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martedì 15 febbraio 2011

Celiachia: individuata causa della malattia, si prospettano possibili nuove terapie

Uno studio dell’università di Chicago getta nuova luce sulle possibili cause scatenanti della celiachia, malattia autoimmune che colpisce in Italia oltre 100mila persone e si basa sulla reazione al glutine.

Secondo lo studio, pubblicato su “Nature”, ad “accendere la malattia” sarebbe la combinazione tra alti livelli di una proteina del sistema immunitario, l’interleuchina 15, e un derivato della vitamina A, l’acido retinoico. Gli studiosi hanno ricreato la malattia nei topi e hanno verificato che alti livelli di interleuchina 15 sono in grado di dare il via ai primi stadi della malattia celiaca. Somministrando, poi, acido retinoico i sintomi hanno subito un significativo peggioramento.

Successivamente, i ricercatori hanno bloccato l’interleuchina 15 nei topi e hanno osservato che i sintomi sono regrediti: i topi sono ritornati ad essere tolleranti al glutine.

La ricerca ha anche rivelato la vera funzione dell’acido retinoico, presente anche nei trattamenti antiacne, che finora era ritenuto un fattore protettivo contro le infiammazioni dell’intestino, mentre si è rivelato essere un elemento che promuove le risposte infiammatorie cellulari.

Sono già allo studio farmaci che bloccano l’interleuchina 15 per il trattamento dell’artrite reumatoide ma secondo Bana Jabri, del Digestive Disease Research Core Center di Chicago e autore della ricerca, terapie simili potrebbero essere usate anche contro la celiachia.

Fonte: http://www.sanitaincifre.it/

giovedì 4 marzo 2010

Celiachia: una recente ricerca condotta da un gruppo di ricercatori provenienti da vari paesi, evidenzia la correlazione tra i disturbi del sistema immunitario e la celiachia

Un team composto da ricercatori provenienti da vari paesi, parzialmente finanziato dall'Unione europea, ha individuato nella celiachia quattro aspetti dei disturbi del sistema immunitario che possono determinare l'insorgenza della malattia celiaca. I risultati potrebbe condurre alla messa a punto di nuovi trattamenti farmacologici per questa patologia e per il diabete di tipo 1, associato alla stessa. I risultati sono stati pubblicati nella rivista Nature Genetics.

L'inizio della celiachia coincide con il momento in cui il glutine contenuto nel cibo scatena una reazione avversa nell'intestino tenue. Sebbene possa essere diagnosticata a qualsiasi età, la malattia può insorgere nei primi anni di vita e spesso si sviluppa nei neonati che sono appena stati svezzati e che hanno iniziato ad assumere alimenti a base di cereali. Tra i sintomi ci sono gonfiore addominale, stipsi e una pronunciata astenia. La malattia è associata ad alcuni problemi della tiroide e alla rettocolite ulcerosa, una patologia infiammatoria a carico dell'intestino. Se non curata, la celiachia può determinare l'insorgenza dell'anemia, della sindrome da stanchezza cronica, dell'atrofia ossea e causare calo ponderale.

Il professor David Heel dell'Istituto Barts and the London School of Medicine and Dentistry (Regno Unito) ha affermato, in merito ai risultati, "Ora abbiamo la possibilità di comprendere determinati disturbi immunitari che portano all'insorgenza della celiachia. Tra questi, è compreso anche il modo in cui le cellule T reagiscono alle proteine tossiche del frumento, il modo in cui la ghiandola timo elimina queste stesse cellule durante l'infanzia e il modo in cui l'organismo reagisce alle infezioni virali."

