lunedì 18 novembre 2019

Pneumatici invernali. Come preparare la nostra auto in sicurezza per la strada



Pioggia, freddo gelido, ghiaccio e neve: gli inverni nell'Europa Centrale stanno diventando sempre più imprevedibili e quindi il passaggio ai pneumatici invernali sta diventando sempre più importante. 

Questo perché le gomme invernali assicurano una sicurezza ottimale nella stagione fredda. Inoltre, i pneumatici invernali offrono una sicurezza significativamente maggiore a temperature inferiori ai 7°C, perché la speciale mescola di gomme e il disegno del battistrada fanno sì che aderiscano meglio sulla strade bagnate o ghiacciate.




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domenica 17 novembre 2019

Conosciamo le principali piante dell'Ayurveda.

Conosciamo le principali piante dell'Ayurveda.




I benefici di queste piante sono noti da millenni: scopri per cosa sono utili.

l'Ayurveda è forse una delle più affascinanti medicine antiche: in parte perché ha un complesso modo di concepire l'uomo e la sua salute e in parte perché fa uso di piante praticamente sconosciute al mondo occidentale.

Lo scopo della medicina ayurvedica è bilanciare le funzioni dell’organismo, in modo che questo possa espletare tutti i suoi compiti al meglio. Questa filosofia risponde a una visione olistica della salute: si basa, cioè, sulla convinzione che l’uomo, per stare bene, deve essere in equilibrio nel corpo, nella mente e nello spirito.

Le piante che vengono usate in Ayurveda possono avere diversi benefici: ognuna ha delle specifiche proprietà che la rendono valida per riequilibrare molti disturbi. Usate da millenni, la loro utilità è confermata dalla lunga tradizione ed esperienza, oltre che da studi medici.

Ecco 3 piante che hanno proprietà diverse e sono fra le più utilizzate in Ayurveda sia singolarmente che in sinergia con altre.

 Triphala, la prodigiosa
Triphala è una parola in Sanscrito e significa “tre frutti” poiché  è appunto una miscela formata da 3 piante (Amalaki, Haritaki e Bibhitaki), ognuna delle quali ha proprietà già favolose singolarmente ma che combinate fra loro assumono una forza e caratteristiche curative esponenziali.
In India si crede che la triphala sia in grado di trattare, da sola, il 70% dei malanni ed è utile per:
  • alleviare problemi intestinali, come colon irritato e transito intestinale rallentato, grazie all'effetto lassativo;
  • ridurre il colesterolo nel sangue agendo di conseguenza come protettore per coronarie e arterie;
  •  svolgere azione antivirale e disintossicante;
  • purificare il sangue, favorendo la circolazione corporea e ridurre l'ipertensione;
  • migliorare la vista, tonificare la pelle e prevenire l'incanutimento dei capelli;
  • agire come mucolitico ed espettorante negli stati febbrili con costipazione delle vie respiratorie;
  • favorire il sonno se assunto la sera, oppure avere funzione di tonico se assunto la mattina appena svegli.


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                         Shatavari, la pianta amica delle donne
Lo shatavari fa parte della famiglia degli asparagi ed è una nota pianta adattogena. Nell’Ayurveda è particolarmente usata come rimedio in grado di aiutare il sistema riproduttivo, soprattutto femminile.
Shatavari in sanscrito significa “colei che possiede cento radici” o anche “colei che possiede cento mariti” proprio in riferimento alle proprietà ringiovanenti del sistema riproduttivo femminile e alla capacità di migliorare la fertilità.
È indicato inoltre anche in menopausa poiché aiuta la transizione dall’età fertile alla menopausa, regolando il sistema ormonale. Nello specifico è indicata per:
  • riequilibrare il sistema riproduttivo femminile: aiuta ad attenuare gli squilibri ormonali tipici di questa fase ma anche ad alleviare le malattie che riguardano l’apparato riproduttivo femminile, come ovaio policistico ed endometriosi;
  • migliorare la vitalità;
  • riequilibrare la glicemia;
  • alleviare i sintomi dell’ulcera gastrica;
  •  sostenere il sistema immunitario migliorandone la risposta;
  • depurare l'intestino dal deposito di tossine, migliorare la digestione e facilitare la diuresi, favorendo l'espulsione di calcoli renali.


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Brahmi, la pianta del cervello
Il suo nome scientifico è Bacopa monnieri, e in India è considerata la pianta per eccellenza del cervello: migliora infatti la concentrazione e la memoria.
La sua particolarità è quella di contenere delle sostanze fortemente antiossidanti, come i bacosidi, che favoriscono le attività e i collegamenti dei neuroni. Potrebbe quindi avere un effetto benefico contro il declino cognitivo, rafforzando le capacità cognitive.
È anche un ottimo rimedio contro mal di testa, insonnia e ansia, poiché  aiuta il rilassamento del corpo e della mente.
Può essere utile anche a riequilibrare il tono dell'umore oltre ad avere anche effetto antiossidante e antinfiammatorio.
Brahmi è anche un ottimo alleato per la salute e la bellezza dei capelli: rinforza le radici e il fusto, aiuta a prevenire problemi al cuoio capelluto e la comparsa della forfora. E aiuta anche a prevenire la comparsa precoce dei capelli bianchi.

