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mercoledì 4 dicembre 2013

Acne: una nuova cura dalle alghe?












Acne: una nuova cura dalle alghe?

Acne, una nuova cura in vista? Un prezioso aiuto potrebbe provenire dagli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6, che non sono contenuti soltanto in pesci come il salmone, ma anche in altri alimenti, ad esempio le alghe. Proprio le alghe marine conterrebbero alcuni acidi grassi essenziali in grado di contrastare un batterio responsabile dell'acne e di altri problemi della pelle.


Lo studio in questione è stato condotto dagli scienziati dell'Università di Stirling, in Scozia, I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Marine Drugs. Gli scienziati marini hanno fatto riferimento soprattutto alle alghe brune, oltre che ad altre tipologie di alghe presenti nel mare.
Gli acidi grassi Epa omega 3 e Dgla omega 6 presenterebbero proprietà antinfiammatorie, in grado di contrastare il batterio Propionibacterum acnes e lo Staphylococcus aureus. Gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena attirano l'attenzione degli esperti per la possibilità di mettere a punto nuovi trattamenti topici grazie alle loro proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie.

Prosegui la lettura su: greenme.it/vivere/salute-e-benessere














mercoledì 21 novembre 2012

Scoperte alcune piante che ottengono energia sfuttando altre piante!






Un gruppo di ricercatori tedeschi ha ottenuto significativi risultati che potrebbero rivoluzionare in maniera importante il futuro della bioenergia.

I fiori hanno bisogno di acqua e luce per crescere. Anche i bambini imparano che le piante utilizzano la luce solare per raccogliere l’energia dalla terra e dall’acqua. Ora i ricercatori di un gruppo guidato dal professor Olaf Kruse dell’Università di Bielefeld hanno fatto una scoperta rivoluzionaria, dimostrando che c’è una pianta che utilizza un’alternativa per accumulare energia.

Questi scienziati hanno confermato per la prima volta che l’alga verde Chlamydomonas reinhardtii, non solo si impegna nella fotosintesi, ma  ha anche una fonte di energia alternativa, che viene dalle altre piante. Questa scoperta potrebbe anche avere un impatto importante sul futuro della bioenergia.

Foto: Bielefeld University

La ricerca è stata pubblicata sull’edizione online del numero del 20 novembre della rivista Nature Communications. Finora, si credeva che solo vermi, batteri e funghi potessero digerire la cellulosa vegetale utilizzandola come fonte di carbonio per crescere e sopravvivere. Le piante, invece,  si impegnano nella fotosintesi di biossido di carbonio, acqua e luce. In una serie di esperimenti, il professor Olaf Kruse e il suo team hanno coltivato le alghe verdi microscopiche, Chlamydomonas reinhardtii, in un ambiente povero di anidride carbonica e hanno osservato che queste piccole piante monocellulari possono ottenere energia dalla cellulosa dei vegetali vicini.

L’alga secerne gli  enzimi (i cosiddetti enzimi di cellulosa), che digeriscono  la cellulosa, rompendola in componenti più piccoli. Questi vengono poi trasportati nelle celle e si trasformano in una fonte di energia, così l’alga può continuare a crescere.
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Prosegui su: http://gaianews.it/green-economy/ la lettura dell'articolo.




lunedì 7 giugno 2010

SOS salviamo i coralli, sperimentata una nuova tecnica, una sorta di giardinaggio marino, basta trapiantare rametti di corallo rotti sulle barriere coralline e presto si riprodurranno.

Le barriere coralline del mondo sono a richio estinzione, cominceranno a disintegrarsi entro la fine del secolo, come conseguenza dell'aumento di anidride carbonica che rende gli oceani più acidi. L'allarme è stato lanciato dagli scienziati che hanno identificato il 'punto di non ritorno' dell'ecosistema dei coralli, ovvero il momento in cui la capacità delle barriere di rigenerarsi verrà sorpassata dalla velocità con cui si disgregano.

