mercoledì 30 giugno 2010

Il peperoncino ci aiuta a dimagrire: il segreto sta nel "diidro capsiato" una sostanza che stimola il metabolismo

Per chi deve eliminare qualche chilo di troppo e nello stesso tempo ama mangiare piccante ci sono buone notizie. Si tratta di una sostanza contenuta nei peperoncini che aiuta a dimagrire perchè stimola il metabolismo. Lo dimostra uno studio dell'Università della California a Los Angeles, che ha testato le proprietà della sostanza "diidro capsiato" (Dtc) presente in molti peperoni e peperoncini dolci.
Da tempo si pensava che il peperoncino possedesse virtù dimagranti perché fa "riscaldare" il corpo aiutando a bruciare calorie. Per verificare questa ipotesi i ricercatori hanno studiato le proprietà della diidro capsiato: le ricerche sono state condotte su 34 persone con problemi di sovrappeso che hanno consumato un pasto liquido ipocalorico per 28 giorni. Metà dei partecipanti allo studio hanno assunto una pillola contenete Dtc, gli altri una pillola placebo.
Alla fine del test è emerso che chi aveva ingerito la pillola con Dtc aveva avuto ogni giorno un dispendio maggiore di energia e quindi di calorie (fino al doppio) rispetto a chi aveva assunto il placebo.

Ma attenzione, avvertono i ricercatori: dimagrire non vuol dire cominciare a mangiare "smisurate" quantità di peperoncino ...

sabato 26 giugno 2010

Celiachia: presentata oggi una proposta di legge che prevede interventi a favore delle persone affette da celiachia.

E’ stata presentata oggi una proposta di legge, prima firmataria Francesca Barracciu del Partito Democratico, che prevede interventi a favore delle persone affette da celiachia. "Si tratta di una legge molto attesa - sottolinea la Barracciu - considerato che la celiachia implica costi gravosi di ordine sia sociale che economico. Noi interveniamo su entrambi gli aspetti, cercando di migliorare la qualita’ della vita di queste persone. L’intolleranza alla proteina del glutine e’ una malattia molto diffusa in Sardegna e l’unica cura consiste nell’eliminazione per tutta la vita di cibi come il pane, la pasta, la pizza e la sostituzione con prodotti senza glutine.

Sappiamo che in molti casi l’acquisto di questi prodotti e’ economicamente insostenibile, nonostante i contributo del sistema sanitario, per questo abbiamo previsto un sostegno per i redditi piu’ bassi. Un altro problema legato alla celiachia e’ che spesso non viene diagnosticata e cio’ comporta il rischio di complicanze tardive anche gravi. Per cio’ la legge incrementa la specializzazione presso i medici di base e ne diffonde la conoscenza presso gli operatori della ristorazione, i quali sono anche incentivati a somministrare pasti senza glutine.

Inoltre, la legge amplia la tipologia di esercizi commerciali presso i quali sara’ possibile acquistare prodotti con onere a carico del servizio sanitario, fino ad oggi acquistabili esclusivamente presso le farmacie.

Tra le novita’ della legge anche una speciale previsione per le donne in gravidanza e allattamento. Una distinzione che troppo spesso viene trascurata ma che ha implicazioni importanti".

Fonte: http://www.medici-oggi.it/

mercoledì 23 giugno 2010

Prodotti da forno senza allergeni: in Usa è partita la corsa dei panificatori.

Realizzare prodotti da forno senza allergeni alimentari è l’ultima sfida che i panificatori stanno affrontando. Una delle problematiche principali riguarda il mantenimento del sapore ma, nonostante le difficoltà incontrate per ottenere risultati positivi, le statistiche indicano che questa tendenza è in continua crescita. A darne conto è stato lo scorso mese Modern Baking, rivista statunitense del settore della panificazione.

