mercoledì 29 dicembre 2010

Inquinamento ambientale: dalla Francia un aiuto viene fornito dalle piante

La lotta contro l'inquinamento in Francia può trarre benefici dall'aiuto di alcune piante.
Si tratta di quello che viene ormai definita fitodecontaminazione, di cui abbiamo già parlato nel precedente post:  Arrivano le piante mangia-metalli. Come risanare, con la coltivazione di piante, i terreni inquinati da metalli pesanti a causa delle attività umane.


Tale tecnica consiste nell’utilizzare alcune piante e i diversi microrganismi presenti nelle loro radici per togliere dalle acque di scarico e dai terreni che si trovano presso le zone industriali le sostanze nocive responsabili dell’inquinamento ambientale e dei danni ambientali da esso provocati.
La soluzione è stata adottata con successo sia dai piccoli centri che da grandi città, insieme alle opportunità offerte dai consueti depuratori.


Tutto dipende dal tipo di impatto ambientale che riusciamo a mettere in atto. È vero che l’impatto ambientale può essere ridotto accumulando di meno, in vista di un consumo ecocompatibile. Ma non basta solo questo. A volte per portare beneficio contro gli effetti dell’inquinamento si può ricorrere a metodi alternativi, come appunto il fitorimedio. Quest’ultimo è riuscito a determinare una qualità migliore dell’acqua e una trasformazione del paesaggio all’insegna della natura. In certi casi l’acqua è addirittura diventata balneabile e sono stati messi a punto giardini, con i quali è stato possibile nascondere alla vista le fabbriche.



Naturalmente bisognerebbe tenere presente che il metodo ha anche dei limiti. Per essere applicato occorrono dei terreni spaziosi e i vantaggi riscontrabili richiedono la messa in atto di un percorso più lungo nel tempo rispetto a quello garantito dalla depurazione chimica. Tuttavia l’aiuto messo a disposizione dalle piante contro l’inquinamento delle acque e del suolo non è affatto da sottovalutare, se si vuole rientrare nella classifica dei Paesi più ecologici in fatto di sostenibilità ambientale.


Fonte: Ansa

martedì 21 dicembre 2010

Frutta e verdura: un mix utile per combattere anche l’artrosi

Per una alimentazione equilibrata non possiamo dimenticarci di aggiungere frutta e verdura, compresi aglio e cipolla. Fanno molto bene alla salute, migliorando la bellezza della pelle, regolando la pressione e il colesterolo e proteggendo le articolazioni dai danni del tempo.

Lo ha scoperto Frances Williams, epidemiologa del King’s College di Londra, che ha analizzato gli effetti di queste verdure su coppie di gemelli sani di oltre 60 anni. Durante l’indagine i medici hanno tenuto conto dell’età, dell’indice di massa corporea e del livello di attività fisica, tutti elementi che potevano «falsare» il risultato.

La cosa certa, su cui dovremmo riflettere e fare nostra in previsione anche di una vecchiaia serena, e che chi d’abitudine mangia molta frutta e verdura vede ridursi in maniera significativa il rischio di artrosi dell’anca. I cibi che danno maggiore risultato sono i frutti, tutti tranne gli agrumi, e alcune verdure, in particolar modo aglio, cipolle e scalogni.

Per giungere a questa tesi, i ricercatori hanno analizzato in vitro gli effetti di un composto derivato dall’aglio, il diallil-disulfide. Questa sostanza sembra capace di azzerare l’espressione, indotta dalle citochine infiammatorie, delle metalloproteinasi della matrice extracellulare, enzimi che in caso di artrosi hanno un ruolo chiave nell’alterazione e nella distruzione delle articolazioni.

Ovviamente per essere più sicuri e applicare questa scoperta alla medicina ci vogliono altre indagini. Intanto però non fate una dieta selezionata volta ad escludere alcuni cibi piuttosto che altri. E poi mi raccomando non fate mai mancare tanta frutta e verdura.


Arrivano le piante mangia-metalli. Come risanare, con la coltivazione di piante, i terreni inquinati da metalli pesanti a causa delle attività umane.

