mercoledì 31 dicembre 2008

Portare fiori e piante in ospedale aiuta a guarire prima


Secondo uno studio condotto da Seong-hyun Park e Richard H. Mattson dell'Università del Kansas (Usa), pubblicato dalla rivista "HortTechnology", portare in dono una pianta o dei fiori a chi è ricoverato in ospedale non è solo un gesto di cortesia: aiuta a velocizzare la guarigione post-operatoria.

I ricercatori hanno confrontato le cartelle cliniche di 90 pazienti, ricoverati per un intervento all'appendice, ospitati in stanze adornate da piante con quelli assegnati a camere normali.

Il risultato e' che fiori e piante, oltre ad essere molto graditi (nove malati su dieci li considerano la migliore qualità della propria camera), sono dei veri toccasana. I pazienti delle stanze più "verdi", infatti, assumono meno antidolorifici, hanno risposte fisiologiche migliori (pulsazioni e pressione arteriosa più basse) e manifestano meno ansia e debolezza.

Fra i fiori recisi e una pianta, la scelta e' andata per quest'ultima, infatti le piante in vaso sarebbero più efficaci dei fiori recisi: la loro longevità, induce i pazienti a prendersene cura, innaffiandole e potandole.

sabato 27 dicembre 2008

Modificare le piante per produrre piu' etanolo


Secondo una recente ricerca, svoltasi presso la Penn State University, per migliorare la produzione di etanolo e' sufficiente modificare alcune piante, a struttura legnosa, inserendo un particolare gene per facilitare la disgregazione della lignina.
Tale accorgimento consentirebbe di mettere a punto un ciclo di produzione dell’etanolo più economico e meno inquinante.
La lignina e' essenziale per le piante essa e' costituita da fasci di cellulosa e fornisce alle piante la necessaria robustezza strutturale e una barriera protettiva nei confronti dei parassiti.
Il legno nasconde in se' una enorme quantita' di energia che per essere estratta richiede enormi quantità di calore e di sostanze chimiche caustiche a causa della eccessiva resistenza della lignina.
I ricercatori, con questa scoperta, hanno cercato di modificare i legami presenti all’interno della lignina, senza compromettere né la biosintesi della sostanza né la rigidità strutturale della pianta.
Hanno quindi estratto un gene dai fagioli per inserirlo nel genoma del pioppo. Tale gene codifica per una proteina che si inserisce tra le molecole di acidi e alcoli fenilpropilici che costituiscono la struttura polimerica tridimensionale della lignina.
Si ottiene cosi' un tipo di lignina non molto differente da quella normale in termini di resistenza, ma grazie alla nostra modifica è possibile scindere il polimero utilizzando enzimi che attaccano le proteine, tra l’altro già disponibili sul mercato, invece di quelli che attaccano la lignina stessa.
Fonte: L'Espresso

lunedì 22 dicembre 2008

Storia e coltivazione della poinsettia (stella di Natale)



La stella di Natale è stata importata in Europa solo negli ultimi anni e pare che la sua origine sia del Centro America. Fu scoperta dagli spagnoli nel lontano 1520, quando nel regno azteco, la notarono tra i doni destinati all'allora imperatore azteco Montezuma.

Ma solo nel 1825 Joel Robert Poinsett l'ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, ne portò alcuni esemplari nella sua casa, in Carolina, per iniziare a coltivarli ed è in suo onore che assegnarono alla pianta il nome botanico: Euphorbia Pulcherrima, detta Poinsettia.
generalita'
Fa parte della famiglia delle Euphorbiacee e se ne conoscono oltre 1770 specie diverse. Una volta incisa, emette un liquido bianco irritante, facilmente arrestabile con un pizzico di terriccio nei tagli. Se si è venuti a contatto con le dita è meglio non toccare la bocca o gli occhi.
La pianta va potata tenendo presente che la Poinsettia, fiorisce sui rami nuovi e non su quelli dell'anno precedente.
Il ramo, una volta reciso deve essere bruciato alla base con un accendino o scottato nell'acqua bollente per cicatrizzare la ferita quindi si può mettere tranquillamente in un vaso con l'acqua: durerà 10-15 giorni.

Scheda tecnica di coltivazione
La fioritura: avviene da dicembre a marzo ed è molto influenzata dalla luce. Essendo una pianta foto-periodica è bene tenerla in luoghi con poca luce a partire da fine settembre-inizio ottobre.

Esposizione: ama un'intensa luce diffusa e una temperatura intorno ai 18°. Non vuole invece i raggi diretti del sole ed è sensibile alle correnti d'aria.

Terreno: acido e ben drenato.

Irrigazione: bisogna bagnarla poco e aspettare che il terreno si asciughi prima di innaffiare nuovamente, mentre le foglie vanno spesso nebulizzate.
Se le foglie ingialliscono e cadono significa che soffrono di troppo calore, poca umidità e poca luce, sarà bene perciò innaffiare, posizionare meglio il vaso.