La motivazione principale di questa tendenza, riscontrata dalla Food Allergy and Anaphylaxis Network (Faan) della Fairfax (una contea dello stato della Virginia, negli Stati Uniti) è che più di 12 milioni di americani (uno ogni 25 abitanti) soffre di allergie alimentari e/o intolleranze. I CDC (Centers for Disease Control and Prevention), ossia i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d'America) hanno inoltre riferito che quattro bambini su cento soffrono di almeno un’allergia alimentare e che questo numero è aumentato del 18 per cento nel decennio che va dal 1997 al 2007.

Le allergie non sono comunque le uniche condizioni difficoltose legate all’alimentazione degli americani. La clinica di Cleveland, una città degli Stati Uniti d'America nello stato dell'Ohio, ha comunicato che l’intolleranza al lattosio, ossia l’incapacità di digerire uno degli zuccheri che si trovano nel latte, colpisce una persona su dieci. Inoltre, secondo il Celiac Disease Center della Columbia University di New York, una persona su 133 soffre di celiachia (un'intolleranza permanente alla gliadina. La componente alcool-solubile del glutine, nonché un insieme di proteine contenute in diversi cereali come il frumento, l'orzo, la segale, l' avena, il farro e il kamut).

Anche i prodotti senza latte sono in aumento. Vierhile, ricercatore dell’istituto di ricerca Datamonitor, ha notato che nei primi tre mesi di quest’anno, negli USA, la percentuale degli alimenti di questo tipo (cookies, pane e panini, e dolci e pasticcini) ha raggiunto il 4,5 percento in più rispetto al 3,1 di tutti i prodotti del 2009. I prodotti realizzati senza l’uso di arachidi e noci sono aumentati dallo 0,3 per cento del 2005 allo 0,9 per cento del 2009 e all’1,1 per cento per il primo trimestre del 2010. Tra i principali prodotti troviamo anche stavolta biscotti, pane e panini.

Leggi l'articolo completo in: http://www.fornaioamico.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1188:prodotti-da-forno-senza-allergeni-in-usa-la-corsa-e-partita&catid=1:attualita&Itemid=6

lunedì 21 giugno 2010

Pelargonio: malattie e parassiti, pur essendo una pianta molto robusta, viene colpito da alcune patologie. Vediamo quali sono le più comuni e come combatterle.

Alcuni batteri, e specialmente Xanthomonas pelargonii, Agrobacterium tumefaciens e Corynebacterium fascians, possono insediarsi sulle piante di geranio.

Il primo si manifesta con piccole macchie rotondeggianti sulle foglie, dapprima chiare e poi scure, il margine secca e in seguito dissecca tutto il lembo fogliare.

Il secondo batterio provoca la formazione di tumori alla base delle talee e il terzo la proliferazione di piccoli germogli biancastri a livello del terreno sul colletto delle piante.

Il taleaggio è l'operazione ideale attraverso la quale i batteri possono introdursi. Un'accurata disinfezione delle talee, prima della piantagione, è quindi indispensabile, utilizzando sali di rame o prodotti equivalenti.

Marciumi delle piantine

Può accadere che talee da poco radicate e giovani piante presentino la zona del colletto imbrunita e marcescente. Responsabili sono per solito alcuni funghi ubiquitari (Pythium sp., Fusarium sp.) che si trovano sempre come saprofiti sulla sostanza organica in decomposizione, letame, foglie ecc.

Oltre la disinfezione del terriccio usato per la radicazione delle talee (deve essere molto sciolto e povero di sostanza organica) si consiglia di annaffiare lo stretto necessario nel primo periodo e di spargere sul terreno una polvere anticrittogamica, giacché il male tende ad estendersi "a macchia d'olio".
Virosi

Se sulle foglie compaiono zone gialle lungo le nervature, oppure anelli chiari e tacche necrotiche con alone verde chiaro, è probabile che ci si trovi di fronte a qualche malattia da virus. Uguale causa hanno gli arricciamenti e la deformazione dei bordo fogliare, il nanismo delle piante e il disseccamento degli apici vegetativi.

Contro tutte le malattie da virus non si può agire che con pratiche preventive che valgano a preservare le nuove piante da possibili contaminazioni.

