in estate, si accumula nelle cellule abbastanza CO da far scattare il gene FT della fioritura.


Ora pero', i ricercatori hanno individuato anche un'altra proteina, la FKF1, che rimuove i repressori e stabilizza il CO attraverso la luce blu, che e' abbondantemente presente nella luce del sole man mano che ci inoltra in primavera. Inoltre, la FKF1 contribuisce ad attivare il gene legato alla CO, in questo modo dando il via alla fioritura.


Fonte: AGI


Le piante diventano piu' produttive in assenza di pigmenti anti-fotosintesi








Permettere alle piante di produrre piu' frutti, riducendo i livelli di pigmenti che non contribuiscono alla fotosintesi. 
E' la conclusione di una ricerca della "olandese" Wageningen University che ha dimostrato come sia possibile sollecitare un maggiore sviluppo delle piante riducendo il livello dei pigmenti che non rendono alcun contributo al processo della fotosintesi. 




Gli scienziati hanno scoperto che i pigmenti delle foglie non direttamente coinvolti nel processo naturale, dissipano la luce, assorbendola senza sfruttarla. Uno spreco che potrebbe essere evitato, intervenendo sui pigmenti poco funzionali che sprecano gli effetti derivanti dall'attivita' della luce.


La scoperta e' importante per ridurre al minimo il consumo energetico delle illuminazioni nelle serre orticole e potrebbe portare alla creazione di strategie e impianti che riducano la quantita' di questi pigmenti "anti-fotosintesi". La ricerca e' stata pubblicata su Plant Cell.


Fonte: AGI




martedì 8 maggio 2012

Celiachia: nuove speranze di cura grazie alla Zonulina





Campagna sulla sensibilita' al glutine e celiachia
La Voce d'Italia 
Milano - La prima settimana sulla celiachia e sensibilità al glutine (dal 21 al 25 maggio) rientra tra le attività previste dalla campagna promossa da DS - gluten free, con il supporto scientifico del Dr. Schar Institute, il patrocinio ...

Zonulina, una speranza per la celiachia 
Italiasalute.it
La celiachia si può battere. È questo il messaggio lanciato nel corso dell'ultimo congresso dell'Ifiaci, la federazione delle società di Allergologia e Immunologia Clinica, che si è tenuto a Verona. Grande interesse ha suscitato soprattutto ...

Zonulina per la celiachia e gluten free solo se serve 
Consigli Alimentari
Ormai senza glutine è una moda che si espande a macchia d'olio, sulla scia del fenomeno da tempo diffuso negli USA, perché si vende la percezione di prodotti più sani che fanno bene anche senza celiachia. La zonulina, è una nuova molecola che per la ...


Sensibilità al glutine e celiachia: maggio il mese dell'informazione
inGusto
Non è la prima volta che gli esperti insistono sulla differenza che esiste tra celiachia e sensibilità al glutine: in entrambi i casi si hanno problemi con il glutine, ma le conseguenze posso essere molto diverse. La cosa più importante, infatti, ...

Salute, celiachia: nuove speranze di cura
Città Oggi Web 
Dal Web si chiama zonulina e potrebbe essere la formula magica per i celiaci. Si tratta di una nuova molecola in grado di rendere l'intestino permeabile al glutine. Una nuova speranza per chi soffre di intolleranza permanente a questa sostanza ...

Celiachia: si può battere con la zonulina
Blogosfere (Blog)
La celiachia si può battere, tutto merito della zonulina. Vieni a scoprirne di più su Sapori e Ricette Un recente studio ha scoperto la zonulina, una molecola in grado di rendere l'intestino impermeabile al glutine. La ricerca ha preso in esame diversi ...

Possibile cura per i celiaci
aciclicoMagazine 
Si chiama zonulina ed è una molecola che potrebbe consentire ai celiaci di mangiare alimenti contenenti glutine. Per i celiaci c'è la speranza che la ricerca sia finalmente riuscita ad individuare una cura che consenta loro di mangiare alimenti ...



giovedì 3 maggio 2012

Attenzione a non mischiare erbe e farmaci, possibili interazioni





Alcune erbe, frutta, integratori alimentari e altri prodotti naturali potrebbero pericolosamente interagire con alcuni farmaci. E' necessario quindi prestare particolare attenzione ai farmaci che stiamo utilizzando prima di assumere dei rimedi naturali o viceversa.

