giovedì 2 luglio 2009

Il consumo dei succhi di frutta danneggia i denti

Bere succhi di frutta fa male ai denti e spesso puo' letteralmente erodere lo smalto. Lo rivela una ricerca del Rochester Medical Center dell'Universita' di New York pubblicata sul Journal of Dentistry.
"Alcuni succhi di frutta sono cosi' acidi che possono ridurre la durezza dello smalto dell'84 per cento, facendo consumare i denti piu' in fretta", ha detto il dottor Yan-Fang Ren, dell'Eastman Institure for Oral Health.

"L'acido del succo di arancia - ha continuato - e' cosi' forte che i denti vengono letteralmente lavati via". E' noto da tempo che i succhi di frutta e le bibite gassate hanno un alto contenuto di acido e che possono ridurre la resistenza dello smalto.

Tuttavia, lo studio di Ren mostra che gli effetti di queste bevande possono essere piu' gravi di quanto si pensasse.

"Siamo arrivati alla scoperta - ha spiegato - misurando gli effetti corrosivi delle sostanze sbiancanti per i denti. Abbiamo utilizzato degli scanner ad alta risoluzione per guardare la superficie dei denti in maniera dettagliata. Quello che abbiamo visto e' che l'azione corrosiva degli sbiancanti e' insignificante rispetto a quella dei succhi di frutta.

Il consumo di queste bibite e' potenzialmente dannoso per i denti. Non abbiamo ancora degli strumenti per evitare l'erosione, anche se riteniamo che alti livelli di fluoruro possono rallentarla".

Nel frattempo, forse dovremmo semplicemente seguire i consigli dei dentisti sul consumo di queste bevande: berle non troppo lentamente, solo con una cannuccia oppure mentre si mangia.

Sono in aumento le persone intolleranti al glutine!

Il numero delle persone affette da celiachia è quadruplicato dal 1948 ad oggi rendendo necessari strumenti più efficaci per la cura e la diagnosi della malattia stessa, tanto che la malattia è ormai diffusa quanto il diabete o l’artrite reumatoide.

Sono allergiche al glutine, le persone affette da celiachia , essa e' una proteina presente nel grano, nell’orzo e nella segale. L’ingestione di tale proteina causa una reazione immunitaria che danneggia i villi intestinali, provocando diarrea, crampi, anemia, infertilità, una prematura e grave osteoporosi. La malattia si cura soltanto modificando la dieta, da cui occorre eliminare il glutine.

L’allarme è stato lanciato sulle pagine di Gastroenterology da Joseph Murray e il suo gruppo di ricerca della Mayo Clinic il quale afferma:
"I disturbi causati ai celiaci sono diventati molto più comuni negli ultimi 50 anni e non sappiamo la causa. La malattia colpisce oggi 1 persona su 100, ma, considerato che i suoi sintomi sono spesso confusi con quelli di altri disturbi, le persone affette da celiachia potrebbero essere molto più numerose".

Per il gastroenterologo, dal momento che il numero dei celiaci è quadruplicato negli ultimi 50 anni ed una cattiva diagnosi può causare morte prematura, sarebbe saggio iniziare a considerare la malattia come un vero e proprio caso di salute pubblica, che va affrontato con i giusti mezzi e la dovuta attenzione.

mercoledì 1 luglio 2009

primo luglio 2009 entra in vigore l'abolizione degli standard minimi di qualità per la frutta e verdura con il rischio di comprare prodotti di scarto

Dal primo Luglio 2009 e' entrato in vigore l'abolizione degli standard minimi di qualità per la frutta e verdura con il rischio della vendita di prodotti di scarto a prezzi elevati (Regolamento comunitario n.1221/2008).
Il rischio potrebbe essere l'invasione di prodotto dall'estero di bassa qualità, con le importazioni di frutta dall'estero che sono cresciute del 22 per cento nel primo trimestre.

Vengono in pratica soppresse - sottolinea la Coldiretti - le regole sulla dimensione, il peso e la qualita' di origine di alimenti come carciofi, melanzane, cavolfiori, cipolle, asparagi, piselli, ma anche nocciole in guscio, albicocche, meloni, prugne e cocomeri che vengono assoggettati ad una generica definizione di merce sana, leale e mercantile, mentre nulla cambia per dieci prodotti ortofrutticoli ritenuti rappresentativi per il mercato. (mele, agrumi, pere, kiwi, insalate in genere, pesche e nettarine, fragole, peperoni, uva da tavola e pomodori).

Il sistema comunitario fino ad ora in vigore disciplinava la classificazione dell'ortofrutta in categorie e calibri per garantire l'omogeneità dei prodotti presenti in un imballaggio, con le relative tolleranze, l'obbligo o la facoltà di riportare in etichetta la varietà o la tipologia.

Il rischio concreto è quello di una concorrenza sleale da parte dei nuovi paesi dell'est a danno dei consumatori e delle imprese agricole nazionali e delle loro cooperative impegnate a garantire standard qualitativi da primato nella Unione Europea.

Nei mesi precedenti l'entrata in vigore della nuova norma, le importazioni di frutta straniera in Italia sono aumentate del 22 per cento con il rischio concreto che - sostiene la Coldiretti - venga spacciato come Made in Italy prodotto di scarto importato da migliaia di chilometri di distanza perché molto spesso sugli scaffali mancano le etichette ed i cartellini con l'indicazione di provenienza.

E' quindi consigliabile prediligere le varietà di stagione coltivate in serra o in pieno campo che presentano le migliori caratteristiche qualitative e il prezzo più conveniente; preferire le produzioni e le varietà locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza.
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