Così si raccomanda di distruggere tutte le piante sospettate d'essere infette e di fare bene attenzione nel prelevare le talee destinate alla moltiplicazione, distruggendo senza esitazione tutto il materiale scartato.

Macchie gialle e foglie accartocciate da virosi
Ruggine

Molto facile da riconoscere, la ruggine si presenta con macchie tondeggianti isolate o confluenti sulle foglie; il lembo secca in parte o totalmente, mentre sulla pagina inferiore si formano pustole rugginose nerastre polverulente (Puccinia pelargonii zonalis).

Contro questa malattia si propone l'intervento con ditiocarbammati in polvere o in sospensione acquosa (zineb, maneb, ziram, ecc.). Anche altri composti organici o d'origine mista (cuprorganici) hanno una buona efficacia.




Maculature fogliari diverse

I medesimi prodotti sono pure utili per prevenire e combattere altri miceti responsabili di maculature varie delle foglie Alternaria tenuis, che provoca piccole macchie tanslucide e poi di secco, con bordo bruno. Gioeosporium pelargonii con macchie puntiformi ed estese zone gialle zonate. Macrosporium pelargonii con macchie di secco e zona giallo-verdastra che spesso si estende sino al picciolo fogliare.

Macchie scure da carenza d'acqua.

Foglie arrossate dovute a basse temperature.
Malattie non parassitarie

Molto spesso le piante di geranio (specialmente di Pelargonium peltatum o edera presentano piccole pustole acquose in rilievo sulla pagina inferiore che i fitopatologi chiamano edema. Questo si verifica quando l'umidità dell'ambiente è molto elevata, quando cioè esiste uno squilibrio idrico nella pianta e quindi i sali si accumulano in corrispondenza delle citate escrescenza. Anche i parassiti animali del geranio sono numerosi, ed alcuni di essi sempre assai preoccupanti.






Nottue

Diverse larve di Lepidotteri si cibano volentieri delle foglie dei geranio e possono entrare, talvolta, anche nei fusti. Si tratta delle specie Mamestra ed Agrotis, che in giardino attaccano un po' tutte le piante e che hanno vita notturna. Una distribuzione sul terriccio dei vasi, o ai piedi delle piante nelle aiuole, di qualche insetticida in polvere specifico può essere molto utile.
Afidi e mosche bianche

Questi Emitteri vivono anch'essi a spese delle foglie sulle quali sviluppano le loro colonie. E poiché visitano anche tante altre piante da giardino e da orto, è difficile sloggiarli, nonostante le migliori attenzioni. L'impiego di esteri fosforici (si raccomandano quelli meno tossici a base di fentoato e dimetoato) è assai efficace.
Acari

Ve ne sono di due tipi. Il primo vive sugli apici vegetativi (Tarsonemus pallidus) e deforma le foglie, aggredite man mano ch'esse nascono. Il secondo, comunemente chiamato "ragno rosso". (Tetranichus telarius) vive sulla pagina inferiore delle foglie che diventano giallo-grigiastre e polverose. In seguito si ha una rapida defogliazione, molto evidente specialmente sul geranio edera nel periodo estivo.

Come rimedio si consiglia l'impiego degli acaricidi specifici, aventi azione tanto sulle forme larvali ed adulte quanto sulle uova. Tenere però presente che il "ragno rosso" teme l'umidità, e che frequenti spruzzatore del fogliame durante il periodo caldo possono servire a limitare notevolmente lo sviluppo dei parassita.


Fonte:

Giardino Fiorito - Gambini Franca

I nemici dell'orto, più o meno temibili, animali appartenenti a gruppi molto diversi e dannosi per motivi molto differenti. Come riconoscerli e affrontarli.

Si tratta di specie comprese fra Artropodi (Insetti e Acari), Nematodi, Molluschi e Mammiferi Roditori: qualora si presentassero numerosi e preoccupanti, essi vanno affrontati con mezzi idonei, scelti appositamente.