Spesso non sappiamo cosa scegliere per curarsi: se affidarsi ai farmaci di sintesi e quindi rivolgersi al medico o farmacista, oppure gettarsi sui rimedi erboristici. Si può scegliere l’uno o l’altro o, in alcuni casi, tutti e due.
Se abbiamo scelto il secondo caso allora dobbiamo porre molta attenzione perché alcuni preparati naturali possono interagire pericolosamente se assunti assieme a taluni farmaci di sintesi, ovviamente vale anche il caso inverso.

Teniamo presente che chi ha condotto questa indagine, gli esperti del Massachusetts General Hospital, con il termine "rimedi naturali" includono non solo erbe e preparati erboristici ma anche integratori alimentari, prodotti per il dimagrimento, bevande energetiche e simili. Non è detto che un prodotto Naturale sia sempre sicuro – avvisano i ricercatori, poichè gli effetti e le interazioni di integratori a base di erbe o integratori alimentari, alimenti funzionali come le bevande energetiche o le barrette nutrizionali, possono essere difficili da prevedere.

Il problema è proprio legato alle possibili interazioni tra i vari prodotti e le sostanze che li compongono – che si tratti di farmaci o prodotti naturali. In alcuni casi si evidenzia una diminuire degli effetti terapeutici dei farmaci stessi; in altri potrebbero addirittura aumentare esponenzialmente, con possibili anche gravi danni per la salute.

Premesso ciò, bisogna anche tener conto che vi sono dei soggetti più a rischio di altri, sottolineano gli esperti. Per esempio, i bambini e gli anziani. Così come le persone in scarse condizioni di salute generale e coloro che assumono più farmaci degli altri.

Ad esempio, per chi soffre di ipertiroidismo, l’uso delle alghe brune come laminaria o alga Kombu, spesso utilizzate nei prodotti dimagranti, sono altamente sconsigliate, poiché possono interagire con i farmaci per controllare la funzione tiroidea.
Ci sono rischi legati alla riduzione del glucosio nel sangue se si assume del cromo, della cannella o proteine del siero di latte. Altri effetti indesiderati si possono avere sulla pressione arteriosa a causa di prodotti a base di Bloodroot (Sanguinaria canadensis), tè verde, Mate e biancospino. Naturalmente non dobbiamo demonizzare l'uso dei rimedi naturali i cui componenti vengono abbondantemente utilizzati nella composizione dei farmaci e spesso diventano insostituibili. Dobbiamo comunque tenerci informati su utilizzo e controindicazioni dei vari elementi chiedendo consigli a chi ne sa più di noi o leggendo libri sui rimedi naturali.



domenica 26 febbraio 2012

Donne più protette da ictus: Aumentiamo il consumo di frutta in particolare: arance e pompelmi

Le donne che mangiano regolarmente arance, pompelmi e gli agrumi in generale sono più protette contro l’ictus, l’infarto cerebrale.

 Lo hanno scoperto i ricercatori della Norwich Medical School - University of East Anglia (Usa) esaminando il consumo di agrumi da parte di circa 70mila donne americane.
La ricerca, pubblicata su Stroke, puntava a scoprire i benefici generali dei flavonoidi, antiossidanti naturali presenti nella frutta, nella verdura, nel cioccolato e nel vino rosso.

Gli scienziati si sono imbattuti in un dato interessante. Il consumo di flavonoidi riduce il rischio di ictus, ma quello di arance, pompelmi e limoni ha un ulteriore beneficio, proteggendo fino al 19% in più dal pericolo di ictus.
Merito dell’azione anti-infiammatorio dei flavonoidi. “È noto che i flavonoidi favoriscono il funzionamento dei vasi sanguigni e un effetto anti-infiammatorio", spiegano i ricercatori.
A far bene potrebbe essere anche l’alto tenore di vitamina C degli agrumi, riconosciuta come un fattore di riduzione dell’ictus. Il consiglio dei ricercatori è di preferire la frutta fresca ai succhi di frutta, per evitare gli zuccheri aggiunti.
E non bisogna dimenticare che in alcuni casi il consumo elevato di agrumi può interferire con alcuni farmaci, potenziando, ad esempio, i calcioantagonisti, le statine o gli anti-staminici, mentre secondo una ricerca belga potrebbe ridurre l’azione di un antitumorale, il tamoxifene.
Infine il consumo eccessivo di succo di pompelmo è sconsigliato in gravidanza e allattamento e quando si soffre di ipertensione.

di Cosimo Colasanto (25/02/2012)

Fonte: Il Sole 24 Ore.

sabato 25 febbraio 2012

I vegetali colorati sono adesso in grado di sviluppare energia elettrica




Il gruppo 'Solare' (Spettrofotometria optoelettronica luminescenza analisi termica rilassamenti energia) dell'Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) del Cnr di Messina, in collaborazione con gruppi di ricerca nazionali e internazionali, ha realizzato celle solari 'fotoelettrochimiche' grazie ai pigmenti naturali.

