domenica 26 febbraio 2012

Donne più protette da ictus: Aumentiamo il consumo di frutta in particolare: arance e pompelmi

Le donne che mangiano regolarmente arance, pompelmi e gli agrumi in generale sono più protette contro l’ictus, l’infarto cerebrale.

 Lo hanno scoperto i ricercatori della Norwich Medical School - University of East Anglia (Usa) esaminando il consumo di agrumi da parte di circa 70mila donne americane.
La ricerca, pubblicata su Stroke, puntava a scoprire i benefici generali dei flavonoidi, antiossidanti naturali presenti nella frutta, nella verdura, nel cioccolato e nel vino rosso.

Gli scienziati si sono imbattuti in un dato interessante. Il consumo di flavonoidi riduce il rischio di ictus, ma quello di arance, pompelmi e limoni ha un ulteriore beneficio, proteggendo fino al 19% in più dal pericolo di ictus.
Merito dell’azione anti-infiammatorio dei flavonoidi. “È noto che i flavonoidi favoriscono il funzionamento dei vasi sanguigni e un effetto anti-infiammatorio", spiegano i ricercatori.
A far bene potrebbe essere anche l’alto tenore di vitamina C degli agrumi, riconosciuta come un fattore di riduzione dell’ictus. Il consiglio dei ricercatori è di preferire la frutta fresca ai succhi di frutta, per evitare gli zuccheri aggiunti.
E non bisogna dimenticare che in alcuni casi il consumo elevato di agrumi può interferire con alcuni farmaci, potenziando, ad esempio, i calcioantagonisti, le statine o gli anti-staminici, mentre secondo una ricerca belga potrebbe ridurre l’azione di un antitumorale, il tamoxifene.
Infine il consumo eccessivo di succo di pompelmo è sconsigliato in gravidanza e allattamento e quando si soffre di ipertensione.

di Cosimo Colasanto (25/02/2012)

Fonte: Il Sole 24 Ore.

sabato 25 febbraio 2012

I vegetali colorati sono adesso in grado di sviluppare energia elettrica




Il gruppo 'Solare' (Spettrofotometria optoelettronica luminescenza analisi termica rilassamenti energia) dell'Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) del Cnr di Messina, in collaborazione con gruppi di ricerca nazionali e internazionali, ha realizzato celle solari 'fotoelettrochimiche' grazie ai pigmenti naturali.

"Questi dispositivi utilizzano betalaine e antociani", spiega Gaetano Di Marco dell'Ipcf-Cnr, "molecole naturali responsabili della colorazione di molti vegetali e particolarmente abbondanti in arance rosse, more, melanzane, fichi d'India, uve. Quando i pigmenti vengono investiti dalla radiazione luminosa (energia solare), la trasferiscono ai propri elettroni che, attraverso una serie di processi chimico-fisici, chiudono il circuito producendo elettricità".


Il sistema si ispira alla fotosintesi clorofilliana e si pone come possibile alternativa a quello delle celle al silicio degli impianti fotovoltaici convenzionali. "Attualmente il rendimento energetico delle nostre celle solari è prossimo al 2%, tuttavia i dispositivi mostrano una buona stabilità termica e un'efficienza costante anche in condizioni di illuminazione critica", sottolinea Giuseppe Calogero, che lavora al progetto con Di Marco. "Partendo dallo studio dei coloranti naturali come le antocianine contenute nelle arance rosse di Sicilia, nel gelso rosso e in altri frutti colorati o come le betalaine presenti nelle rape e nei fichi d'india, siamo riusciti a intrappolare tali pigmenti su elettrodi trasparenti mesoporosi per raccogliere l'energia solare e trasformarla in elettrica" spiegano i ricercatori del Cnr.


da Almanacco della Scienza - N. 3 - 15 feb. 2012

 Fonte: http://www.georgofili.info

venerdì 24 febbraio 2012

E' tempo di gerani, pianta tipica per terrazzi, balconi o aiuole.




Il Geranio è una pianta originaria del Sud Africa appartenente alla famiglia delle Geraniacee.
E' la tipica pianta da terrazza o da balcone ma può essere coltivata anche nelle aiuole.
E' di natura cespugliosa e produce grandi ombrelle di fiori che possono essere di vari colori, rossi, bianchi, rosa, lilla.

