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giovedì 11 marzo 2010

Benzina dalle alghe, allo studio microrganismi modificati in grado di produrre energia

Il motore a scoppio si sa funziona con qualsiasi sostanza che, una volta vaporizzata, sia in grado di generare una esplosione che dia la spinta per possa muovere un cilindro.

I propellenti al momento più utilizzati sono: la benzina, il diesel e il gas liquido, ma nessuno vieta di impiegare anche alcool prodotto dalla fermentazione di sostanze vegetali. In Brasile, per esempio, buona parte degli automezzi da tempo viaggiano ad alcool, prodotto dalla fermentazione di cereali e canna da zucchero con notevoli vantaggi sia per i fumi di scarico che sono meno inquinanti rispetto ai tradizionali idrocarburi, che contengono sostanze nocive per la salute.

Di conseguenza, la ricerca si sta orientando verso l’individuazione di piante in grado di essere utilizzate per la produzione di carburanti e che non comportino elevati rischi per la salute.
Tra le linee di studio attualmente nei laboratori spicca l’ingegneria genetica e in particolare  quelle basate sulla fermentazione alcolica provocata da microrganismi unicellulari.

Tali microrganismi, di diversa natura (batteri, funghi, anche alghe), agiscono con diversi meccanismi e producono diverse sostanze. Di molti di questi microrganismi si sta effettuando la mappatura del genoma: l’obiettivo è intervenire in modo da modificarli rendendo il processo più efficiente e, soprattutto, attuabile anche con materiali non costosi, facilmente reperibili e non utilizzabili per altri motivi. Per esempio, i residui delle lavorazioni industriali degli alimenti, piante spontanee infestanti, oppure piante specificatamente coltivate ma anch’esse modificate nel loro genoma per essere adatte allo scopo. Si pensa anche a colture di alghe microscopiche in vasche apposite.

Un'altro grande sogno degli scienziati è riprodurre artificialmente la fotosintesi clorofilliana dove le cellule verdi delle piante, sotto l’azione della luce, assorbono anidride carbonica e producono energia chimica e glucosio. Quando gli scienziati ne scopriranno il meccanismo e saranno riusciti a riprodurlo artificialmente ne avremo un gran numero di vantaggi, avremo una fonte energetica a basso costo e non inquinante.
 
Fonte: http://www3.lastampa.it/ambiente

venerdì 27 febbraio 2009

Lo sceicco proibisce i biocarburanti! 'Sono composti da alcool', non consoni all'Islam.


Secondo lo Sceicco Mohammed al-Najimi, i biocarburanti non sono consoni alla religione islamica. Dice infatti il religioso: 'sono essenzialmente composti da alcol '.
Ma ha anche precisato che il suo parere non deve essere considerato una fatwa o un pronunciamento giuridico dell’Islam, ma deve indurre i leader islamici a studiare il problema.
Al-Najimi ha detto che il divieto dell’uso dei biocarburanti dovrebbe essere esteso a tutti i Paesi islamici (tra cui l’Indonesia la cui popolazione è per 86% musulmana) e dovrebbe toccare anche quei musulmani che vivono e studiano all’estero e che potrebbero usare veicoli che vanno a biocarburanti o che usano miscele addizionate.
Infatti, ha specificato lo Sceicco allo Shams, giornale arabo, che il Profeta Maometto ha proibito tutto ciò che ha a che fare con l’alcol, inclusa la vendita, l’acquisto, il trasporto, il berlo, il servirlo e il produrlo.


Fonte: Ecoblog

sabato 27 dicembre 2008

Modificare le piante per produrre piu' etanolo


Secondo una recente ricerca, svoltasi presso la Penn State University, per migliorare la produzione di etanolo e' sufficiente modificare alcune piante, a struttura legnosa, inserendo un particolare gene per facilitare la disgregazione della lignina.
Tale accorgimento consentirebbe di mettere a punto un ciclo di produzione dell’etanolo più economico e meno inquinante.
La lignina e' essenziale per le piante essa e' costituita da fasci di cellulosa e fornisce alle piante la necessaria robustezza strutturale e una barriera protettiva nei confronti dei parassiti.
Il legno nasconde in se' una enorme quantita' di energia che per essere estratta richiede enormi quantità di calore e di sostanze chimiche caustiche a causa della eccessiva resistenza della lignina.
I ricercatori, con questa scoperta, hanno cercato di modificare i legami presenti all’interno della lignina, senza compromettere né la biosintesi della sostanza né la rigidità strutturale della pianta.
Hanno quindi estratto un gene dai fagioli per inserirlo nel genoma del pioppo. Tale gene codifica per una proteina che si inserisce tra le molecole di acidi e alcoli fenilpropilici che costituiscono la struttura polimerica tridimensionale della lignina.
Si ottiene cosi' un tipo di lignina non molto differente da quella normale in termini di resistenza, ma grazie alla nostra modifica è possibile scindere il polimero utilizzando enzimi che attaccano le proteine, tra l’altro già disponibili sul mercato, invece di quelli che attaccano la lignina stessa.
Fonte: L'Espresso
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