Insetti terricoli
Negli orti familiari, dove i danni causati da insetti sono in genere di scarso rilievo a motivo della grande varietà di vegetali presenti e della diffusa consuetudine di alternarne rapidamente la coltivazione, possono invece costituire serio pericolo alcune forme polifaghe, appartenenti a famiglie diverse, ma unificate dal comportamento, poiché trascorrono tutta o parte della loro vita nel terreno cibandosi di bulbi, tuberi, radici o altre parti di numerose piante; questi insetti, spesso, ma non tutti né sempre, sono favoriti da suoli sciolti, profondi, permeabili, ricchi di humus, abbondantemente conciliati, ben lavorati ed irrigati.

Delle specie più comuni si fa cenno qui di seguito.

Grillotalpa. Il grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa) è un grosso ortottero (l'adulto può raggiungere i 6 cm di lunghezza) che compie il ciclo biologico in 2 anni, vivendo nel suolo che abbandona raramente. Infatti i danni sono causati sia dalle forme giovanili che dagli adulti, che scavano nel terreno numerose gallerie, nutrendosi, tra l'altro di germogli e parti sotterranee di piante diverse, rodendo radici, bulbi, tuberi e colletto.

Gryllotalpa grillotalpa, detto comunemente Grillotalpa






Maggiolino. Questo coleottero (Melolontha melolontha) ha un ciclo biologico che si completa nell'arco di 3-4 anni: le larve (molli, biancastre, con cranio color ruggine, tipicamente ricurve), rimangono nel terreno nutrendosi di tessuti vegetali, particolarmente di giovani radici. Gli adulti conducono vita aerea e sono voraci defogliatori di arbusti e latifoglie varie; possono danneggiare anche gli ortaggi divorando foglie ed apici vegetativi. Di norma ogni tre anni si può assistere all'interessante fenomeno dello sfarfallamento contemporaneo di moltissimi adulti che possono invadere, e quindi defogliare, intere piante.

Melolontha melolontha, comunemente detto Maggiolino
Elateridi. Le larve di questi coleotteri (Agriotes litigiosus, A. lineatus, A. spunctator, A. sordidus, A. obscurus) sono facilmente distinguibili in quanto hanno forma allungata, subcilindrica, e tegumento assai consistente, di color giallo ruggine ciò che le fa volgarmente denominare "ferretti". I danni alle colture ortensi sono da attribuire alla voracità delle larve che attaccano l'apparato radicale di varie specie vegetali, penetrano nei tessuti, stroncano le piantine e scavano i tuberi.

Un esemplare di Elateride
Agrotidi. Alcuni Lepidotteri Nottuidi (Agrotis segetum, A. ypsilon, Noctua pronuba, Autographa gamma, Spodoptera exigua) sono ospiti assai comuni dei nostri orti. Le larve, di colore grigiastro e glabre, se stuzzicate si arrotolano rapidamente su sé stesse in modo caratteristico. Hanno abitudini notturne, infatti durante il giorno stanno inattive nel terreno, mentre di notte raggiungono le parti ipogee degli ortaggi (radici, tuberi, colletto) rodendole, ma talvolta attaccano anche la parte aerea di giovani piantine. Essendo le Nottue estremamente polifaghe, i danni che causano possono essere estesi a tutte le colture ortensi.

Un esemplare della famiglia degli Agrotidi





Lotta. Se in un orto si debbono lamentare perdite attribuite all'attività di insetti terricoli, dopo averne accertata la presenza, per la difesa si può avvalersi di diversi principi attivi, in varie formulazioni. Specifico contro la grillotalpa è l'uso di esche avvelenate; per gli altri si agisce interrando, ad esempio, prodotti a base di methiocarb, chiorpyrifos, phoxim.