La fioritura inizia in primavera e prosegue fino all'autunno.
Per quanto riguarda la coltivazione di queste piante dobbiamo ricordarci che il geranio non resiste ai climi invernali delle nostre zone, in questi periodi è quindi necessario ricoverarli in apposite serre amatoriali o professionali, per proteggerli da gelate e sbalzi di temperatura che comprometterebbero la loro salute, impedendo la rifioritura estiva.
Ad aprile, quando la temperatura inizia ad essere più calda, si può iniziare a portare i vasi all'aperto. I gerani infatti richiedono molta esposizione al sole e posizioni ben illuminate.
La temperatura ideale per la coltivazione del geranio è tra i 15 ed i 25 gradi, condizioni diverse causano stress ambientali che limitano la fioritura e lo sviluppo della pianta.

Il geranio è molto esigente in fatto di elementi nutritivi, richiede un alto contenuto in Azoto (utilizzato soprattutto nelle fasi iniziali per formare nuovi germogli e, in seguito, per le nuove fioriture) e in Potassio (per formare il colore e il profumo dei fiori e per fornire robustezza alla pianta), oltre che a ferro per evitare gli ingiallimenti da clorosi ferrica. Per questo motivo sono consigliate, nel periodo di fioritura, delle concimazioni quindicinali, meglio se effettuate con un concime liquido diluito e somministrato tramite l'acqua di irrigazione.




LE MALATTIE DEL GERANIO
I gerani coltivati in giardino, terrazzo e balcone sono soggetti ad intemperie e ad attacchi parassitari. Va posta, quindi, molta attenzione nella sua cura, in quanto il geranio è soggetto ad un vasto numero di malattie ed è preda di molti tipi di insetti che risultano essere molto dannosi e se trascurati, addirittura mortali.

Tra le malattie più diffuse ci sono quelle del colletto (la zona che collega le radici e il fusto): queste malattie possono essere causate da vari tipi di funghi. A inizio coltivazione è frequente l’insorgere del Fungo Rhizoctonia solani, il cui sintomo più tipico si osserva appunto nella zona del colletto, dove si verificano imbrunimenti che possono diffondersi fino allo stelo o addirittura fino agli apparati radicali, creando marciumi. Per prevenire gli attacchi di questo tipo, è buona norma evitare ristagni d’acqua nel vaso, evitare di mettere le piante molto fitte nei vasi, per non creare situazioni eccessivamente umide che favoriscano la diffusione della malattia. I gerani, infatti, soffrono più l’acqua stagnante che la sua carenza.

Per proteggere i nostri gerani, non possiamo dimenticarci dei tanti insetti dei quali possono essere facilmente preda. Sappiamo infatti che queste piante, essendo colture tipicamente primaverili, sono molto soggetti agli attacchi dei Tripidi, che si traducono in deformazioni delle foglie e delle nervature, insorgenza di bolle e, se l’attacco si verifica in un stadio vegetativo avanzato, screziature e rotture di colore sui petali dei fiori. Gli Afidi, invece, producono un abbondante quantità di sostanza zuccherina chiaramente visibile sulle foglie. Occorre prestare molta attenzione anche ai possibili attacchi della Mosca Bianca, in quanto questo fastidioso insetto ha la capacità di riprodursi lungo tutto il corso dell’anno, tanto che debellarlo risulta difficoltoso.

lunedì 20 febbraio 2012

Fotovoltaico a Concentrazione Un Nuovo Chip Made in Italy, capaci di trasformare il 45% della luce solare ricevuta in corrente elettrica.




Una cascina appena ristrutturata fuori Piacenza, a casino Mandelli. Classica architettura lombarda di due secoli fa. Ma dentro 15 ricercatori lavorano nelle “clean room” e su macchine di frontiera a un obiettivo ambizioso. Entro due-tre anni produrre chip fotovoltaici da record, capaci di trasformare il 45% della luce solare ricevuta in corrente elettrica (oggi un pannello fotovoltaico standard arriva al 18%). E’ soprattutto lavorare su luce concentrata pari a 500 o persino mille soli equivalenti.