Recenti studi hanno dimostrato l'efficacia della fitodecontaminazione, mediante cui, girasoli, mais e brassica possono essere impiegati come sistemi di disinquinamento.

"Elevate concentrazioni di metalli in forma diffusa e parcellizzata quali polveri, microparticelle presenti nell'aria, nel suolo e nelle acque", spiega Franco Gambale, direttore dell'Istituto di biofisica (Ibf) del Cnr di Genova, "possono avere gravi conseguenze sulla salute umana e tra i metalli pesanti il piombo è l'elemento più diffuso. Le tecniche utilizzate fino a oggi, con elementi chimici, hanno limiti oggettivi sia per i costi di bonifica delle aree interessate, sia per gli effetti successivi al trattamento: perdita della fertilità e altre gravi alterazioni di natura chimica, fisica e biologica, tali che le aree inquinate rimangono inutilizzate per decine di anni".

La fitodecontaminazione, al contrario, è un processo di purificazione naturale, in quanto, continua il direttore dell'Ibf-Cnr "sfrutta la capacità delle piante di assorbire elementi e composti dal suolo per poi concentrarli nelle parti mietibili (fusto e foglie). Le piante in questione, se opportunamente trattate con sostanze dette chelanti, che servono a rendere estraibili i metalli inquinanti, funzionano come pompe che operano a energia solare, in grado di assorbire dall'acqua e dal terreno non solo i sali minerali necessari per la propria sussistenza, ma anche elementi tossici minerali e/o organici".
 
Espletata la loro funzione, le piante vengono raccolte e incenerite a bassa temperatura, in modo da evitare la reimmissione degli agenti inquinanti nell'atmosfera e da restituire all'uomo, e alle sue attività, suoli prima perduti.

Ma i benefici non si limitano a questo. "La biomassa ottenuta", prosegue Gambale, "può essere utilizzata per generare gas da impiegare per la produzione di energia e i residui minerali possono essere riciclati o inglobati, per esempio, in matrici cementizie. Le ceneri possono infine essere smaltite in discariche attrezzate a costi di gran lunga inferiori rispetto a quelli necessari per lo smaltimento del suolo, in considerazione del minor volume del materiale contaminato".

Alcuni anni fa, nel comune di Arcola, in provincia di La Spezia, su un terreno contaminato da piombo adiacente a uno stabilimento industriale, è stata effettuata una prima sperimentazione di bonifica con la tecnica della fitodecontaminazione. L'esperimento faceva parte del progetto ‘PhyLeS', coordinato dal Cnr. I risultati ottenuti sono stati incoraggianti, mostrando l'efficacia del sistema, che può essere utilizzato anche in presenza di altri inquinamento da piombo, quanto di elementi come il cadmio.

"Con alcuni accorgimenti derivati dai risultati della sperimentazione - conclude Gambale - riteniamo sia possibile un miglioramento della metodica che potrebbe consentire di ridurre il tempo di decontaminazione a circa 20 anni. Un risultato apprezzabile se si considera che gli approcci chimico-fisici tradizionali sono certamente più veloci, ma costosi e per nulla ecosostenibili".

Scritto da: Emanuele Grimaldi
Fonte: cnr

venerdì 17 dicembre 2010

Giardinaggio: consigli su come ricavare dagli scarti casalinghi un concime naturale per il giardino

Un giardino dà grandi soddisfazioni ma comporta anche fatiche e problemi; uno di questi è rappresentato dallo smaltimento dei materiali che eliminiamo dal giardino, come erbacce, arbusti, foglie ed altro.

 Di fronte a questo problema ci sono tre alternative:

Caricarsi sulle spalle, o preferibilmente su un furgoncino se lo si possiede, sacchi pieni di scorie in genere di un certo peso e ingombro. Soluzione che, oltre alla fatica che verosimilmente comporta, richiede anche la diposnibilità di un luogo dove abbandonare il tutto.