Acari
Entro il tipo degli Artropodi, gli Acari costituiscono un ordine della classe Aracnidi, e si distinguono dagli insetti per avere il corpo costituito di 2 parti e 4 paia di arti ambulatori. Si tratta di animali dalle dimensioni modeste o modestissime (quelli che interessano l'agricoltura di solito non superano il millimetro di lunghezza), forniti di un apparato boccale atto a pungere e a succhiare. I danni prodotti dagli acari alle piante sono appunto dovuti alle punture che essi infliggono numerosissime agli organi vegetali: taluni perforano le cellule delle foglie svuotandole del loro contenuto e conferendo un caratteristico colore bronzeo, altri attaccano anche fiori e frutti su cui possono determinare l'insorgenza di caratteristiche malformazioni.

Un esempio di acaro


Nell'ambito delle colture orticole, gli acari più frequenti e dannosi sono i Tetranichidi Tetranychus urticae e T. cinnabarinus, ospiti di numerosi ortaggi in pieno campo e in serra, su cui si sviluppano con più generazioni all'anno: colpiscono il fogliame che assume la citata colorazione bronzea e ricoprono le lamine con una fitta tela sericea. Altra specie da segnalare è Aculops lycopersici, particolarmente legata al pomodoro nelle zone dell'Italia centromeridionale: l'acaro provoca bronzatura e fragilità delle foglie, talora fessurazione del fusto, aborto fioraie e mancata maturazione dei frutti.

La difesa contro gli acari si avvale dell'impiego di prodotti specifici.
Nematodi

I nematodi sono animali di aspetto vermiforme, alcuni dei quali, di dimensioni submicroscopiche, hanno particolare interesse in agricoltura in quanto danneggiano le piante coltivate, vivendo e diffondendosi nel terreno. Negli orti può ricorrere e affermarsi la presenza di specie ubiquitarie e polifaghe come l'anguilluia delle piante erbacee (Ditylenchus dípsaci), l'anguilluia della barbabietola (Heterodera schachtii) e l'anguilluia delle radici (Heterodera radicicola).

Esempio di nematode


I danni che le differenti specie penetrando nelle piante attraverso le radici, provocano, possono riassumersi in diminuita funzionalità dell'apparato radicale, presenza su questo di galle, distribuzione di tessuti, talvolta danneggiamenti alle foglie, indebolimento e generale della pianta che può soggiacere a successive infezioni fungine. La lotta può attuarsi con adeguate rotazioni e con l'impiego di apposite sostanze nematocide come ad esempio prodotti a base di dicioropropano-dicioropropilene. Nelle colture sotto plastica o vetro e nei semenzai viene attuata la sterilizzazione del terreno mediante vapore.

Molluschi

Alcuni Molluschi Clasteropodi terrestri possono essere dannosi negli orti, soprattutto in primavera e in autunno, in quanto si cibano di giovani piante, germogli, foglie. Si tratta di appartenenti alla famiglia Limacidae che comprende le ben note limacce (Limax flavus, L. maximus, Agriolimax agrestis) e alla famiglia Arionidae (Arion empiricorum, A. lusitanicus): tali specie si distinguono dalle altrettanto note chiocciole eduli in quanto, fra l'altro, sono prive di conchiglia.

Esempio di mollusco


Questi gasteropodi sono attivi soprattutto durante e dopo le giornate piovose, specialmente nelle ore notturne o mattutine. Nelle rimanenti ore della giornata essi rimangono rintanati sotto pietre o in luoghi freschi umidi ed ombreggiati per cui gli agricoltori si accorgono della foro presenza solo per i danni che producono o per le strisce di muco sericeo che rimane dopo il loro passaggio.

Ricci, topi, talpe, uccelli, ecc. sono predatori di limacce ma la lotta può essere coronata da successo solo se condotta con prodotti specifici che agiscono per contatto come calce viva, calciocianamide, metaldeide, solfato ferroso. Tra le sostanze ricordate la metaldeide è la più diffusa: con essa possono prepararsi anche delle esche avvelenate.

Roditori

Fra questi piccoli mammiferi comuni nelle nostre regioni, diverse specie appartenenti alle famiglie Alirotidae (Arvicola terrestris, Clethrionomys glareolus, Microtus arvalis, Microtus agrestis, Pitymis savii) e Muridae (Apodemus sylvaticus, Himus musculus) sono temibili nemici di varie colture e talvolta possono apparire e far razzia anche negli orti.