Tra i numerosi rimedi che sono stati ipotizzati o messi in campo per la salvaguardia delle barriere è stata prospettata una soluzione semplice ed economica per tenerle in vita rigogliose. Si tratta di una sorta di giardinaggio marino: basta trapiantare rametti di corallo rotti sulle barriere coralline e questi nel giro di qualche anno formeranno nuovi grandi coralli adulti, del tutto reintegrati nella barriera.

Questa tecnica è stata testata con successo al largo delle Isole Vergini britanniche le cui barriere coralline sono messe a dura prova dalle tempeste. Non serve essere un giardiniere esperto per sapere che piantando un rametto rotto ne può nascere una nuova pianta grande e rigogliosa: il rametto (o talea) interrato emette radici e genera un nuovo individuo.
Gli esperti hanno provato a fare lo stesso con pezzi di corallo: hanno 'piantato' rametti di corallo danneggiati, scoprendo nel giro di pochi mesi molte di queste microcolonie 'attecchiscono' a perfezione e in alcuni anni riescono a formare nuovi grandi banchi corallini.

Le barriere coralline attualmente sono condannate a scomparire quasi totalmente, considerando che la loro salute è legata alla crescita delle temperature e all'acidificazione degli oceani, oltre che allo sviluppo delle coste, all'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche e all'inquinamento.
Dal 1950 è già scomparso il 20% delle barriere coralline, un altro 20% è a rischio di collasso, mentre il 58% è minacciato dalle attività umane (di cui l'80% nel Sudest asiatico).

Fonte: ANSA

giovedì 11 marzo 2010

Benzina dalle alghe, allo studio microrganismi modificati in grado di produrre energia

Il motore a scoppio si sa funziona con qualsiasi sostanza che, una volta vaporizzata, sia in grado di generare una esplosione che dia la spinta per possa muovere un cilindro.

I propellenti al momento più utilizzati sono: la benzina, il diesel e il gas liquido, ma nessuno vieta di impiegare anche alcool prodotto dalla fermentazione di sostanze vegetali. In Brasile, per esempio, buona parte degli automezzi da tempo viaggiano ad alcool, prodotto dalla fermentazione di cereali e canna da zucchero con notevoli vantaggi sia per i fumi di scarico che sono meno inquinanti rispetto ai tradizionali idrocarburi, che contengono sostanze nocive per la salute.

Di conseguenza, la ricerca si sta orientando verso l’individuazione di piante in grado di essere utilizzate per la produzione di carburanti e che non comportino elevati rischi per la salute.
Tra le linee di studio attualmente nei laboratori spicca l’ingegneria genetica e in particolare  quelle basate sulla fermentazione alcolica provocata da microrganismi unicellulari.

Tali microrganismi, di diversa natura (batteri, funghi, anche alghe), agiscono con diversi meccanismi e producono diverse sostanze. Di molti di questi microrganismi si sta effettuando la mappatura del genoma: l’obiettivo è intervenire in modo da modificarli rendendo il processo più efficiente e, soprattutto, attuabile anche con materiali non costosi, facilmente reperibili e non utilizzabili per altri motivi. Per esempio, i residui delle lavorazioni industriali degli alimenti, piante spontanee infestanti, oppure piante specificatamente coltivate ma anch’esse modificate nel loro genoma per essere adatte allo scopo. Si pensa anche a colture di alghe microscopiche in vasche apposite.

Un'altro grande sogno degli scienziati è riprodurre artificialmente la fotosintesi clorofilliana dove le cellule verdi delle piante, sotto l’azione della luce, assorbono anidride carbonica e producono energia chimica e glucosio. Quando gli scienziati ne scopriranno il meccanismo e saranno riusciti a riprodurlo artificialmente ne avremo un gran numero di vantaggi, avremo una fonte energetica a basso costo e non inquinante.
 
Fonte: http://www3.lastampa.it/ambiente
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