Oppure si può creare un piccolo sito di compostaggio domestico, che in giardino è abbastanza semplice da realizzare e non comporta il pericolo di cattivi odori o animali sgraditi nel caso non sia fatto nel modo giusto. In giardino infatti si può scavare direttamente una fossa nel terreno, oppure si possono utilizzare gli appositi bidoni forati che esistono in commercio: si deposita lì il materiale di scarto, e dopo 9-12 mesi, capovolgendo il bidone, si troverà che il tutto si è trasformato in prezioso terriccio fertile.

Oppure si può adottare una soluzione altrettanto agevole ma più rapida: la biotriturazione, operazione che consiste nello sminuzzare tutto il materiale con appositi macchinari in grado di svolgere il lavoro in poco tempo. Quello che si ottiene è materiale organico, biodegradabile e poco ingombrante che si può usare per arricchire il terreno di sostanze nutritive.

Consigli come questo si possono trovare sui blog dedicati al giardinaggio, ad esempio Castaldifra, ricco di suggerimenti e spunti interessanti sulla cura del giardino, le tecniche e gli attrezzi più idonei per occuparsi del proprio angolo verde.

Fonte: http://www.articlemarketing.biz/concime-naturale-per-il-giardino/

Celiachia: Tre linee di ricerca al via nel Biopark, Sviluppare un enzima contro la celiachia, un nuovo farmaco antitumorale e un metodo diagnostico innovativo per le leucemie.

Sviluppare un enzima contro la celiachia, un nuovo farmaco antitumorale e un metodo diagnostico innovativo per le leucemie, e studiare nuovi antibiotici.
Questi gli obiettivi che la Fondazione Istituto Insubrico Ricerca per Vita di Gerenzano e tre Istituti milanesi (Azienda Ospedaliera Ospedale “Luigi Sacco”, Fondazione IRCCS “Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico” e Azienda Ospedaliera Ospedale “Niguarda Ca’ Granda”) si sono prefissati di raggiungere entro la fine del 2012, grazie al contributo stanziato da Regione Lombardia.

Il team di ricercatori svilupperà studi su nuove glutenasi (stato infiammatorio reattivo al glutine) di origine microbica per la terapia orale della celiachia, su nuovi farmaci antitumorali e sui sistemi diagnostici innovativi per le leucemie e i disordini mieloproliferativi (disordini dei nervi) e infine studi sui nuovi antibiotici. I tre progetti di ricerca collaborativa avranno durata biennale e saranno svolti congiuntamente dai quattro enti nel 2011-2012.

In particolare, il progetto celiachia ha come obiettivo l’individuazione di un enzima microbico, da usarsi come terapia orale di supplemento alla dieta, capace di degradare il glutine prima che lo stesso possa manifestare i suoi effetti tossici nell’intestino. L’importanza del progetto è immediata se si pensa che in Italia, a fronte di circa 85.000 diagnosi effettuate, ci si aspettano più di 400.000 celiaci e che, attualmente, l’unica terapia esistente contro la celiachia è una dieta priva di glutine da effettuarsi per tutta la vita.


Leggi tutto l'articolo: http://www.valleolona.com/notiziario/2010/201012/101216_gerenzano_irccs.html

mercoledì 15 dicembre 2010

Celiachia: Rassegna stampa, le news del 14/12


A Gerenzano si cercano nuove cure per la leucemia e la celiachiaServiranno a cercare soluzioni a grandi malattie del nostro secolo. Sviluppare un enzima contro la celiachia, un nuovo farmaco antitumorale e un metodo ...
Leggi l'articolo su: varesenews.it/scienza_tecnologia


Un finanziamento per la ricerca su celiachia, antitumorali e ...
GERENZANO - Sviluppare un enzima contro la celiachia, un nuovo farmaco antitumorale e un metodo diagnostico innovativo per le leucemie, e studiare nuovi ...
Leggi l'articolo su: http://varesenotizie.it/


A SCUOLA ARRIVA IL MENÙ SENZA GLUTINE DA MERCOLEDÌ SI CAMBIA
... a mensa che sarà particolarmente gradita per i bambini ei ragazzi celiaci. ... delle famiglie e degli alunni dell'Istituto Comprensivo sulla celiachia. ...
Leggi l'articolo su: met.provincia.fi.it


