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sabato 25 febbraio 2012

I vegetali colorati sono adesso in grado di sviluppare energia elettrica




Il gruppo 'Solare' (Spettrofotometria optoelettronica luminescenza analisi termica rilassamenti energia) dell'Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) del Cnr di Messina, in collaborazione con gruppi di ricerca nazionali e internazionali, ha realizzato celle solari 'fotoelettrochimiche' grazie ai pigmenti naturali.

"Questi dispositivi utilizzano betalaine e antociani", spiega Gaetano Di Marco dell'Ipcf-Cnr, "molecole naturali responsabili della colorazione di molti vegetali e particolarmente abbondanti in arance rosse, more, melanzane, fichi d'India, uve. Quando i pigmenti vengono investiti dalla radiazione luminosa (energia solare), la trasferiscono ai propri elettroni che, attraverso una serie di processi chimico-fisici, chiudono il circuito producendo elettricità".


Il sistema si ispira alla fotosintesi clorofilliana e si pone come possibile alternativa a quello delle celle al silicio degli impianti fotovoltaici convenzionali. "Attualmente il rendimento energetico delle nostre celle solari è prossimo al 2%, tuttavia i dispositivi mostrano una buona stabilità termica e un'efficienza costante anche in condizioni di illuminazione critica", sottolinea Giuseppe Calogero, che lavora al progetto con Di Marco. "Partendo dallo studio dei coloranti naturali come le antocianine contenute nelle arance rosse di Sicilia, nel gelso rosso e in altri frutti colorati o come le betalaine presenti nelle rape e nei fichi d'india, siamo riusciti a intrappolare tali pigmenti su elettrodi trasparenti mesoporosi per raccogliere l'energia solare e trasformarla in elettrica" spiegano i ricercatori del Cnr.


da Almanacco della Scienza - N. 3 - 15 feb. 2012

 Fonte: http://www.georgofili.info

lunedì 20 febbraio 2012

Fotovoltaico a Concentrazione Un Nuovo Chip Made in Italy, capaci di trasformare il 45% della luce solare ricevuta in corrente elettrica.




Una cascina appena ristrutturata fuori Piacenza, a casino Mandelli. Classica architettura lombarda di due secoli fa. Ma dentro 15 ricercatori lavorano nelle “clean room” e su macchine di frontiera a un obiettivo ambizioso. Entro due-tre anni produrre chip fotovoltaici da record, capaci di trasformare il 45% della luce solare ricevuta in corrente elettrica (oggi un pannello fotovoltaico standard arriva al 18%). E’ soprattutto lavorare su luce concentrata pari a 500 o persino mille soli equivalenti.

Fotovoltaico a Concentrazione Made in Italy

E’ l’anima dell’investimento avviato lo scorso novembre da RSE, Ricerca di sistema energetico, il centro pubblico (ex Cesi-ricerca) controllato dal GSE, e dedicato agli studi a lungo termine sulle frontiere dell’energia. “Il nuovo laboratorio di Piacenza fa parte di un progetto europeo Apollon, che ormai due anni – spiega Stefano Basseghini, amministratore delegato di RSE -. E’ un programma con 16 partner e da 12 milioni di euro su 5 anni di cui RSE è il coordinatore. L’obiettivo è sviluppare sistemi fotovoltaici a concentrazione e ad alta efficienza a costi competitivi con pannelli fotovoltaici tradizionali. E aprire anche una nuova partita industriale, europea, su un fotovoltaico ormai dominato dalle produzioni cinesi.

Di che si tratta è presto detto: i chip solari prodotti a Piacenza sono piastrine translucide di due millimetri quadrati. Piccolissime. Ma sopra di loro sistemi ottici a lenti e specchi concentrandola radiazione solare mille volte. La dissipazione del calore deve essere perfetta. E il supporto deve muoversi con precisione sull’allineamento al sole, non superando scostamenti di due gradi. In queste condizioni il sistema a concentrazione può produrre energia elettrica, per ogni chip solare, con un rapporto pari a sette metri quadri di pannelli fotovoltaici tradizionali.Con un risparmio di spazio, alta produttività solare e insensibilità alle variazioni di temperatura tali da rendere questa tecnologia molto allettante – spiega Besseghini – soprattutto per chi vuole produrre energia da rinnovabili su vasta scala, come imprese o utilities”.

Superare il Record di Efficienza Attuali

C’è però un problema di costi. Nei primi due anni Apollon ha lavorato sull’ottimizzazione delle tecnologie esistenti (micro-solari, ottiche, meccanica di precisione). “Ora però si tratta di andare oltre, fino a raggiungere l’obiettivo di due euro per watt, dai sette-otto attuali. A quella soglia il fotovoltaico a concentrazione comincerà a “mordere” sul mercato”, prevede Besseghini....
Prosegui la lettura su: www.genitronsviluppo.com

lunedì 14 marzo 2011

Energia elettrica a basso costo se si produce in casa da soli e senza pannelli solari

L'idea è quella di produrre energia elettrica in casa sfruttando l’acqua che passa nei tubi, presto potrebbe diventare una realtà alla portata di tutti.

Avere una fonte di energia elettrica, ecologica ed economica, a portata di mano, da cui ricaricare le batterie? Mettere da parte i pannelli solari per un sistema più rapido e meno ingombrante?

Una soluzione prova a fornirla Yanko Design con la sua idea di sfruttare l’acqua di casa. In base al suo progetto, è proprio il passaggio dell’acqua nei tubi delle abitazioni che può fornire l’energia utile per ricaricare le tradizionali pile AA.


Più nello specifico, Great Barrier (è questo il nome dato al prototipo) non è altro che una turbina idroelettrica collocata lungo il tubo che, al passaggio dell’acqua, è in grado di generare energia elettrica.

L’utilità può sembrare limitata, ma l’impatto dell’applicazione di questa idea può essere rilevante. Oltre al contenimento nei costi, ci sarebbe un utilizzo più efficace dei litri e litri d’acqua che ogni giorno vengono utilizzati.

Fonte: http://www.webmasterpoint.org/
Autore: Fabio Lepre
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