Esempio di roditore appartenente alla famiglia

dei Mirotidae
Voraci e astuti, i topi in campo agrario sono noti per le loro molteplici attività. Si ricordano il taglio delle grosse radici e lo scortecciamento ad anello nella zona del colletto, nei fruttiferi; la distruzione di parti ipogee carnose (radici, tuberi, bulbi) di varie piante orticole; la devastazione di seminativi e di derrate immagazzinate.

Lotta. E' basata sull'impiego di esche avvelenate costituite da bulbi, tuberi, semi, granaglie, ecc., seguendo però metodologie diverse secondo le specie che si devono combattere. In particolare contro i Muridi la strategia messa in atto deve essere particolarmente accurata, data l'astuzia di questi animali. Esistono in commercio rodentici diversi per composizione ed effetto.

Nell'uso bisogna sempre ricordare la loro possibile tossicità anche per l'uomo e gli animali domestici. Si ricordano il fosfuro di zinco, l'arsenico, la crimidina e tutto il gruppo degli anticoagulanti (warfarin, prolin, clorophacinone).


Fonte: Giardino Fiorito - Gambini Franca


sabato 12 giugno 2010

la dieta ad hoc per la tintarella? Frutta e verdura, la carota regina nella top ten degli abbronzanti naturali

Chi è ancora costretto a rimanere in città può difendersi dal caldo e prepararsi la tintarella estiva con una dieta adeguata a base di cibi ricchi di vitamina A di cui la regina è la carota, seguita da spinaci e radicchio e dalle albicocche. E' Coldiretti a stilare la top ten degli 'abbronzanti naturali' in occasione di 'BIO sotto casa' manifestazione promossa nel weekend a Roma, all'Auditorium della Musica, sui temi dell'agricoltura biologica, con la presenza di oltre cento produttori nell'ambito della campagna promossa da Aiab, Amab e Coldiretti con il contributo dell'Unione Europea e del ministero delle politiche alimentari e forestali.

Con il grande caldo, consumare carote, insalate, cicoria, lattughe, meloni, peperoni, pomodori, albicocche, fragole o ciliegie serve a difendersi dai colpi di calore, ma anche - sottolinea la Coldiretti - a preparare l'abbronzatura estiva. Il primo posto è conquistato indiscutibilmente dalle carote che contengono ben 1200 microgrammi di vitamina A o quantità equivalenti di caroteni per 100 grammi di parte edibile.





Al posto d'onore - continua la Coldiretti - salgono gli spinaci che ne hanno circa la metà, a pari merito con il radicchio mentre al terzo si posizionano le albicocche seguite da cicoria, lattuga, melone giallo e sedano, peperoni, pomodori, pesche gialle, cocomeri, fragole e ciliege che presentano comunque contenuti elevati di vitamina A o caroteni. Antiossidanti 'naturali' sono - sottolinea Coldiretti - le vitamine A, C ed E contenute in abbondanza in frutta e verdura fresca. Peraltro in vista dell'estate - conclude l'organizzazione agricola - il ministero della Salute ha pienamente promosso l'ortofrutta italiana con addirittura il record del 98,8% dei controlli regolari, con una presenza di residui chimici al di sotto dei limiti di legge, secondo le anticipazioni dei risultati dell'ultimo rapporto ufficiale annuale del ministero della Salute sul "Controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale".

Fonte: ANSA

venerdì 11 giugno 2010

Agapanto, nel giardino dell'estate: I suoi colori tipici, blu, azzurro e bianco, comunicano un tocco di freschezza e rendono il giardino più bello da vivere proprio nei periodi più caldi dell’anno.

L’Agapanto è una pianta voluminosa ma, allo stesso tempo, leggera. Tra il folto ciuffo di foglie nasce infatti lo stelo slanciato che termina con una vivace e attraente infiorescenza. I suoi colori tipici, blu, azzurro e bianco, comunicano un tocco di freschezza e rendono il giardino più bello da vivere proprio nei periodi più caldi dell’anno.

