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sabato 12 gennaio 2013

Gruppo di Scienziati slovacchi scoprono la chiave per identificare la celiachia






Un team di scienziati guidati da Martin Hajduch dell’Accademia slovacca delle scienze (SAV) ha sviluppato con successo un metodo accurato ed efficace di diagnosi di malattia celiaca. Questa scoperta consente di determinare con precisione la quantità di tracce di proteine del grano che causano la malattia celiaca, come pure varie altre allergie.  «Il metodo si basa su una tecnologia all’avanguardia con l’utilizzo della proteomica quantitativa MSE», ha detto il team leader Martin Hajduch, scienziato dell’Istituto di Genetica Vegetale e Biotecnologie della SAV.



I metodi attuali studiano soprattutto la risposta immunitaria, e a volte non riescono a indicare tutte le sostanze che causano i problemi. Con la nuova procedura introdotta in Slovacchia, invece, attraverso la spettrometria di massa si possono analizzare centinaia di proteine, ed è possibile studiare più approfonditamente questa malattia, verificando in modo più accurato i prodotti alimentari per i celiaci per evitare l’utilizzo di proteine che possono provocare problemi, sottolinea Hajduch, rimarcando che si tratta ancora di una ricerca di base, necessaria tuttavia per poter in seguito procedere alla ricerca applicata. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Proteomics, periodico scientifico ufficiale dell’Associazione europea di proteomica.

Il sostegno finanziario per la ricerca è stato fornito dalla statunitense Syngenta Biotechnology, aziende leader.....
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domenica 25 novembre 2012

Celiachia: sembra che le origini della malattia siano molto più antiche di quanto si pensasse.






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Alcuni ricercatori dell’Università Cattolica di Roma hanno estratto i geni della celiachia dallo scheletro di una ragazza risalente al I secolo A.C., ritrovato nel sito archeologico di Cosa, nei pressi di Ansedonia in Toscana.
L’estrazione e l’esame del Dna del reperto effettuato dai genetisti del Centro di Antropologia Molecolare per gli studi sul Dna antico dell’Università di Tor Vergata, sembrano confermare che quella ragazza possedeva i geni che predispongono alla malattia da intolleranza al glutine e di conseguenza la celiachia abbia avuto una origine molto più lontana di quanto si pensasse e che abbia fatto parte della storia dell’uomo fin dall’introduzione del grano nella nostra alimentazione.

La giovane è certamente morta in condizioni di deperimento fisico, come testimoniato dalla bassa statura, dall’osteoporosi, dall’ipoplasia (sviluppo incompleto) dello smalto dentale e da una caratteristica porosità dell’osso, segno di anemia. «Poiché la ragazza di Cosa apparteneva di certo a una famiglia agiata (come si desume dai gioielli che la ragazza indossava al momento del ritrovamento e dalle caratteristiche della sua tomba) , non è pensabile che tutti questi segni di malnutrizione che il reperto siano dovuti a condizioni di scarsa disponibilità di cibo», spiega direttore della UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia del Policlinico A. Gemelli di Roma Antonio Gasbarrini. «Questi elementi hanno fatto supporre che la “ragazza di Cosa” potesse essere affetta da celiachia. Di qui è partita l’idea di isolarne e analizzarne il Dna per vedere se la giovane avesse i geni predisponenti alla malattia».

La prova genetica offerta da questo studio, insieme a tutti gli altri segni fisici riscontrati sul reperto, avvalorano l’ipotesi che la “ragazza di Cosa” sia il primo caso documentato di celiachia della storia.

Fonte: healthdesk.it/ricerca



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