Concimazioni: non richiede particolari concimazioni durante la fioritura, mentre nel periodo vegetativo è consigliabile somministrare un fertilizzante ricco di fosforo, potassio e di azoto a lenta cessione.





domenica 21 dicembre 2008

Celiachia: e' stato aggiornato l’elenco dei prodotti senza glutine



Come ogni anno, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha aggiornato l'elenco dei cibi senza glutine rimborsati dal servizio sanitario nazionale.

Lelenco e' scaricabile dal sito del ministero e i nuovi prodotti, rispetto all'elenco precedente, sono evidenziati.

Come parecchi sanno sono oltre 60 mila gli italiani che soffrono di intolleranza al glutine, una sostanza presente in prodotti essenziali per l’alimentazione, come le farine di frumento, di segale, l'orzo e il farro e in tutti i preparati che li contengono.

Il servizio sanitario nazionale contribuisce alla spesa degli alimenti dietetici privi di glutine a favore delle persone affette da celiachia, i tetti di spesa, suddivisi per fasce di età e sesso, sono stati definiti per la prima volta dal Decreto ministeriale 8 giugno 2001 e successivamente confermati dal Decreto Ministeriale 4 maggio 2006.

I buoni dei prodotti gluten freee forniti dalla ASL di competenza, sono spesso spendibili in farmacia dove i prezzi sono notoriamente piu' salati, inoltre i prezzi aumentano continuamente, ma il valore dei buoni e' rimasto fermo ad almeno tre anni fa' e non se ne parla neanche per il prossimo 2009.

Di conseguenza chi e' affetto da celiachia deve sobbarcarsi, tra le altre cose, anche l'onere di spesa di questi particolari prodotti alimentari dei quali non puo' fare a meno!

Sempre sul del sito del Ministero della salute, nella sezione dedicata alla celiachia, trovate una pratica guida dal titolo «La celiachia, impariamo a conviverci» nonché una sezione dedicata a «domande e risposte» sull’argomento.





venerdì 19 dicembre 2008

Biodiesel dagli scarti del caffe'


Secondo uno studio dell’Università del Nevada-Reno, pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, dagli oltre 7 miliardi di tonnellate di caffè consumati ogni anno nel mondo, potrebbero venire prodotti circa 1,2 miliardi di litri di biodiesel. I resti del caffè risultano particolarmente adatti alla conversione in carburante poiché già contengono il 10/15% di olio a seconda della varietà (arabica o robusta).

Il biodiesel prodotto, inoltre, è molto stabile, a causa degli agenti anti-ossidanti contenuti nel caffè, mentre il residuo può essere utilizzato come compost per il terreno o pellet per stufe.
I ricercatori hanno asciugato i resti di caffè della Starbucks (già impiegati come compost negli USA), mischiandoli successivamente con dei solventi per estrarne l’olio contenuto dopo un passaggio in una centrifuga. I solventi vengono poi recuperati e riutilizzati nel ciclo successivo.
Il risultato finale è del biodiesel dal totale dell’olio estratto dal caffè.

Il settore del caffè in Italia alimenta un giro d’affari alla produzione che si aggira sui due miliardi di euro. I torrefattori in attività sono circa 750 e trasformano annualmente poco più di 6,8 milioni di sacchi di caffè verde (un sacco = 60 kg), tutto importato. Questo vuol dire che nel 2007 sono state importate circa 420 mila tonnellate di caffè; usare lo scarto per fare carburante e compost potrebbe essere una buona idea per accrescere l’indipendenza energetica.

Fonte: Ecoblog.it

mercoledì 17 dicembre 2008

Addio vecchia batteria. Intel progetta dispositivi mobili a ricarica infinita




In una conferenza stampa tenutasi giorni fa, Intel ha illustrato alcune interessanti nuove tecnologie, in corso di sviluppo, per l’alimentazione dei dispositivi mobili con l'uso di energie alternative.

L’utilizzo di questo tipo di alimentazione consentirebbe un’autonomia teoricamente illimitata!

Spesso capita di restare con la batteria del cellulare scarica, proprio mentre si sta parlando o in attesa di un chiamata importante?

Gli odierni terminali, pur se caratterizzati da bassi consumi energetici, hanno in ogni caso un'autonomia limitata ad alcuni giorni.

Non sarebbe bello poter girare senza doversi mai preoccupare della carica del dispositivo, prendendo l’energia gratis direttamente dall’ambiente?

Intel sta lavorando su alcuni sensori ipersensibili che catturano energia dalla luce solare, dal calore del corpo e da altri tipi di energia "pulita", compresa quella captata dalle emittenti del segnale cellulare. Le possibilità sono pressoché infinite.

L’obiettivo dell’azienda è rendere i sensori del tutto autonomi, in modo da lasciare la massima libertà all’utente: niente più batterie e ricariche, il dispositivo si ricaricherà da solo in ogni circostanza. Purtroppo la tecnologia dei sensori è ancora poco matura e allo stato attuale i sensori riescono ad accumulare una minima quantità di energia, non sufficiente quindi ad alimentare i dispositivi di uso comune.

