lunedì 23 novembre 2020

L'Olio di CBD e il suo utilizzo nella terza età

 


L’olio di CBD è un valido alleato per il benessere dell’organismo, anche durante la Terza età.

Ogni età della vita umana presenta caratteristiche e fragilità diverse. Spesso è la salute delle persone in età avanzata a richiedere qualche attenzione in più, anche per quanto riguarda i prodotti e i medicinali utilizzati. L’olio di CBD ha dimostrato essere un valido alleato per la salute delle persone. Le domande, in questo contesto, sorge spontanea: gli anziani possono usare olio di CBD o, in generale, Cannabidiolo? Se sì, il CBD comporta anche rischi o effetti collaterali per una persona anziana?



CBD per la salute degli anziani


Il cannabidiolo (CBD) è un principio attivo della pianta di cannabis ed è uno dei principali fitocannabinoidi presenti nell'intero complesso vegetale. Gli ultimi anni hanno visto un rinnovato interesse per il CBD da parte della comunitá scientifica e medica, soprattutto grazie alla scoperta della sua attività antiossidante, antinfiammatoria, analgesica e neuroprotettiva.

Il cannabidiolo ha un ottimo profilo di sicurezza, come dichiarato in un report del 2018 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e viene impiegato con successo in una grande varietà di contesti. Tuttavia è bene chiarire come il cannabidiolo (CBD) possa essere utilizzato in diverse forme e dosaggi a seconda della persona e del fine che si vuole raggiungere.

Nel caso di persone appartenenti alle cosiddette Terza e Quarta età (questi ultimi denominati anche grandi anziani) i benefici sono i medesimi. Ciò a cui bisogna sempre prestare attenzione è il quadro di salute generale, la presenza o meno di patologie e, soprattutto, una eventuale incompatibilità con farmaci che si stanno già assumendo per altre ragioni. Per informarsi a dovere, la figura di riferimento è il proprio medico curante, che può fornire tutti i consigli del caso.

Olio di CBD e anzianità


L’olio di CBD è uno dei prodotti contenenti cannabidiolo più diffusi e largamente utilizzati. Il motivo di questa diffusione è da ricercarsi nella grande versatilità d’uso. L’olio, ad esempio, può essere assunto per via orale (qualche goccia sotto alla lingua) oppure utilizzato come unguento per massaggiare delicatamente le articolazioni e la pelle.

Il modo di impiegarlo, soprattutto su persone anziane, dipende dal motivo per cui si è scelto di utilizzarlo. Spesso, infatti, le persone in età avanzata lamentano disturbi legati all’insonnia, dolori generalizzati, infiammazioni articolari e ansietà. L’olio di CBD può offrire un preziosissimo aiuto in tutti questi contesti.



CBD contro l’insonnia e i disturbi del sonno


Con il passare degli anni il dormire bene diventa più complicato. Le evidenze scientifiche in questo campo hanno fatto sì che la ricerca si interessasse anche alle possibilità di utilizzare il cannabidiolo per migliorare la qualità del sonno e combattere l'insonnia. Il CBD, infatti, si è dimostrato più che promettente per intervenire sui disturbi del sonno e, se assunto a basse dosi, sull'eccessiva sonnolenza diurna. Una persona anziana, con difficoltà a prendere sonno, può assumere qualche goccia di olio di CBD prima di andare a letto, evitando di prendere sonniferi convenzionali e godendo così di un sonno ristoratore.

Olio di CBD contro i dolori articolari


Dolori articolari, piccoli acciacchi, un prolungato fastidio alle ginocchia oppure ai gomiti: sono tutte condizioni abbastanza frequenti tra le persone anziane e si tratta di sensazioni dolorose con cui spesso ci si abitua a convivere. L’olio di CBD ha una spiccata azione indiretta antidolorifica. Il cannabidiolo (CBD), infatti, è in grado di ridurre la sensazione di dolore e lenire gli acciacchi. Qualche goccia di olio massaggiata sul punto dolente oppure ingerita nel corso della giornata, aiuta a stemperare il dolore e a godere di nuovo della quotidianità. Questa capacità del CBD è uno dei motivi che lo hanno reso celebre tra tutte quelle persone che, indipendentemente dall’età, soffrono di dolore cronico.

CBD come neuroprotettore


Molte persone anziane soffrono di una vasta gamma di disturbi cognitivi. Il cannabidiolo comporta benefici anche per queste particolari condizioni. Il cannabidiolo, infatti, ha dimostrato avere una potenziale azione di riduzione dello stress ossidativo che può colpire le cellule cerebrali. Questa caratteristica lo renderebbe un potenziale trattamento da affiancare alle terapie standard nell’ambito di alcune note malattie neurodegenerative, come la malattia di Parkinson o il morbo di Alzheimer.

..... continua la lettura sul Blog di Enecta.

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mercoledì 3 giugno 2020

Come coltivare la pianta del rosario (Senecio a collana)


È possibile coltivare la pianta del rosario all’aperto, evitando sempre le basse temperature e troppe ore di sole diretto che potrebbero seccarla.

