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giovedì 13 maggio 2010

Chi e' allergico ai pollini potrebbe esserlo anche alla frutta. Studio eseguito dal Policlinico di Milano su 600 pazienti

Coloro che risultano allergici ai pollini degli alberi, rischiano di diventarlo anche nei confronti di alcuni tipi di frutta.
Tali piante, infatti, per poter difendersi dall'ambiente che le circonda, utilizzano alcune proteine simili ai panallergeni dei pollini arborei.

La patologia e' stata evidenziata da uno studio, condotto su 600 pazienti del Politecnico di Milano.  Mario Previdi ricercatore del Politecnico spiega che "un 31% soffre dalla 'sindrome orale allergica', un prurito-bruciore sulla lingua e sul palato mentre si mangia un frutto".

Fonte:  http://www.ansa.it/

domenica 7 febbraio 2010

attenzione ai pollini invernali, si sviluppano nei periodi freddi, da febbraio a metà marzo.

Nonostante siamo abituati a immaginare le allergie come patologie legate alla polvere di casa e soprattutto a quelle della primavera, ai pollini di graminacee, di olivo, di paritaria, facilmente individuabili proprio per la stagionalità tipica (aprile-giugno),  da qualche tempo vi sono altri insidiosi allergeni che si sviluppano nei periodi freddi e soprattutto da metà febbraio a fine marzo.

Stiamo parlando  dei pollini delle cupressacee, una grande famiglia della specie delle conifere a cui fanno parte:  il cipresso comune, la thuia e altre nuove specie importate da alcuni anni in Italia quali il cedro e il cedro giapponese.

Segue la famiglia dei ginepri che comprende diversi tipi di alberi con pollini simili dal punto di vista allergenico. Tutte queste piante si riconoscono per le tipiche foglie accartocciate come quelle del cipresso e per la formazione di bacche.

Questa famiglia di piante e' in grado di emettere migliaia di pollini al giorno e sono necessari quaranta o cinquanta pollini per metro cubo per scatenare, nei soggetti sensibili, l'allergia.

Il fenomeno allergico negli ultimi tempi e' in forte aumento. Il motivo e' dato dal fatto che molte delle suddette piante hanno trovato facile adattabilita' nelle nostre citta',  molte di esse cosiddette "esotiche", e quindi importate, vengono usate per l'abbellimento dei giardini e dei parchi, ma principalmente come siepi e soprattutto bordature.

I sintomi purtroppo spesso si confondono con quelli delle comuni virosi (raffreddori) facili in questo periodo: bruciore degli occhi, prurito del naso, rinorrea, starnuti, tosse, e qualche volta «respiro sibilante». Ma il normale raffreddore dura pochi giorni, l'allergia si prolunga e spesso è accompagnata da una classica iperemia del volto (arrossamento e bruciore). In questi casi è consigliabile praticare le prove allergologiche cutanee presso uno specialista.


La cura farmacologica ben condotta può facilmente dominare i sintomi. Raramente si sviluppa l'asma. Qualora fosse necessario, sempre su consiglio dello specialista, si può oggi praticare con sicurezza il vaccino per via infettiva e per via sublinguale.


Fonte: www.ilgiornale.it/

mercoledì 20 maggio 2009

Puzza di truffa!! La nuova legge europea sul biologico consente una contaminazione fino allo 0,9% di OGM!

La nuova legge europea sul biologico, entrata in vigore all’inizio del 2009, prevede che un alimento possa ancora chiamarsi biologico ed essere considerato e venduto come tale, pur in presenza di una contaminazione fino allo 0,9% di OGM (organismi geneticamente modificati).
Gli agricoltori biologici non sono affatto d’accordo su questo aspetto, che viene loro imposto. Una delle prerogative principali e una delle regole essenziali del biologico è che sia esente da OGM, in ogni fase di creazione di un alimento, dalla semina al prodotto finito. Tale prerogativa il mondo del biologico vuole conservare intatta, tramite le sue associazioni, e perciò, indipendentemente da cosa dice la legge, considera non biologico un alimento contaminato OGM.

Un alimento biologico inquinato con OGM è un puro non senso che può nascere solo in menti a loro volta “manipolate”, come lo sono gli organismi che vogliono promuovere.

