martedì 24 febbraio 2009

Innovazione e una nuova filiera di produzione rilanciano l'albicocco in Italia e nel mondo


Negli ultimi anni l’albicocco ha manifestato una forte espansione sia nel mondo che in Italia, a causa della sempre crescente richiesta del mercato e della concomitante crisi della peschicoltura.
La superficie produttiva mondiale dell’albicocco è passata dai 412.100 mila ha del 2000 ai 466.056 ha del 2007 (Faostat 2008) con un incremento di circa il 13%.
L’incremento è dovuto soprattutto alla creazione di nuovi impianti nei Paesi del Bacino del Mediterraneo, in Medio Oriente ed in Cina.
Nello stesso periodo in Italia si è passati da 15.300 ha a 16.300 ha grazie al significativo aumento di superfici investite nel Sud della penisola.
Inoltre il consumatore italiano ha manifestato un sempre maggiore interesse verso questi frutti: la domanda ed i consumi interni sono cresciuti del 14%.

Innovazione e mercato
La crescente domanda da parte dei mercati è stata sicuramente supportata dalle nuove cultivar che i genetisti nazionali ed internazionali hanno messo a disposizione dei frutticoltori e dei consumatori negli ultimi anni.
L’attività di ricerca ha generato tantissime nuove cultivar con differenti caratteristiche intrinseche ed estrinseche, a seconda della filosofia di miglioramento genetico del suo costitutore pubblico o privato e dall’area di competenza degli stessi.
Ad esempio, le albicocche californiane sono caratterizzate da frutti di grossa pezzatura, colore arancione carico, sovraccolore molto esteso e brillante, polpa arancione di elevata consistenza.
I frutti risultano particolarmente apprezzabili dal punto di vista visivo e dal punto di vista tecnologico per industria e mercato; queste caratteristiche vanno però a discapito dell’aroma, del sapore dolce e della succosità. In questo caso il miglioramento genetico ha scelto di privilegiare le caratteristiche tecnologiche del frutto, adattandolo alle lunghe filiere distributive a cui si rivolge più che alle qualità percepite dal consumatore.
Il risultato finale di quest’intensa attività di breeding ha generato molte varietà che sono attualmente al vaglio di ricercatori e sperimentatori per testarne le effettive caratteristiche e potenzialità. Solo quelle realmente valide potranno essere coltivate dai nostri agricoltori con l’obbiettivo di immettere sul mercato un prodotto di elevata qualità, competitivo e remunerativo.

giovedì 19 febbraio 2009

Celiachia: a Rimini 5 appuntamenti con il gusto


GLI INCONTRI-LEZIONE PROMOSSI DALLA CONFARTIGIANATO PER SCOPRIRE PRODOTTI E RICETTE GLUTEN-FREE
Rinunciare al glutine, senza rinunciare al gusto. Sono le parole d'ordine del progetto "Benvenuta Celiachia" organizzato dalla Confartigianato di Rimini - Donne Impresa di cui è presidente Valeria Piccani.
Cinque appuntamenti per scoprire che l'intolleranza al glutine che caratterizza la malattia può essere aggirata attraverso la conoscenza di trucchi culinari, conservando nello stesso tempo salute e benessere.
Dopo quello del 17 febbraio, sono previsti altri 4 incontri con chef ed esperti del settore per promuovere la cultura alimentare.
Martedì 3 marzo lo chef Cosimo Di Stasi guiderà la cena-lezione "Ricordanze di Romagna", il 17 marzo carni rosse e bianche nella dieta dei celiaci saranno protagoniste dell'incontro "Ed è subito carne", il 31 marzo sarà la volta dei "Tesori di campagna", ed infine il 14 aprile il ciclo si concluderà con l'ultima portata, i dolci e i dessert, delizie spesso a base di farina e quindi vietate ai celiaci, ma che opportunamente rivisitate e corrette con ingredienti senza glutine possono ugualmente soddisfare tutti i palati.

mercoledì 11 febbraio 2009

Come ottenere carburanti ecologici grazie alla biotecnologia

Il progetto Biorenew finanziato dall’Unione europea e' finalizzato alla lavorazione sui biocarburanti di seconda generazione, ossia quelli ottenuti da scarti agricoli o forestali e non da colture alimentari. Attualmente il processo di estrazione della cellulosa costituisce il principale fattore frenante. Nelle piante, infatti, la cellulosa è saldamente legata a lignina e emicellulosa e forma un robusto reticolo che svolge il compito di vera e propria impalcatura dei tessuti vegetali.
La scissione di questi legami chimici rappresentano un serio ostacolo, dal momento che la forza necessaria per spezzarli richiede un quantitativo di energia tale da rendere il processo industriale non conveniente.
Il progetto europeo Biorenew a cui partecipano oltre all'Italia, Austria, Repubblica Ceca, Germania, Francia e Spagna sta raggiungendo importanti traguardi tramite lo studio genomico di un fungo, il Postia placenta, noto proprio per la sua capacità di degradare in maniera efficace la cellulosa.
Il fungo usa una miriade di piccoli agenti ossidanti che distruggono le pareti delle cellule della pianta per depolimerizzare la cellulosa.
L'utilizzo di questo processo biologico apre le porte a strategie per la decomposizione della lignocellulosa in maniera più efficace, con meno dispendio di energia e minore impatto ambientale.
Altra possibile ipotesi potrebbe essere l’estrazione di zuccheri da erbe perenni.
Vedi pure: Modificare le piante per produrre piu' etanolo.


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