I fiori iniziano infatti a sbocciare intorno alla metà dell’estate, quando la maggior parte delle piante comincia a sfiorire, e durano fino alle soglie dell’autunno.

L’Agapanto ha una buona capacità di adattamento e quindi cresce bene anche in vaso, diventando interessante anche come pianta ornamentale per il balcone e il terrazzo; è facile da coltivare e dà grande soddisfazione anche a chi è alle prime esperienze con il giardinaggio estivo.

Gli inglesi lo chiamano “African Lily” per ricordare la sua terra d’origine: l’Africa meridionale. Il suo nome in greco significa “fiore dell’amore”.





Come coltivarlo e… altre curiosità
Le radici tuberizzate di Agapanto si piantano in primavera. Bisogna scavare nel terreno delle piccole fossette, deporre sul suolo il bulbo di Agapanto e ricoprirlo con circa 5 cm di terriccio. Tra una pianta e l’altra è importante lasciare circa mezzo metro di distanza, perché le foglie formano una massa voluminosa e hanno bisogno di spazio per crescere. Non occorrono sostegni perché lo stelo fiorale è molto robusto. Non bisogna dimenticarsi di scegliere un angolo soleggiato del giardino.

Se si desidera piantare l’Agapanto in vaso bisogna sistemare la radice al centro di un vaso di circa 40 cm di diametro, meglio se profondo o a forma di orcio. Anche in questo caso bisogna ricordarsi di sistemare il vaso al sole.

Profondità di piantagione: 5 cm, giusto quel tanto che basta a coprire la radice tuberizzata.
Distanza: per permettere lo sviluppo delle foglie, a seconda delle varietà, bisogna piantare i bulbi di Agapanto a una distanza di 20 - 50 cm.
Periodo di fioritura: da metà estate all’inizio dell’autunno
Altezza dello stelo: l’altezza dello stelo può variare tra 60 e 120 cm. Cosa fare dopo la fioritura: quando le infiorescenze appassiscono, bisogna recidere gli steli alla base, cioè a pochi centimetri da dove spuntano dal terreno. Dopo occorre lasciare appassire le foglie e, quando sono ingiallite, bisogna reciderle e coprire il terreno con una miscela di paglia e cenere per proteggere le radici contro i rigori invernali.

Per i principianti
Temete di non saper piantare l’Agapanto? Nessun problema: è facilissimo, basta seguire le istruzioni riportate sulle confezioni. Per i più pigri, comunque, a partire da giugno nei vivai è possibile acquistare le piantine già germogliate, con il ciuffo di foglie pronto a esplodere e l’infiorescenza a poche settimane dalla fioritura. Una volta a casa, togliete il vaso di plastica in cui è coltivato e trasferite l’Agapanto in un vaso più ampio, aggiungendo terriccio sul fondo e lungo i bordi. Coltivate rigorosamente all’aperto: sul balcone o in terrazzo.

Le varietà
Le varietà di Agapanto sono numerose ed è facile riconoscerle per il colore, l’altezza dello stelo e per la forma dell’infiorescenza.
Colore bianco: Alice Gloucester, Snowy Owl, ‘Polar Ice.
Blu chiaro: Blue Moon, Blue Triumphator, e ‘Golden Rule’.
Blu: Donau e Pinocchio.
Blu scuro e intenso: Ben Hope, Blue Giant, Castle of Mey, Intermedius, Midnight Blue e Isis.

La varietà Albovittatus ha foglie e fiori con strisce più chiare.
Gli steli di Ben Hope e Blue Giant superano un metro di altezza, mentre, nelle altre varietà la lunghezza media è compresa tra i 60 e i 90 centimetri.