E contrari agli OGM non sono solo i coltivatori e consumatori di alimenti biologici, ma anche la gran maggioranza di tutti i consumatori, anche quelli di alimenti convenzionali, così come quasi tutto il variegato mondo agricolo italiano, il quale vuole proteggere la qualità e il valore degli alimenti made in Italy, che sono di assoluta eccellenza mondiale, contraddistinti anche da svariati marchi di qualità.

UN MECCANISMO DIABOLICO
I ricercatori delle multinazionali degli OGM “sparano” dentro alle cellule di una pianta alcune sequenze di DNA prese da un altro tipo di organismo (per esempio da un batterio). La pianta sarà così modificata geneticamente perché costretta ad ospitare sequenze di DNA ad essa estranee.

Una volta che queste sequenze sono entrate la pianta rimane modificata per sempre.
Questa modifica viene brevettata. Supponiamo che, per esempio, alcune varietà di mais molto valide e produttive vengano modificate geneticamente e brevettate (e lo stesso gioco si può fare con qualsiasi tipo di pianta). Con il diffondersi della pianta modificata e con la contaminazione della impollinazione, attraverso vento o insetti, nel giro di alcuni decenni le piante non modificate non esisterebbero più e piante prima naturali, a disposizione di tutti, diverrebbero di esclusiva proprietà di poche multinazionali.

Abbiamo già sperimentato il caso del grano duro Creso, che è stato prodotto in Italia per lungo tempo e viene ancora prodotto. Era stato ottenuto per mutazione da raggi gamma prodotti da scorie nucleari.

Ora, dopo 4 decenni di produzione e commercio, si ha il forte sospetto che rappresenti una delle cause principali del grande aumento dei casi di celiachia. L’organismo umano tende ad essere intollerante nel lungo termine a ciò che viene manipolato artificiosamente! Per fortuna!
Che garanzie abbiamo che gli OGM non scatenino, nel lungo termine, allergie, tossicità, forme incontrollabili di tumori e quant’altro?

Leggi tutto l'articolo in: ilponente.com



giovedì 30 aprile 2009

Primavera tempo di graminacee e allergie


Primavera e allergia: quasi un "binomio" indivisibile. Nuvole di polline sembrano quasi annunciare la primavera e aprirgli le porte. La maggior responsabile di questi fenomeni è una famiglia di piante rappresentata su tutta la superficie terrestre da oltre 9000 specie: le graminacee ("Gramineae" o "Poaceae"). Una specie vegetale largamente diffusa e che rappresenta la maggiore componente erbacea di innumerevoli ambienti.
I fiori delle Graminacee, presenti in grande quantità nelle nostre colline e nei nostri parchi, sono disposti in infiorescenze dette "spighette", a loro volta sono riunite in strutture più complesse ("pannocchie" o "spighe").
Sono vegetali ubiquitari capaci di sopravvivono a condizioni climatiche estremamente variabili, al mare e in montagna, dall’equatore alla fascia sub-polare.
Le più "allergeniche" tra le graminacee sono le seguenti specie: Dactylis, Festuca, Poa, Lolium, Holcus, Phleum, oltre a diversi generi di cereali, quali grano, orzo, segale, avena, mais granoturco e riso.
L’immissione dei pollini in atmosfera è abbondante proprio nel periodo stagionale di pollinazione delle Graminacee (Aprile- Giugno), nelle giornate calde e con un’umidità del 60-90%. Tra i fattori che influenzano la produzione di pollini di queste piante erbacee o arbustive, oltre che alla temperatura e all’umidità, appaiono importanti anche le precipitazioni e l’intensità luminosa.

Come difenderci dalle prime reazioni allergiche "polline-dipendenti"?
Una soluzione quasi "banale" è data dalla riduzione del tempo trascorso all’aperto, specialmente in presenza delle condizioni ideali di impollinazione: 25-30 gradi di temperatura, giornate ventilate, umidità 60-90%, giornate soleggiate.

Preferibile quindi evitare le gite nelle ore mattutine, specie in giorni di sole particolarmente ventilati. è importante, inoltre, prestare attenzione alle giornate piovose ed in particolare alle ore successive alla pioggia: non è vero che la pioggia diminuisce sempre l'effetto degli allergeni nell'aria! La pioggia infatti frantuma il polline in una miriade di particelle che mantenendo intatto il loro potere allergizzante e trasportate dal vento, raggiungono più in profondità le vie respiratorie.

