lunedì 28 dicembre 2009

Dimostrato che Neuroni in vitro conservano la memoria. L'esperimento è riuscito a ricreare schemi di attività di circuiti cerebrali mantenuti in vitro


Per la prima volta, un gruppo di neuroscienziati della Facoltà di medicina della Case Western Reserve University è riuscito a ricreare schemi di attività di circuiti cerebrali mantenuti in vitro.

Nel campo delle neuroscienze, la memoria umana viene classificata in tre categorie: dichiarativa, che consente di memorizzare fatti o specifici eventi; procedurale, che consente di ricordarsi, per esempio, come si suona il piano o si va in bicicletta; e a breve termine, che permette di ricordare, per esempio, un numero telefonico finché non lo si compone.

In questo particolare studio, i cui risultati sono riportati nell'articolo "Representing information in cell assemblies: Persistent activity mediated by semilunar granule cells", che comparirà sulla rivista "Nature Neuroscience" ed è attualmente disponibile online, gli autori Ben W. Strowbridge e Phillip Larimer erano interessati a identificare gli specifici circuiti responsabili della memoria di lavoro.

Utilizzando frammenti isolati di tessuto cerebrale di roditori, Larimer ha scoperto un modo per ricreare un tipo di memoria di lavoro in vitro. Per lo studio, la scelta è caduta su particolari strutture dell'ippocampo rappresentate dalle fibre muscoidi e dalle connesse cellule granulari, che sono spesso danneggiate nelle persone affette da epilessia e che hanno la particolarità di conservare la maggior parte della loro attività anche quando mantenute in vita in sottili sezioni di cervello.

"La constatazione che molti soggetti epilettici hanno deficit di memoria ci ha portato a chiederci se esista una connessione fondamentale tra queste strutture e i circuiti di memoria”, ha spiegato Larimer.
Dopo aver constatato un'attività elettrica spontanea in queste strutture mantenute in vitro, i ricercatori hanno inserito nelle sezioni di ippocampo alcuni elettrodi di stimolazione, verificando come la loro attività spontanea “ricordasse” quale elettrodo era stato attivato.

Questo tipo di memoria in vitro aveva una durata media di 10 secondi, tanto quanto altri tipi di memoria di lavoro studiati in soggetti umani.

venerdì 18 dicembre 2009

Punteruolo rosso: Iniziativa dell'Università di Palermo "adotta una trappola" per contrastare e combattere le infestazioni.

E' questa è l’ultima iniziativa, lanciata dall’Università di Palermo, per contrastare la diffusione del Punteruolo rosso.

Con una sperimentazione di 11 mesi di cattura massale nel territorio marsalese, ove sono state collocate e controllate settimanalmente 47 trappole innescate con attrattivi feromonali e alimentari , sono stati sottratti all’ambiente oltre 4000 adulti di Punteruolo rosso, di cui oltre 70% erano femmine.

Adesso l’Università di Palermo chiede a privati, scuole, uffici pubblici, che vogliano collaborare attivamente, di adottare una trappola per ridurre le nuove infestazioni.

Per adottare una trappola non serve avere un giardino, né piante di palme (anzi la trappola va collocata ad almeno 20 m da una palma), basta avere un piccolo spazio da dedicare per almeno un paio di anni.

La trappola può essere collocata in un giardino, in un’aiuola o anche su un piazzola (in questo caso le sarà ammassata attorno della terra). L’unico accorgimento è collocarla in modo da preservarla da atti vandalici e/o curiosità dei bambini.

La trappola non contiene prodotti insetticidi ma pur sempre prodotti chimici. La trappola e le sostanze in essa contenute saranno fornite gratuitamente dall’Università, ma a chi adotta la trappola sarà chiesta una collaborazione fattiva, e cioè di:· controllarla (affinché sia sempre in perfetto stato);· contare (se è possibile a cadenza quindicinale) il numero degli adulti catturati;· dividerli per sesso (il maschio ha una fitta peluria bruna sul rostro, cioè la ‘proboscide’);· trasmettere i dati raccolti utilizzando l’apposito modulo presente sul sito creato apposta dall’Università.

Con lo stesso modulo sarà anche possibile comunicare eventuali problemi che dovessero insorgere o la necessità di effettuare sostituzione sostanze contenute nella trappola.

giovedì 17 dicembre 2009

I fiori in corsia fanno bene ai malati. Alleviano il dolore, favoriscono la guarigione e migliorano l'umore.

Una bella stella di Natale non può non accendere un sorriso sul volto di un malato costretto in ospedale in questo periodo, inoltre ricevere fiori per un degente è un piacere in ogni momento dell'anno. Ma i fiori fanno davvero bene ai malati? Sì, alleviano il dolore, favoriscono la guarigione e migliorano l'umore, inoltre non sono pericolosi. Malgrado molti nosocomi inglesi stiano bandendo i fiori dalle corsie, uno studio condotto da Giskin Day e Naiome Carter dell'Imperial College di Londra e pubblicato sul British Medical Journal riabilita i fiori in corsia e sfata alcuni miti come il fatto che i fiori portano germi o tolgono l'ossigeno ai pazienti e sono pericolosi.

Gli esperti hanno chiesto a pazienti e staff medico e infermieristico del Royal Brompton Hospital and the Chelsea & Westminster Hospital un parere sui fiori al letto del paziente in ospedale ed hanno esaminato la letteratura scientifica prodotta sull'argomento per valutare tutti i pro e contro dei fiori in ospedale. Dalla letteratura scientifica è emerso che, se è vero che l'acqua dei sottovasi dei fiori è piena di germi, non è mai stato dimostrato che questi possono essere causa di infezioni; altri studi hanno invece dimostrato che non è vero che i fiori di notte rubano l'ossigeno ai pazienti ricoverati. Sfatando questo mito si riduce anche un aggravio di lavoro per gli infermieri, abituati a portare i fiori fuori dalla stanza di notte. Non a caso, è emerso dall'indagine, uno dei motivi principali per cui lo staff ospedaliero spesso non vede di buon occhio l'arrivo di un bouquet o di un vaso di fiori è proprio il fatto che aumenta il loro carico di lavoro.

Ma i fiori, hanno dimostrato numerose ricerche, fanno bene al paziente: alleviano il dolore post-operatorio, abbassano la pressione, riducono ansia e fatica e l'uso di analgesici, migliorano l'umore e favoriscono la convalescenza. Ci sono però delle regole da seguire per chi decide di regalare fiori a un degente, concludono gli autori del lavoro: se sei un visitatore abituale del paziente sarà educato da parte tua pensare a cambiare l'acqua ai fiori ogni volta che vai; scegli dei mazzi non troppo ingombranti e preoccupati anche del vaso in cui potrai disporli in ospedale; evita infine fiori che spargono polline e che emanano un profumo troppo forte che può disturbare gli altri 'abitanti' del reparto.

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