"Questi dispositivi utilizzano betalaine e antociani", spiega Gaetano Di Marco dell'Ipcf-Cnr, "molecole naturali responsabili della colorazione di molti vegetali e particolarmente abbondanti in arance rosse, more, melanzane, fichi d'India, uve. Quando i pigmenti vengono investiti dalla radiazione luminosa (energia solare), la trasferiscono ai propri elettroni che, attraverso una serie di processi chimico-fisici, chiudono il circuito producendo elettricità".


Il sistema si ispira alla fotosintesi clorofilliana e si pone come possibile alternativa a quello delle celle al silicio degli impianti fotovoltaici convenzionali. "Attualmente il rendimento energetico delle nostre celle solari è prossimo al 2%, tuttavia i dispositivi mostrano una buona stabilità termica e un'efficienza costante anche in condizioni di illuminazione critica", sottolinea Giuseppe Calogero, che lavora al progetto con Di Marco. "Partendo dallo studio dei coloranti naturali come le antocianine contenute nelle arance rosse di Sicilia, nel gelso rosso e in altri frutti colorati o come le betalaine presenti nelle rape e nei fichi d'india, siamo riusciti a intrappolare tali pigmenti su elettrodi trasparenti mesoporosi per raccogliere l'energia solare e trasformarla in elettrica" spiegano i ricercatori del Cnr.


da Almanacco della Scienza - N. 3 - 15 feb. 2012

 Fonte: http://www.georgofili.info

lunedì 20 febbraio 2012

Fotovoltaico a Concentrazione Un Nuovo Chip Made in Italy, capaci di trasformare il 45% della luce solare ricevuta in corrente elettrica.




Una cascina appena ristrutturata fuori Piacenza, a casino Mandelli. Classica architettura lombarda di due secoli fa. Ma dentro 15 ricercatori lavorano nelle “clean room” e su macchine di frontiera a un obiettivo ambizioso. Entro due-tre anni produrre chip fotovoltaici da record, capaci di trasformare il 45% della luce solare ricevuta in corrente elettrica (oggi un pannello fotovoltaico standard arriva al 18%). E’ soprattutto lavorare su luce concentrata pari a 500 o persino mille soli equivalenti.

Fotovoltaico a Concentrazione Made in Italy

E’ l’anima dell’investimento avviato lo scorso novembre da RSE, Ricerca di sistema energetico, il centro pubblico (ex Cesi-ricerca) controllato dal GSE, e dedicato agli studi a lungo termine sulle frontiere dell’energia. “Il nuovo laboratorio di Piacenza fa parte di un progetto europeo Apollon, che ormai due anni – spiega Stefano Basseghini, amministratore delegato di RSE -. E’ un programma con 16 partner e da 12 milioni di euro su 5 anni di cui RSE è il coordinatore. L’obiettivo è sviluppare sistemi fotovoltaici a concentrazione e ad alta efficienza a costi competitivi con pannelli fotovoltaici tradizionali. E aprire anche una nuova partita industriale, europea, su un fotovoltaico ormai dominato dalle produzioni cinesi.

Di che si tratta è presto detto: i chip solari prodotti a Piacenza sono piastrine translucide di due millimetri quadrati. Piccolissime. Ma sopra di loro sistemi ottici a lenti e specchi concentrandola radiazione solare mille volte. La dissipazione del calore deve essere perfetta. E il supporto deve muoversi con precisione sull’allineamento al sole, non superando scostamenti di due gradi. In queste condizioni il sistema a concentrazione può produrre energia elettrica, per ogni chip solare, con un rapporto pari a sette metri quadri di pannelli fotovoltaici tradizionali.Con un risparmio di spazio, alta produttività solare e insensibilità alle variazioni di temperatura tali da rendere questa tecnologia molto allettante – spiega Besseghini – soprattutto per chi vuole produrre energia da rinnovabili su vasta scala, come imprese o utilities”.

Superare il Record di Efficienza Attuali

C’è però un problema di costi. Nei primi due anni Apollon ha lavorato sull’ottimizzazione delle tecnologie esistenti (micro-solari, ottiche, meccanica di precisione). “Ora però si tratta di andare oltre, fino a raggiungere l’obiettivo di due euro per watt, dai sette-otto attuali. A quella soglia il fotovoltaico a concentrazione comincerà a “mordere” sul mercato”, prevede Besseghini....
Prosegui la lettura su: www.genitronsviluppo.com

domenica 19 febbraio 2012

Come ottenere plastica dalle piante


Ottenere plastica dalle biomasse era già possibile ma non ancora economico e nemmeno efficiente, da oggi ci ha pensato un nuovo studio dell'Università di Utrecht. La sperimentazione ha messo a punto una nuova tecnica che consente una efficienza del 60% senza generare gas tossici. Il futuro della plastica senza petrolio è già iniziato.