Meglio quindi viaggiare in auto con i finestrini chiusi e non andare in motorino o in bicicletta; evitare i luoghi in cui l’erba è stata tagliata di fresco.
Nei periodi critici l'ideale sarebbe trascorrere alcuni giorni di vacanza in zone marine o di montagna: a 600/1000 metri di quota le stesse piante liberano i pollini circa un mese più tardi rispetto alla pianura.Una attenzione particolare meritano i nostri occhi che come specchio dell’ambiente circostante, sono facile preda di forme di congiuntivite allergica scatenata dal contatto con i pollini: meglio quindi usare gli occhiali e non le lenti a contatto per evitare fastidiosi fenomeni di irritazione e proteggere i nostri occhi.

Fonte: sportmedicina.com

mercoledì 25 marzo 2009

Primavera, stagione di fiori e di allergie

Arriva la primavera e con lei i problemi legati alle più comuni allergie respiratorie. Ecco come prevenirle e curarle.
Sempre più persone con l’avvicinarsi della primavera sono vittime di allergie respiratorie. Per molti sembra quasi impossibile uscire di casa, perché le alte concentrazioni di pollini causano disturbi respiratori e uno stato di generale disagio fisico.
I dati poi danno segnali di emergenza per l’incremento costante di soggetti colpiti: la pollinosi è una delle malattie più diffuse al mondo, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità in Italia si stima che ogni anno circa nove milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie derivanti dalla presenza di pollini nell’aria e quattro milioni di essi ricorrono a cure.

Ma cosa sono esattamente i pollini e cosa provocano?
I pollini di piante arboree o erbacee sono responsabili della cosiddetta pollinosi, ovvero di tutte quelle manifestazioni allergiche tipiche della primavera, quali starnuti ripetuti, naso chiuso o congestionato, pizzicore e lacrimazione degli occhi, fino all’asma.
Considerato che il 15-20 per cento della popolazione italiana soffre di allergie e che dai dati emerge un fenomeno in crescita, soprattutto tra i più giovani e le donne, quali sono le cause scatenanti tra i fattori di tipo genetico e ambientale che facilitano lo scatenarsi dell’allergia?
Le allergie sono scatenate dagli ‘allergeni’, sostanze, tra cui anche i pollini, capaci di indurre una risposta immunitaria di tipo allergico in un ospite suscettibile.
Numerosi studi dimostrano che le caratteristiche genetiche dell’ospite sono molto importanti nello sviluppo di allergie, anche se attualmente non sono ancora stati ben definiti i geni coinvolti nelle reazioni.
Ma anche altri fattori, esterni, contribuiscono a rendere l’uomo suscettibile alle allergie: gli inquinanti industriali, il fumo di sigaretta e le infezioni virali che alterano i comuni meccanismi di difesa. E’ anche vero che l’inquinamento atmosferico ha alterato la pollinazione delle piante stesse. I pollini in base alla loro specie hanno una propria stagionalità, ma questa negli ultimi anni è stata stravolta e i periodi di pollinazione risultano estremamente allungati.
Nella primavera precoce, fin da febbraio, iniziano le piante arboree;
da aprile a giugno pollinano le Graminacee,
nei mesi estivi e autunnali le Composite, tra cui Ambrosia e Artemisia;
c’è poi la Parietaria che in Italia, a seconda delle aree geografiche, copre il periodo primaverile ed estivo.

In presenza quindi di più allergeni e di un intervallo temporale che va ben oltre il mese di marzo, quali sono i principali consigli per prevenire e giocare d’anticipo?
Una volta diagnosticata l’allergia respiratoria e identificato l’allergene responsabile è possibile eseguire l’immunoterapia specifica, più comunemente nota come vaccino. Consiste nella somministrazione, per bocca o tramite iniezione, di dosi crescenti dell’allergene in modo da alterare la risposta immunologica dell’ospite e migliorare negli anni i sintomi clinici. Si tratta di una terapia che va protratta per alcuni anni, ma che spesso permette di ridurre notevolmente i sintomi, soprattutto l’asma.
E per chi ha invece un forte attacco allergico in corso può essere utile ricorrere agli antistaminici? Nel ‘pieno’ dell’allergia è utile ricorrere a terapie sintomatiche in grado di ridurre i sintomi e l’infiammazione che ne sta alla base. Quindi sì ad antistaminici - quelli di ultima generazione danno sempre meno sonnolenza - e alla terapia topica oculare, nasale o bronchiale con cromoni, cortisone o broncodilatatori, sempre a discrezione dello specialista curante.

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