Molfetta, “Salute e Nutrizione dalla mamma al bimbo” di Amelia ...
Il 27 marzo invece si parlerà di: complicanze patologiche nel bambino; Celiachia: il nemico nascosto, Adhd e ruolo degli additivi, gli adolescenti e ...
Leggi l'articolo su: quindici-molfetta.it


A Lugano si chiude il sipario di PiùGusto 2010: soddisfatti ...
... degustazioni guidate ha riscontrato grande successo nella tre giorni luganese ricca di appuntamenti: dall'incontro dedicato ai problemi della celiachia, ...
Leggi l'articolo su: newsfood.com

sabato 11 dicembre 2010

Il glutine nei cosmetici non fa alcun danno a coloro che soffrono di celiachia.

È proprio il caso di dirlo: una mossa pubblicitaria scorretta. Il glutine nei cosmetici non fa alcun danno a coloro che soffrono di celiachia. Quindi è ingannevole reclamizzare l’assenza di glutine in uno stick labbra, facendo leva su un problema che tocca migliaia di persone, solo per vendere un prodotto.

Nessun rischio con i burro cacao!
Se soffri di celiachia, puoi usare un burro cacao qualsiasi perché, anche se il glutine vi è presente, la quantità che si può ingerire è trascurabile e non provoca alcun rischio.

La direttiva europea sui cosmetici ha imposto ai produttori di dichiarare espressamente in etichetta le sostanze che provocano allergie, ma il glutine non rientra nell’elenco. Non fa parte nemmeno nelle sostanze regolamentate, cioè soggette a restrizioni d’uso o obbligo di avvertenze.

Va detto che gli ingredienti contenenti glutine non sono particolarmente comuni nei cosmetici. Quando ci sono, si tratta di sostanze di origine naturale (wheat, triticum, mays, corn) con proprietà idratanti e umettanti, utilizzate principalmente nei balsami per capelli o in qualche crema.

Fonte: altroconsumo.it

sabato 4 dicembre 2010

La Stella di Natale, tutti i suoi magnifici colori, consigli utili per la coltivazione e cura della pianta


Grazie ai loro colori e forme piacevoli, le Stelle di Natale portano uno splendore del tutto speciale. Nel rosso classico, ma anche nel più trendy color salmone, nel rosa smagliante oppure nel giallo limone.
Quando si tratta di offrire una gamma estesa di colori e forme, la Stella di Natale fa da padrona. La sua ricchezza di colori e la peculiare adattabilità hanno fatto della Stella di Natale un simbolo in grado di incontrare i gusti più disparati.


Varietà di colori e ricchezza di forme
Uno sguardo più attento permette anche di notare la bellezza di questa pianta in ogni suo particolare. Il fogliame delle Poinsettie è arrivato ad avere diverse nuance e molteplici sfumature di verde, che creano giochi di luci e contrasti con le foglie colorate superiori. Piante di diverso colore sono coltivate nello stesso vaso e sono cresciute insieme per dar vita ad una pianta unica e variopinta.
Alla varietà di colore segue una ricchezza delle forme. Si parte dalla pianta compatta, tradizionalmente folta, per arrivare alla versione in miniatura, particolarmente indicata per creare decorazioni per la tavola. Le varianti intermedie midi e maxi, la stella gigante nella forma di una piramide e Poinsettia ad alberello.


Decorazioni e fiori recisi
Non esiste limite alle possibilità di creare decorazioni fantasiose e anche le idee più insolite possono essere realizzate in un modo che sia in linea sia con il proprio gusto sia con il portafoglio.
L’ultima moda per le Poinsettie è quella di usarle come fiori recisi. Per allungare la vita della pianta, è necessario “sigillare” il fusto del fiore bagnandolo per pochi secondi in acqua bollente oppure tenendolo un attimo sulla fiamma di una candela.


