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mercoledì 2 luglio 2014

Giardinaggio news: Coltivare amaranto e quinoa, alimenti senza glutine; Coltivare in casa frutta e verdura; Peperoncino contro gli eccessi di cibo estivo






Coltivare in casa frutta e verdura: l'idea di una start-up italiana 

Coltivare in casa frutta e verdura, senza passaggi intermedi: questa l’idea alla base di una start-up italiana nata due anni fa, Bulbo, la quale propone un’agricoltura sostenibile e ad impatto zero, anzi a centimetri zero, dalla casa al piatto.

L’intento, come spiegano gli ideatori in un’intervista concessa a Repubblica, non è sostituirsi alle fattorie tradizionali, ma in qualche modo implementarle, per dare accesso a cibo sano e biologico a quella parte di popolazione che non può usufruirne. Se prima si arrivava al massimo a dare consigli su come coltivare funghi o limoni in casa, ora sembra proprio che sia possibile avere direttamente un orto a casa propria, e a costi decisamente contenuti. ......


Coltivare amaranto e quinoa anche in Toscana 

Amaranto e quinoa sono piante esotiche con qualità nutritive sempre più apprezzate tanto da essere definite commercialmente “superfood”. Questi pseudocereali, che sono tradizionalmente coltivati e usati nelle regioni andine o centroamericane, hanno acquisito negli ultimi anni una crescente importanza proprio per le loro caratteristiche - per certi aspetti anche superiori ai più diffusi cereali - con un notevole incremento del loro valore sul mercato internazionale.

Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente (DISPAA) dell’Università di Firenze, coordinato da Paolo Casini, associato di Agronomia e coltivazioni erbacee, sta studiando da tempo amaranto e quinoa, testando anche l’adattabilità di queste specie all’ambiente dell’Italia centrale, per verificare se possano essere coltivate in Toscana. .....


Peperoncino, estate piccante per chi lo coltiva in casa

La passione per il piccante dilaga e, per farsi l'arrabbiata o la puttanesca, molti italiani ormai scelgono l'idea di coltivare i peperoncini in proprio. Del resto queste bacche brucianti oltre che buone, sono decorative e fanno bene alla salute.

Recenti studi attribuiscono alla capsaicina, la sostanza piccante contenuta nei peperoncini, effetti sempre più interessanti. Secondo ricercatori della Purdue University di Indianapolis, mangiare peperoncino può aiutare a ridurre l'appetito nei confronti sia dei cibi salati che di quelli dolci e questo può risultare di grande aiuto per evitare gli eccessi di cibo estivo. E ancora, in uno studio pubblicato in Alimentari Pharmacolology e Therapeutics, il peperoncino viene indicato anche come ottimo coadiuvante nel lenire le dispepsie, (bruciori di stomaco). ....


Plastica dai pomodori: una rivoluzione biologica per l’industria

Produrre plastica dai pomodori: fino a qualche anno fa poteva apparire una follia avveniristica, ma già da qualche anno la ricerca scientifica punta forte su un settore che viene considerato la vera evoluzione del terzo millennio. Nella volontà di conciliare progresso tecnologico e tutela dell’ambiente, hanno deciso di scendere in campo anche l’azienda produttrice di salse alimentari Heinz e la causa automobilistica Ford, le quali hanno unito le menti al fine di generare bioplastica dagli scarti industriali della lavorazione del ketchup, in primis le bucce di pomodoro. ...





giovedì 23 gennaio 2014

Celiachia: Nuovo test diagnostico, evita l'endoscopia; Con la quinoa, una dieta più varia per i celiaci.






Celiachia: nuovo test diagnostico evita l'endoscopia 
DiariodelWeb.it -

I ricercatori del Walter and Eliza Hall Institute hanno sviluppato un test, semplice, rapido ed accurato, in grado di diagnosticare la celiachia, in grado di fornire un risultato preciso entro 24 ore.

TEST ATTUALI
- Attualmente l’intolleranza al glutine viene diagnosticata, in prima battuta, attraverso i test degli anticorpi ma, in maniera certa e definitiva, solo attraverso l’endoscopia, esame un po’ invasivo e fastidioso: si preleva una porzione di tessuto intestinale così da valutarne i possibili danni e l’atrofia dei villi.

DIAGNOSI LIMITATA
- Il dottor Jason Tye-Din, gastroenterologo e responsabile della Ricerca sulla Celiachia, spiega, inoltre, che «l’attuale diagnosi della malattia celiaca è limitata dalla necessità di biopsie intestinali e dal assumere glutine da parte dei pazienti. Per le molte persone che seguono una dieta senza glutine, senza una diagnosi formale, un test affidabile per la celiachia impone loro di consumare di nuovo del glutine, cosa spesso sgradevole e difficoltosa».

L O STUDIO
- Questo studio, pubblicato su Clinical & Experimental Immunology, e condotto dai ricercatori del Melbourne Institute con i colleghi della società di biotecnologia «ImmusanT» di Boston, ha preso in considerazione 48 partecipanti successivamente sottoposti a test del sangue.

I RISULTATI
- I risultati, come spiega Tye-Din, «rivelano che questo nuovo esame del sangue è preciso dopo soli tre giorni di consumo di glutine, e non dopo le diverse settimane o mesi tradizionalmente necessari per ottenere una diagnosi con biopsia intestinale».

COME FUNZIONA
- Tye-Din continua specificando il funzionamento di tale test che "misura il rilascio di citochine, la risposta delle cellule T al glutine dopo tre giorni di consumo, e una risposta positiva è altamente predittiva della malattia celiaca. Con questo test, siamo stati in grado di rilevare una risposta delle cellule T nella maggior parte dei partecipanti allo studio riconosciuti per avere malattia celiaca e, soprattutto, il test è stato negativo in tutti i pazienti che non hanno la celiachia, anche se avevano seguito una dieta senza glutine perché pensavano che fosse proprio il glutine la causa dei loro sintomi».

 NO REINTRODUZIONE GLUTINE
- Un evidente vantaggio, quindi, è il non dover reintrodurre il glutine nella dieta per poter effettuare gli esami: «Le persone hanno paura di sperimentare gli spiacevoli sintomi e finiscono per fermarsi prematuramente o evitare del tutto i test».

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Con la quinoa, una dieta più varia per i celiaci
Dica 33


- Uno studio americano conferma che chi soffre di celiachia può tranquillamente arricchire la propria dieta senza glutine con alimenti a base di quinoa. Questa pianta nota come "cibo degli Incas", che dal punto di vista scientifico assomiglia agli spinaci e alle barbabietole ma sul piano merceologico assomiglia in tutto e per tutto a un cereale, è sempre più sulla cresta dell'onda: l'anno scorso è stata dichiarata cibo dell'anno dall'assemblea generale delle Nazioni Unite, e ora ha avuto una consacrazione importante anche sulle pagine dell'American journal of gastroenterology, grazie allo studio condotto da Victor Zevallos, del King's College di Londra.

La pianta di quinoa resiste a temperature estreme e alla siccità, e può essere coltivata anche a quattromila metri di altitudine: produce semi privi di glutine, e con uno straordinario contenuto di proteine e aminoacidi essenziali e di calcio, magnesio, fosforo e ferro.Facile da aggiungere a insalate e zuppe, può essere aggiunta al pasto come contorno o come piatto unico. Con la farina si possono preparare pancakes, frittelle, torte e biscotti.

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