Ci auguriamo che lo sviluppo di energie rinnovabili, eco-compatibili e pulite, possa coinvolgere anche altre importanti aziende del settore.

venerdì 12 dicembre 2008

Semina e coltivazione delle fave


E' il tempo giusto per le fave.
Solitamente la fava si semina in autunno nelle regioni a clima mite e in primavera in quelle settentrionali dove l'inverno e' piu' freddo.

Terreno:
La fava non ha particolari esigenze in fatto di terreno, anzi, vegeta bene anche nei terreni argillosi; richiede solo buone lavorazioni profonde anche per permettere lo sviluppo dell' apparato radicale che come in tutte le leguminose e' abbastanza profondo.

Operazioni presemina:
Per favorire la germinazione e ottenere qualche anticipo nella formazione dei baccelli, si usa spesso immergere i semi prima di interrarli. A tale scopo, la sera prima della semina, basta lasciare i semi in acqua e il giorno appresso, quando i semi avranno raddoppiato il loro volume procedere alla messa a dimora.
Attenzione! questa tecnica potrebbe avere qualche inconveniente, infatti se dopo la semina vi sono abbondanti piogge, potrebbe succedere che buona parte dei semi potrebbero marcire e andrebbero quindi reintegrati. Quindi controlliamo prima le previsioni del tempo.

Semina:
La semina va effetuata facendo dei solchi larghi quanto la zappa o vanga e profondi almeno 15/20 cm. depositare sul fondo del solco uno strato di concime maturo, ricoprire con un leggero strato di terra e quindi deporre le fave distanziandole di 15/20 cm. ricoprire il tutto.
Distanziare le file di almeno 50 cm.

Cura della pianta:
Per quanto riguarda le cure, la fava non e' molto esigente, richiede solo delle buone sarchiature per il controllo delle erbacce ed eventualmente irrigare solo se l'andamento climatico fosse molto siccitoso.
Dopo la fioritura, per accellerare la maturazione, si può effettuare una cimatura pizzicando il germoglio apicale, questo consente di bloccare in altezza la pianta e dare il via alla formazione dei frutti. Una fioritura troppo abbondante darebbe alla fine dei frutti piu' piccoli.
La fava è una coltura miglioratrice eccellente, si può considerare che il cereale che segue la fava trovi un residuo di azoto, apportato dalla leguminose, dell’ordine di 40-50 Kg/ha.

Parassiti vegetali:
Orobanche, detta anche la lupa: è una fanerogama parassita che infligge nelle radici della fava i suoi austori con i quali sugge la linfa elaborata dalla leguminose.

Parassiti animali:
Afide nero: infesta la fava, e molte altre piante, formando colonie di afidi neri che portano le piante a grave deperimento oltre a trasmettere alcune virosi.

Guarda il video sulla Coltivazione delle fave nell'orto



giovedì 11 dicembre 2008

La Jolanda furiosa



La Jolanda furiosa è il nono libro di Luciana Littizzetto, pubblicato il 2 dicembre 2008, ed è il seguito ideale, anche se non filologico, di Rivergination, il suo libro di maggior successo.
Il libro raccoglie una serie di brevi racconti comici ispirati alla cronaca e al costume contemporanei.

Ecco la recensione del libro presa dal risvolto di copertina:

"Il punto G (ve lo spiego un po’ col linguaggio della navigazione) si situa a circa sette, otto centimetri sulla rotta della jolanda. A l’intérieur.
Questo rassicura anche chi ha un walter mignon, piccolo come il tappo del moscato.”

Nessuno come Luciana Littizzetto riesce a farci ridere prendendo in giro i nostri costumi. E quello che c’è sotto. Insomma, per capirsi, quelle cose lì che ognuno chiama un po’ come vuole, ma quando lei le chiama il walter e la jolanda la risata è irresistibile, imperiosa, incontinente. Nessuno come la mitica Litti riesce a rendere sublimi anche gli argomenti più triviali, e a trascinare a terra, a portata di mano e di sbeffeggio, quelli più alti. O forse semplicemente sopravvalutati.

Finiscono così sotto una gragnola di geniali guizzi comici la pubblicità, fatta di scoiattoli che spengono gli incendi con una puzzetta o di campioni del calcio (tanto per non fare nomi, Beckham) con un walter che riempie l’intero cartellone: “Avete presente una baguette, un arrosto per dodici persone, un bob a due, l’uovo di Pasqua del bar, quello della lotteria pasquale?”.

Le banche, con i loro comodissimi codici IBAN: “È il numero più lungo del mondo. Un numero lungo come le balle dei cani da caccia. Sicuramente più di parecchi piselli. Che spesso somigliano invece al CIN”. Gli uomini, che girano per casa coi bragoni da ginnastica ascellari o peggio ancora nudi, “con una pancetta a meloncino rosa dove l’ombelico pare il buco che si fa per metterci dentro il porto”.

I politici: “Che fine ha fatto Prodi, con l’occhiale montatura Telefunken e il viso a forma di Tetrapak?”.

Il Papa: “Ma chi lo fotografa ogni volta, il regista di Paperissima?”. E qualche altro sano e divertentissimo sobbalzo di coscienza, giusto “per non vivere nella beata ignoranza come le oche da pâté”.

A voi un assaggio Il primo capitolo del libro
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...