Origini e cura
I ricchi colori delle Poinsettie provengono originalmente dal Messico: nonostante le origini esotiche, questo è un fiore facile da curare. Ama ambienti luminosi e caldi e riesce ad adattarsi alla poca umidità dell’aria degli spazi interni. Da evitare: l’eccessivo inaffiamento, le forti variazioni di temperatura e, soprattutto, le correnti d’aria. Infatti, seguendo questi pochi consigli sarà facile assicurare loro una lunga vita.
La collocazione ideale per le Stelle di Natale è un luogo luminoso, caldo (intorno ai 20 gradi Centigradi), anche vicino ad un termosifone. Ma la stella deve essere protetta dai raggi del sole diretti e dalle correnti d’aria. Deve essere innaffiata solo quando il terriccio è asciutto preferibilmente con acqua tiepida. La Stella di Natale non ama il sottovaso pieno d’acqua. Quando è in fioritura, non deve essere aggiunto fertilizzante; dopo dovrebbe essere innaffiata ogni mese con una soluzione nutriente disponibile in commercio.


Fonte: stars for europe

La soluzione degli agronomi per salvare le palme italiane dal punteruolo rosso

Quella del 2010 è la peggiore epidemia che mai si sia verificata in Italia, per quanto riguarda gli attacchi alle palme da parte del punteruolo rosso. Preoccupazione (ma anche contromisure efficaci) da parte del Conaf (Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali) che per debellare il problema del punteruolo rosso della palma (un coleottero curculionide, originario dell'Asia, micidiale parassita di molte specie di palme) sottolinea quanto sia necessario fare prevenzione, così da anticipare l’attacco e salvare le piante.

Nei prossimi mesi, intanto, il Conaf – come è stato annunciato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea nazionale degli ordini provinciali – organizzerà un convegno scientifico di carattere nazionale, 'con l‘obiettivo di giungere ad una soluzione definitiva – ha detto il presidente Conaf, Andrea Sisti - che debelli il problema del punteruolo rosso delle palme, a vantaggio del verde urbano di tutta Italia'.

Oltre ad un doppio intervento da eseguire al tronco e alle foglie, è necessario agire nei tempi giusti: 'In passato gli attacchi si verificavano nel periodo giugno-luglio – precisa Giovanni Chiofalo, coordinatore del Dipartimento Verde Urbano del Conafadesso a settembre-ottobre, a causa dell’innalzamento medio delle temperature. Abbiamo monitorato l’evolversi degli attacchi del punteruolo rosso in molte località siciliane ed anche in altre città italiane (Genova Roma, Lago di Garda, etc.), con un campione di 110 piante, riscontrando risultati positivi grazie agli interventi eseguiti a fine luglio-metà agosto, proprio perché siamo riusciti ad anticipare gli attacchi di settembre'. Fra la fine di agosto e gli inizi di settembre – assicura il Conaf – arrivano le larve; quello è il momento di intervenire: 'Con l’endoterapia – aggiunge Chiofalo -, un sistema di difesa del verde urbano che permette la eliminazione di insetti nocivi senza disperdere prodotti chimici nell'ambiente, attraverso un apposito strumento abbiamo iniettato nel fusto della palma, a 80 centimetri da terra, un insetticida che non è dannoso per la pianta ma che uccide la larva del punteruolo. Il trattamento (costo 120 euro per intervento) si effettua con un trapano che penetra nel tronco, quindi attraverso dei piccoli tubi si inietta l’insetticida'.

Contemporaneamente è da utilizzare il metodo a pioggia: 'Spruzzando una soluzione antiparassitaria - prosegue il dottore agronomo Giovanni Chiofalo – si agisce anche sulle foglie della palma, per avere così un intervento completo ed efficace anche sulla chioma, per combattere il punteruolo rosso adulto ed evitare la deposizione delle uova. I trattamenti vanno eseguiti dalla metà di giugno ogni settimana, e non una volta ogni tre settimane come avveniva in passato. Il costo di ogni trattamento del genere è di 200 euro a pianta'. Il Conaf sottolinea come il punteruolo rosso attacchi ormai anche altre piante, come ad esempio il Chamaerops (conosciuta anche come palma umana).

Fonte: Conaf
Alcuni testi per meglio conoscere le palme:

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