Lo studio è stato condotto in Olanda dove i ricercatori dell’università di Utrecht diretti da Hirsa Maria Torres Galvis e  pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science, per ottenere tramite sintetizzazione, materiali plastici dalle biomasse.


Il vantaggio è evidente, presto la tanto inquinante plastica potrebbe non essere più un problema, dal momento che la sostanza base sarà ottenuta trasformando le piante in etilene e polipropilene, ovvero i componenti base delle materie plastiche.



Il segreto del successo è nel catalizzatore utilizzato per favorire le reazioni chimiche di trasformazione: nanoparticelle di ferro sistemate su un letto di nanofibre di carbonio.
Gli oggetti di plastica, i detergenti, i solventi, i cosmetici e i farmaci sono fatti tutti della stessa pasta: le olefine, cioè molecole costituite da atomi di carbonio e idrogeno. Tradizionalmente, per ottenere le olefine si parte da derivati del petrolio come la nafta, che vengono trasformati tramite reazioni di decomposizione termochimica.


Allo scopo di ridurre la dipendenza dal petrolio, che comincia a scarseggiare e a costare sempre di più, i chimici lavorano da tempo per cercare di produrre olefine utilizzando procedimenti e materie prime alternativi.
L’equipe di Torres Galvis ha cercato di superare il problema utilizzando come catalizzatore nanoparticelle di ferro sistemate su un supporto chimicamente poco reattivo come il carbonio. In questo modo, speravano di garantire alle nanoparticelle il necessario sostegno meccanico senza però alterarne l’attività. L’intuizione si è rivelata vincente: con questo catalizzatore, i ricercatori sono riusciti a produrre olefine a partire da biomasse con un’efficienza del 60 per cento e senza generare gas inquinanti come il metano.

mercoledì 25 gennaio 2012

Celiachia: allo studio un decapeptide speciale che sarebbe in grado di eliminare la tossicità della gliadina.




Una nuova molecola sarebbe in grado di combattere la celiachia, rendendo inoffensivo il glutine dei cereali.
Si tratta del decapeptide, denominato pRPQ, una molecola composta da 10 aminoacidi che avrebbe un effetto antitossico nei confronti della gliadina, la componente del glutine che causa l'intolleranza alimentare.

La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Journal of Cereal Science ed è frutto dei ricercatori: Marco Silano dell'Istituto superiore di sanità, da Luigi Cattivelli del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura e da Luigi Maiuri, docente di Pediatria all'Università di Foggia.

Gli esperti hanno condotto esperimenti, riproducendo la mucosa intestinale di un celiaco. I test hanno mostrato come pRQ impediva alla gliadina di avere effetti tossici. Al momento gli esperti invocano cautela, ricordando come siano indispendabie eseguire prove su volontari umani.

La molecola si è rivelata in grado di prevenire la tossicità della gliadina. La scoperta è di enorme importanza per le migliaia di persone affette da intolleranza al glutine e una volta confermati gli studi in vivo sul paziente di questa azione preventiva, si potrebbe ipotizzare l'utilizzo della molecola come terapia specifica che riconsegni ai pazienti celiaci la possibilità di consumare prodotti contenenti glutine con conseguente miglioramento della qualità di vita dei soggetti.

Fonte: italiasalute.it

sabato 17 dicembre 2011

Fare attività di giardinaggio aiuta a ridurre lo stress.

La partecipazione alle attivita' orticole puo' ridurre lo stress nelle persone che soffrono di patologie mentali

Secondo la ricerca dell'Universita' Cattolica di Daegu nella Corea del Sud la partecipazione alle attivita' orticole infatti non solo facilita la riabilitazione fisica, ma esercita un benefico effetto anche sul sistema nervoso autonomo.

Gli scienziati, a quanto si legge sulla rivista HortTechnology, hanno misurato in un esperimento la variazione della frequenza cardiaca di 30 pazienti di un centro di riabilitazione mentale e in un altro esperimento hanno valutato i livelli di cortisolo, il cosiddetto 'ormone dello stress', di 20 persone di una casa di riposo che soffrivano di disturbi mentali.

