sabato 2 maggio 2009

La Valle d'Aosta riconosce la celiachia come malattia sociale e offre ai valdostani affetti da tale patologia interventi piu' favorevoli

La Valle d'Aosta accresce le tutele per gli affetti da celiachia!
E' quanto ha ricordato l'assessore regionale alla sanità, salute e politiche sociali, Albert Laniece, nel corso di un incontro con l'associazione italiana celiaci durante il quale ha anche annunciato l'avvio di nuove iniziative.

La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale. L'incidenza di questa intolleranza in Italia, così come in Valle d'Aosta, è stimata in un soggetto ogni 100/150 persone. Attualmente in Valle d'Aosta la fornitura mensile di alimenti, differente per fasce d'età e per tipologia di prodotti fino ai 18 anni, può arrivare fino all'ammontare di 142,23 euro procapite, rispetto ad una cifra che va dai 45 euro del bambino più piccolo fino ai 140 dell'adulto maschio nel resto d'Italia.

Laniece ha fatto sapere che il suo assessorato ha recentemente operato alcune semplificazioni nell'iter burocratico per l'accesso agli aiuti pubblici: la prima, di effetto immediato, consiste nell'abolizione dell'elenco degli alimenti prescelti: il paziente celiaco potrà rivolgersi alla farmacia, scegliendo direttamente sugli scaffali i prodotti di suo gradimento. La seconda avrà effetto dal 1° gennaio 2010, quando i medici di base potranno utilizzare la procedura informatizzata opportunamente modificata per la prescrizione mensile e con l'abolizione, per i pazienti adulti, dei buoni mensili dell'Usl.

Nel corso degli anni, la Regione e l'Usl della Valle d'Aosta, hanno organizzato, con l'utilizzo di fondi statali, diverse iniziative di formazione e informazione. Tra il 2007 e il 2008 si sono svolti corsi per la formazione di operatori della ristorazione, per garantire ai turisti celiaci un servizio adeguato ed aumentare quindi l'offerta turistica. Nel 2008 si è svolto un convegno medico su questa patologia. Durante il 2009, infine, sono stati attivati corsi per la formazione del personale addetto alle mense scolastiche.

Fonte: ANSA

venerdì 1 maggio 2009

Sicurezza alimentare, tolleranza zero, a tutti i prodotti l'etichetta d'origine


La Cia sostiene la 'tolleranza zero' contro i contraffattori degli alimenti.
'Tolleranza zero' per chi sofistica ed inquina gli alimenti, attentando alla salute pubblica; rendere sempre più rigorosi i controlli; estendere a tutti i prodotti agroalimentari l’indicazione d’origine in etichetta; una dura lotta alle falsificazioni.

E’ quanto ribadito oggi dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori ) nel commentare in modo positivo l’operazione congiunta condotta in provincia di Salerno dall'Ispettorato Controllo Qualità, il Corpo Forestale dello Stato e la Asl competente che ha portato al maxi-sequestro di prodotti alimentari scaduti, mal conservati e in situazioni igieniche molto precarie. Occorrono, avverte la Cia, misure drastiche per contrastare l’adulterazione e la truffa nell’alimentazione.

E’ necessaria la massima fermezza contro chi, attraverso azioni criminali, fraudolenti e illegali, mette a repentaglio la salute dei cittadini e provoca gravi danni alla stessa credibilità del settore agroalimentare italiano.

D’altra parte, la stragrande maggioranza degli italiani (nove su dieci) vuole massima sicurezza alimentare e chiede misure efficaci per reprimere sofisticazioni e adulterazioni dei prodotti; mentre sette su dieci sono favorevoli un’etichetta 'trasparente' che permetta di riconoscere la provenienza del prodotto.
Non solo. Oltre il 65% dei nostri connazionali guarda alla qualità. La sicurezza è, quindi, al primo posto nelle scelte alimentari degli italiani.
Una tendenza, avverte la Cia, che è stata rafforzata anche dagli ultimi scandali alimentari e dalle vicende che hanno riguardato i sequestri di prodotti 'pericolosi' per la salute.

Fonte: Cia - Confederazione italiana agricoltori

giovedì 30 aprile 2009

Primavera tempo di graminacee e allergie


Primavera e allergia: quasi un "binomio" indivisibile. Nuvole di polline sembrano quasi annunciare la primavera e aprirgli le porte. La maggior responsabile di questi fenomeni è una famiglia di piante rappresentata su tutta la superficie terrestre da oltre 9000 specie: le graminacee ("Gramineae" o "Poaceae"). Una specie vegetale largamente diffusa e che rappresenta la maggiore componente erbacea di innumerevoli ambienti.
I fiori delle Graminacee, presenti in grande quantità nelle nostre colline e nei nostri parchi, sono disposti in infiorescenze dette "spighette", a loro volta sono riunite in strutture più complesse ("pannocchie" o "spighe").
Sono vegetali ubiquitari capaci di sopravvivono a condizioni climatiche estremamente variabili, al mare e in montagna, dall’equatore alla fascia sub-polare.
Le più "allergeniche" tra le graminacee sono le seguenti specie: Dactylis, Festuca, Poa, Lolium, Holcus, Phleum, oltre a diversi generi di cereali, quali grano, orzo, segale, avena, mais granoturco e riso.
L’immissione dei pollini in atmosfera è abbondante proprio nel periodo stagionale di pollinazione delle Graminacee (Aprile- Giugno), nelle giornate calde e con un’umidità del 60-90%. Tra i fattori che influenzano la produzione di pollini di queste piante erbacee o arbustive, oltre che alla temperatura e all’umidità, appaiono importanti anche le precipitazioni e l’intensità luminosa.

Come difenderci dalle prime reazioni allergiche "polline-dipendenti"?
Una soluzione quasi "banale" è data dalla riduzione del tempo trascorso all’aperto, specialmente in presenza delle condizioni ideali di impollinazione: 25-30 gradi di temperatura, giornate ventilate, umidità 60-90%, giornate soleggiate.

Preferibile quindi evitare le gite nelle ore mattutine, specie in giorni di sole particolarmente ventilati. è importante, inoltre, prestare attenzione alle giornate piovose ed in particolare alle ore successive alla pioggia: non è vero che la pioggia diminuisce sempre l'effetto degli allergeni nell'aria! La pioggia infatti frantuma il polline in una miriade di particelle che mantenendo intatto il loro potere allergizzante e trasportate dal vento, raggiungono più in profondità le vie respiratorie.

Meglio quindi viaggiare in auto con i finestrini chiusi e non andare in motorino o in bicicletta; evitare i luoghi in cui l’erba è stata tagliata di fresco.
Nei periodi critici l'ideale sarebbe trascorrere alcuni giorni di vacanza in zone marine o di montagna: a 600/1000 metri di quota le stesse piante liberano i pollini circa un mese più tardi rispetto alla pianura.Una attenzione particolare meritano i nostri occhi che come specchio dell’ambiente circostante, sono facile preda di forme di congiuntivite allergica scatenata dal contatto con i pollini: meglio quindi usare gli occhiali e non le lenti a contatto per evitare fastidiosi fenomeni di irritazione e proteggere i nostri occhi.

Fonte: sportmedicina.com
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