"Abbiamo capito che molti di questi fattori di rischio di natura genetica alterano la quantità di questi geni del sistema immunitario prodotti dalle cellule. I dati lasciano inoltre supporre che la celiachia è causata da centinaia di fattori di rischio di natura genetica; ora come ora possiamo intuire circa la metà di questi rischi".
Un importante risultato, tra quelli ottenuti nell'ambito dello studio, è stato l'aver rilevato una prova dell'esistenza di un rischio condiviso tra i geni associati alla celiachia e altre patologie croniche immunologiche piuttosto diffuse. Il team ha già messo in evidenza l'esistenza di un legame tra la celiachia e il diabete di tipo 1 e tra la celiachia e l'artrite reumatoide.
 
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venerdì 29 gennaio 2010

La frutta secca oltre a darci energia ci aiuta nella memoria e protegge il sistema cardiocircolatorio

Il termine “frutta secca” in geneale indica i frutti oleosi come noci, nocciole e mandorle. Ognuno di questi frutti ha delle proprietà particolari, e in tutti, se consumati con moderazione, nutrono, rinvigoriscono corpo e mente, proteggono il sistema cardiocircolatorio, il cervello, la pelle, i capelli e i muscoli.  Sono anche adatti per chi fa sport, svolge un lavoro intellettuale o evita di mangiare carne.


I frutti oleosi apportano sostanze per lo più presenti nei prodotti di origine animale e necessarie all’organismo: dalle vitamine B alle proteine.


Noci, mandorle, nocciole, pistacchi, noci del brasile, arachidi, sono tutti cibi ricchi di vitamine del gruppo B, fosforo, rame, calcio, proteine e acidi grassi essenziali importantissimi per lo sviluppo dell’organismo e per il mantenimento di tutte le sue funzioni.
L’elevato contenuto di grassi rende la frutta secca ipercalorica: la maggior parte delle varietà contiene, infatti, più di 500 calorie per 100 g. Tuttavia si tratta di grassi mono o poli insaturi (circa l’85%).
La sostituzione nella propria dieta dei grassi saturi (di cui sono ricchi, oltre la carne, anche i formaggi e il burro) con i grassi insaturi della frutta secca contribuisce ad abbassare i livelli di colesterolo, riducendo anche il rischio di aterosclerosi e di cardiopatie.
Altro punto a favore di questi alimenti è la loro ricchezza di acidi grassi Omega 3. Oltre ad aiutare nella lotta contro le malattie cardiache, gli acidi grassi Omega 3 dei frutti oleosi hanno anche effetti benefici nella cura dell’artrite e di altre forme infiammatorie.

Caratteristiche principali della frutta secca:
- Noci anticolesterolo

- Arachidi per crescere bene
- Nocciole per proteggere il cuore
- Pistacchi: sì ma senza sale. E ti tolgono l’ansia!

- Mandorle per essere felici

- Anacardi ripuliscono il sangue


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Fonte: http://obiettivobenessere.tgcom.it/

giovedì 31 dicembre 2009

ARTRITE: I DOLORI SI COMBATTONO CON GIARDINAGGIO E YOGA. Gli esercizi che migliorano la flessibilita'

Gli esercizi che migliorano la flessibilita' come lo yoga, il pilates, il tai chi, l'aerobica, l'acqua gym e il nuoto - ma anche attivita' casalinghe come il giardinaggio e i lavori domestici - sono un valido aiuto per il miglioramento della flessibilita' articolare e, di conseguenza, aiutano a ridurre i dolori anche nelle persone che soffrono di artrite. E' quanto sostiene uno studio pubblicato su HealthSource Mayo Clinic Women's. Persone affette da artrite che fanno regolare movimento fisico, si legge nello studio, fanno registrare livelli di dolore piu' bassi rispetto a chi non esegue gli esercizi.

Quando una persona smette di fare esercizio, le articolazioni e i muscoli che le circondano diventano meno mobili, provocando un aumento dell'affaticamento e del dolore a ogni movimento.

A tutte le eta', spiegano i ricercatori, e' sempre bene fare un po' di sport: oltre a migliorare l'agilita' articolare, un po' di movimento migliora anche l'umore, il sonno e rende piu' energici.

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