Tutti i volontari hanno partecipato ad attivita' legate all'orticoltura: pressare i fiori, piantare fiori, fare composizioni floreali e modellare arbusti e siepi secondo l'arte topiaria.

L'attivita' che abbassava di piu' i livelli di cortisolo - e con continuita' - nell'arco di sette giorni era il potare le siepi, mentre il gruppo della composizione floreale era quello piu' stressato.

Fonte: http://salute.agi.it

sabato 26 novembre 2011

celiachia: scoperto un enzima che si ritiene importante per eliminare quelle parti del glutine responsabili delle reazioni infiammatorie tipiche della malattia.

La ricerca si fa strada al Bio Park
Varese News
Life day a Generzano. In cinque anni di attività 7 progetti di ricerca in corso, 4 già conclusi, un brevetto depositato e una prossima domanda pronta Una nuova molecola per un antinfiammatorio e un enzima interessante per la terapia del morbo celiaco: ...

Celiachia, più di diecimila casi diagnosticati nella nostra Isola
Quotidiano di Sicilia
Un paziente costa 1.000 € l'anno PALERMO - La celiachia non accenna a diminuire e, oggi, incide per un soggetto ogni 100 persone. Le province di Palermo, Catania e Messina sono le più colpite, rispettivamente con 2.811, 2.659 e 1.157 casi. ...

Celiachia e psicologia a Senigallia
Vivere Senigallia
L'incontro organizzato dalla Farmacia Avitabile, è stata l'occasione per approfondire le implicazioni psicologiche dell'intolleranza al glutine (celiachia). La relazione tenuta dalla Dr.ssa Nicoletta Moroni ha posto in evidenza come questo stato debba ...

Celiachia: la più frequente intolleranza alimentare nel mondo
TuttoPerLei.it
La più frequente delle intolleranze alimentari nel mondo, è la celiachia, l'unica, che non abbia ancora una cura se non quella di eliminare dalla dieta l'alimento non tollerato. Essa consiste nella intolleranza al glutine e colpisce oltre 600mila ...

giovedì 24 novembre 2011

Celiachia: in Italia oltre 600.000 malati, le donne sono le più colpite

Censiti 122mila celiaci, stimati 600mila
Corriere della Sera
(ANSA) - ROMA - La prevalenza della celiachia e' stimata intorno all'1%, ne soffrono quindi 600 mila persone ma ne sono stati diagnosticate e censite 122.482. E' quanto si legge nella relazione 2010 sulla celiachia (intolleranza alimentare al glutine) ...


Sanita': censiti 122 mila celiaci, stimati 600 mila
ANSA.it
La prevalenza della celiachia sia nei bambini che negli adulti e' stimata intorno all'1%, per cui se si considera che la popolazione in Italia raggiunge gli oltre 60 milioni di abitanti significa che in teoria il numero dei celiaci si aggira intorno ai ...

SALUTE: IN ITALIA 600MILA CELIACI, MA 4 SU 5 NON LO SANNO
AGI - Agenzia Giornalistica Italia‎
(AGI) - Roma, 21 nov. - E' la piu' frequente intolleranza alimentare nel mondo, l'unica, malgrado i progressi medici, che non abbia una cura se non quella di eliminare totalmente l'elemento non tollerato dalla dieta. La celiachia, intolleranza al ...

Celiachia, il Ministero della Salute pubblica la Relazione annuale ...
Prontoconsumatore.it
La legge che ha delineato le “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia” risale al 2005 e da allora il Ministero della Salute ha monitorato lo sviluppo della malattia sul territorio nazionale, tenendo conto anche degli aggiornamenti ...

Celiachia: colpisce di più e soprattutto le donne
DireDonna
Secondo un recente censimento sanitario, in Italia gli affetti da celiachia – un'intolleranza cronica al glutine – sono vertiginosamente aumentati. Non solo: le donne sembrerebbero le più colpite, a causa della componente autoimmune della malattia. ...

Dilaga la celiachia in Italia: 600.000 i malati
Catering NEWS - Giornale della ristorazione e dei consumi fuori
Sono dati freschi freschi quelli che il Ministero della Salute ha inviato al Parlamento: in Italia la celiachia, cioè l'intolleranza alimentare al glutine, è stimata intorno all'1%, quindi sono 600 mila persone che ne soffrono, ma solo 122.482 sono i ...

La celiachia in Italia: il rapporto del Ministero della Salute
inGusto
La celiachia è una malattia importante che conta ogni giorno nuove vittime. Inconsapevoli, spesso, come testimonia la relazione 2010 sulla celiachia redatta dal Ministero della Salute ed esposta in Parlamento. Sarebbero 600 mila, in totale, ...



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