Fotovoltaico a Concentrazione Made in Italy

E’ l’anima dell’investimento avviato lo scorso novembre da RSE, Ricerca di sistema energetico, il centro pubblico (ex Cesi-ricerca) controllato dal GSE, e dedicato agli studi a lungo termine sulle frontiere dell’energia. “Il nuovo laboratorio di Piacenza fa parte di un progetto europeo Apollon, che ormai due anni – spiega Stefano Basseghini, amministratore delegato di RSE -. E’ un programma con 16 partner e da 12 milioni di euro su 5 anni di cui RSE è il coordinatore. L’obiettivo è sviluppare sistemi fotovoltaici a concentrazione e ad alta efficienza a costi competitivi con pannelli fotovoltaici tradizionali. E aprire anche una nuova partita industriale, europea, su un fotovoltaico ormai dominato dalle produzioni cinesi.

Di che si tratta è presto detto: i chip solari prodotti a Piacenza sono piastrine translucide di due millimetri quadrati. Piccolissime. Ma sopra di loro sistemi ottici a lenti e specchi concentrandola radiazione solare mille volte. La dissipazione del calore deve essere perfetta. E il supporto deve muoversi con precisione sull’allineamento al sole, non superando scostamenti di due gradi. In queste condizioni il sistema a concentrazione può produrre energia elettrica, per ogni chip solare, con un rapporto pari a sette metri quadri di pannelli fotovoltaici tradizionali.Con un risparmio di spazio, alta produttività solare e insensibilità alle variazioni di temperatura tali da rendere questa tecnologia molto allettante – spiega Besseghini – soprattutto per chi vuole produrre energia da rinnovabili su vasta scala, come imprese o utilities”.

Superare il Record di Efficienza Attuali

C’è però un problema di costi. Nei primi due anni Apollon ha lavorato sull’ottimizzazione delle tecnologie esistenti (micro-solari, ottiche, meccanica di precisione). “Ora però si tratta di andare oltre, fino a raggiungere l’obiettivo di due euro per watt, dai sette-otto attuali. A quella soglia il fotovoltaico a concentrazione comincerà a “mordere” sul mercato”, prevede Besseghini....
Prosegui la lettura su: www.genitronsviluppo.com

domenica 19 febbraio 2012

Come ottenere plastica dalle piante


Ottenere plastica dalle biomasse era già possibile ma non ancora economico e nemmeno efficiente, da oggi ci ha pensato un nuovo studio dell'Università di Utrecht. La sperimentazione ha messo a punto una nuova tecnica che consente una efficienza del 60% senza generare gas tossici. Il futuro della plastica senza petrolio è già iniziato.


Lo studio è stato condotto in Olanda dove i ricercatori dell’università di Utrecht diretti da Hirsa Maria Torres Galvis e  pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science, per ottenere tramite sintetizzazione, materiali plastici dalle biomasse.


Il vantaggio è evidente, presto la tanto inquinante plastica potrebbe non essere più un problema, dal momento che la sostanza base sarà ottenuta trasformando le piante in etilene e polipropilene, ovvero i componenti base delle materie plastiche.



Il segreto del successo è nel catalizzatore utilizzato per favorire le reazioni chimiche di trasformazione: nanoparticelle di ferro sistemate su un letto di nanofibre di carbonio.
Gli oggetti di plastica, i detergenti, i solventi, i cosmetici e i farmaci sono fatti tutti della stessa pasta: le olefine, cioè molecole costituite da atomi di carbonio e idrogeno. Tradizionalmente, per ottenere le olefine si parte da derivati del petrolio come la nafta, che vengono trasformati tramite reazioni di decomposizione termochimica.


Allo scopo di ridurre la dipendenza dal petrolio, che comincia a scarseggiare e a costare sempre di più, i chimici lavorano da tempo per cercare di produrre olefine utilizzando procedimenti e materie prime alternativi.
L’equipe di Torres Galvis ha cercato di superare il problema utilizzando come catalizzatore nanoparticelle di ferro sistemate su un supporto chimicamente poco reattivo come il carbonio. In questo modo, speravano di garantire alle nanoparticelle il necessario sostegno meccanico senza però alterarne l’attività. L’intuizione si è rivelata vincente: con questo catalizzatore, i ricercatori sono riusciti a produrre olefine a partire da biomasse con un’efficienza del 60 per cento e senza generare gas inquinanti come il metano.
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