Questa varietà di Senecio forma dei lunghi steli pendenti, pieni di sfere che le danno un aspetto particolare. Cresce rapidamente, si riproduce facilmente per talea e può essere coltivata sia all’interno che all’esterno, purché non faccia troppo freddo durante l’inverno.

Luce e temperatura

La pianta del Rosario preferisce posizioni luminose, con alcune ore di sole diretto al mattino. Durante l’estate, troppo sole può seccarla completamente, quindi scegli con attenzione la sua posizione. Se noti che le sue sfere perdono il colore verde intenso e passano a tonalità giallastre o marroni, è probabile che stia ricevendo troppo sole diretto: spostala in una posizione in cui riceva meno ore di sole.

È normale osservare che la crescita rallenta durante l’inverno. Mettila nella zona della casa più luminosa e attendi l’arrivo della primavera, quando tornerà a crescere con forza.

Il Senecio rowleyanus è una pianta originaria delle zone deserte dell’Africa, motivo per cui preferisce temperature calde e sopravvive con enormi difficoltà a temperature a partire dai 3ºC. Questo ci costringe di solito a coltivare la pianta in ambienti interni, avendo cura di evitare di posizionarla troppo vicino al riscaldamento. 

In primavera, alcuni steli si ramificano naturalmente. Le nuove foglie hanno forme di lacrime, che crescendo aumenteranno di volume.

Terriccio e trapianto

Come per qualsiasi pianta succulenta, è preferibile utilizzare un substrato molto drenante per evitare di inzuppare le radici. Usa argilla espansa o pietra vulcanica per formare uno strato alla base del vaso, aggiungi poi terriccio per cactus fino al riempimento. Un’altra opzione è l’utilizzo di terriccio universale mescolato a una buona quantità di perlite o sabbia di fiume, che faciliterà il drenaggio.

Anche il materiale del vaso è importante: un vaso in terracotta compensa l’eventuale irrigazione in eccesso, in quanto l’argilla, essendo porosa, assorbirà parte dell’umidità. Sono perfette in vasi sospesi o in portavasi rialzati.

Conoscevi la pianta dei delfini? Della stessa famiglia della Pianta del Rosario, le foglie del Senecio peregrinus hanno questo aspetto peculiare: è bellissima!

Irrigazione

Come anticipato, la pianta del rosario è facile da coltivare se non viene annaffiata più del necessario. La norma è lasciare asciugare completamente il terriccio tra una le irrigazioni, cosa che di solito accade una volta alla settimana in estate e ogni 2/3 in inverno. In questo caso abbiamo un ulteriore vantaggio: le sfere “ci dimostrano” che hanno bisogno di acqua perché perdono il loro aspetto liscio e appaiono leggermente increspate quando hanno sete. Tienilo in considerazione se la coltivi all’esterno, in quanto altri fattori possono influire nell’evaporazione dell’umidità presente nel terriccio: dimensione del vaso (quelli più piccoli si asciugano prima), esposizione al sole (anche se solo per poche ore) o presenza di pioggia (metterli al riparo in caso di piogge continue).

Concimazione

Le piante grasse non hanno bisogno di molto concime in primavera ed estate. Utilizza un concime liquido per cactus, mescolato con l’acqua di irrigazione ogni quindici giorni durante la stagione calda. Quando le temperature iniziano a calare e durante tutto l’inverno, non è necessario aggiungere concime, ricominceremo poi con l’arrivo della primavera.

Come coltivare la pianta del Rosario e farne talee passo dopo passo

Scegli una qualsiasi delle «collane» che si sono rotte o taglia un pezzo della pianta per poterla riprodurre.

Il Senecio rowleyanus può essere riprodotto facilmente, è possibile approfittare di qualsiasi delle sue lunghe “collane”, anche quelle che sembra si stiano seccando, come si vede dalle foto.

  1. Taglia circa 5 cm da uno stelo ed elimina un paio di sfere da ciascun pezzo.
  2. Sotterra la parte dello stelo senza sfoglie e successivamente innaffia. 
  3. Puoi anche posizionare lo stelo sopra il terriccio, avendo cura di interrare leggermente le sfere. Anche da lì possono spuntare le radici.
  4. Metti il vaso in una posizione luminosa e attendi che il terreno si asciughi prima di irrigare di nuovo.
  5. Trascorse un paio di settimane inizierai a notare che lo stelo continua a crescere, sviluppando anche nuove ramificazioni.
Sotterra la parte dello stelo in cui si trovavano le foglie in modo che si formino le radici.

Concludo con un’esperienza personale che può risultare di interesse. Ho visto piante di Senecio rowleyanus crescere su balconi arrivando a formare lunghe catene, fino a due metri di lunghezza. Si trattava di zone con inverni miti e in posizioni ombreggiate. Se l’inverno non è troppo rigido nella tua zona, coltivare la pianta del Rosario può essere un’ottima soluzione per decorare una finestra, dato che non richiede grandi cure. 

Leggi l'articolo completo sul blog di ManoMano


giovedì 28 maggio 2020

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