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sabato 7 settembre 2019

La concimazione autunnale in breve. Per superare al meglio l'inverno e presentarsi nel pieno del vigore in primavera

Le colture agrarie necessitano apporti di fertilizzanti anche in autunno, al fine di superare al meglio l'inverno e presentarsi nel pieno del vigore in primavera.

L'autunno è una stagione complessa dal punto di vista agrario.
Le colture arboree sono quasi tutte nella fase di post-raccolta, tranne le varietà particolarmente tardive, ma le piante devono comunque essere nutrite per avviarsi al meglio al riposo autunnale. In altri casi, invece, la coltura è all'inizio del proprio ciclo colturale, come i cereali a paglia, quindi la loro concimazione autunnale fa parte a pieno titolo del programma di concimazione a fini produttivi.

Nelle colture arboree, come vitepomacee,  drupacee e actinidia, la concimazione autunnale permette invece di reintegrare una parte dei nutrienti asportati con la produzione. Non a caso, tale pratica copre da tempo un ruolo fondamentale nei piani di fertilizzazione annuali.

Con la concimazione autunnale vanno quindi reintegrati non solo i macroelementi come azoto (poco e a lenta cessione), fosforo e potassio, ma anche i microelementi.

La residua attività fotosintetica delle colture permette loro di assorbire questi elementi e di accumularli nei propri tessuti, a tutto beneficio delle parti lignificate e delle gemme. Inoltre, una linfa a maggior concentrazione di sali offre alle piante una maggiore resistenza al freddo. Anche irrorazioni alla chioma con soluzioni diluite di urea può aiutare ad accumulare sostanze azotate, motivo per il quale tale pratica ha preso abbastanza piede in diverse zone frutticole del Nord Italia.

Dal punto di vista quantitativo, le esigenze nutrizionali annue del melo si possono quantificare all'incirca sugli 80 chilogrammi per ettaro di azoto, 40 di fosforo e 90 di potassio. Parte della loro restituzione al terreno può essere fatta nei mesi autunnali, adottando per lo più concimi di natura organica, come per esempio letame maturo oppure concimi organici pellettati. In tale segmento di prodotti si possono reperire formulati a base di pollina oppure misti organici.

Di ottimo effetto anche i prodotti contenenti acidi umici, atti a migliorare la struttura del terreno e la sua capacità di scambio cationico, abbinati anche ad applicazioni fogliari pre-caduta foglie con prodotti contenenti aminoacidi liberi e microelementi come manganese, ferro, molibdeno e zinco, opportunamente chelati. Tali apporti aiutano la coltura a entrare nel modo nella successiva fase di riposo invernale, rafforzando tronco, colletto e radici. Ma non solo. Tali apporti autunnali permettono di minimizzare il cosiddetto fenomeno della "moria", causato dai freddi invernali che aprono ferite nella corteccia, come pure aiutano la fase della differenziazione delle gemme.

In caso però le temperature estive ritardino la caduta delle foglie, nei fruttiferi può essere utile applicare specifici formulati fogliari a base di rame e magnesio che agevolino proprio la caduta stessa e l'entrata a riposo delle colture, traendo vantaggi anche in termini di contenimento di batteriosi, come avviene per esempio nelle drupacee e nell'actinidia. Particolarmente in quest'ultimo caso le concimazioni azotate vanno dosate con maestria, dato che un loro eccesso può appunto favorire gli attacchi di patogeni come Pseudomonas.

Non solo fruttiferi

A differenza di quanto accade nei frutteti e nei vigneti, nei cereali a paglia come il frumento la concimazione autunnale è in concomitanza delle prime fasi di sviluppo della coltura. Mentre cioè le concimazioni autunnali nelle colture arboree giungono a fine ciclo e in post-raccolta, quelle su cereali fanno già pienamente parte del piano di fertilizzazione del ciclo in essere.
Per esempio, a tal fine può essere utile un'applicazione di calciocianamide 4/5 giorni prima della semina oppure, in post-emergenza, a partire dallo stadio delle cosiddette "tre foglie" per una finestra temporale di due settimane, avendo cura di non applicare il prodotto su piante umide.
Tali applicazioni permettono alla coltura di contare su azoto a lento effetto, integrato dall'apporto di calcio in grado di aumentare la resistenza delle piante alle fisiopatie.

In alternativa, possono essere anche utilizzati concimi azotati a lenta cessione, magari contenenti agenti inibitori della nitrificazione in modo da prolungare il più possibile l'effetto benefico del rilascio graduale dell'azoto.

Fonte Articolo: Fertilgest
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