L’infiorescenza
Per quanto riguarda la forma delle infiorescenze, gli Agapanti vengo suddivisi in tre gruppi principali: a “ombrella arrotondata” con fiori campanulati o a tromba, a “ombrella intermedia”, simile a una semicupola con fiori solitamente a tromba, e a “ombrella pendula”, con fiori tubulari rivolti in basso che non si aprono mai completamente.

Fonte: http://culturadelverde.imagelinenetwork.com/

lunedì 7 giugno 2010

SOS salviamo i coralli, sperimentata una nuova tecnica, una sorta di giardinaggio marino, basta trapiantare rametti di corallo rotti sulle barriere coralline e presto si riprodurranno.

Le barriere coralline del mondo sono a richio estinzione, cominceranno a disintegrarsi entro la fine del secolo, come conseguenza dell'aumento di anidride carbonica che rende gli oceani più acidi. L'allarme è stato lanciato dagli scienziati che hanno identificato il 'punto di non ritorno' dell'ecosistema dei coralli, ovvero il momento in cui la capacità delle barriere di rigenerarsi verrà sorpassata dalla velocità con cui si disgregano.

Tra i numerosi rimedi che sono stati ipotizzati o messi in campo per la salvaguardia delle barriere è stata prospettata una soluzione semplice ed economica per tenerle in vita rigogliose. Si tratta di una sorta di giardinaggio marino: basta trapiantare rametti di corallo rotti sulle barriere coralline e questi nel giro di qualche anno formeranno nuovi grandi coralli adulti, del tutto reintegrati nella barriera.

Questa tecnica è stata testata con successo al largo delle Isole Vergini britanniche le cui barriere coralline sono messe a dura prova dalle tempeste. Non serve essere un giardiniere esperto per sapere che piantando un rametto rotto ne può nascere una nuova pianta grande e rigogliosa: il rametto (o talea) interrato emette radici e genera un nuovo individuo.
Gli esperti hanno provato a fare lo stesso con pezzi di corallo: hanno 'piantato' rametti di corallo danneggiati, scoprendo nel giro di pochi mesi molte di queste microcolonie 'attecchiscono' a perfezione e in alcuni anni riescono a formare nuovi grandi banchi corallini.

Le barriere coralline attualmente sono condannate a scomparire quasi totalmente, considerando che la loro salute è legata alla crescita delle temperature e all'acidificazione degli oceani, oltre che allo sviluppo delle coste, all'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche e all'inquinamento.
Dal 1950 è già scomparso il 20% delle barriere coralline, un altro 20% è a rischio di collasso, mentre il 58% è minacciato dalle attività umane (di cui l'80% nel Sudest asiatico).

Fonte: ANSA

giovedì 3 giugno 2010

Celiachia: alta percentuale di soggetti celiaci nel popolo Saharawi, una popolazione molto omogenea sfollata in Algeria

Nel popolo Saharawi è stato riscontrato un alto tasso di celiachia, sicuramente imputabile ad una predisposizione genetica: è una popolazione molto omogenea ha cioè un pedigree genetico piuttosto esclusivo. Il loro sfollamento in Algeria, la condizione di profughi e la loro sussistenza affidata agli aiuti umanitari ha determinato un improvviso carico di glutine in gente che non era avvezza al consumo di cereali: questo evento ha indotto una mutazione genetica che si è "accesa" in una larga fetta della popolazione.


L’arrivo di aiuti umanitari ha introdotto, nell’alimentazione di questo popolo, i cibi a base di farina di frumento e con essa il glutine, alimento fino ad allora sconosciuto, scatenando l’insorgere della celiachia in una percentuale che, fino ad ora, è la più alta riscontrata in una popolazione cioè del 5,6 % contro l’1% nella popolazione generale. I volontari che già da allora si occupavano di questi bambini li vedevano morire di diarrea e malnutrizione e cominciarono a sospettare l’intolleranza al glutine, ipotesi che si rivelò ben presto esatta.

Nei campi profughi i bambini sono 50.000 di cui 500 diagnosticati celiaci, con un'incidenza del 5/6%.

Fonte: http://www.sardegna-saharawi.it/
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